Gravidanza e travaglio: come capire quando recarsi in ospedale

Andrea Salvadori | Blogger

Ultimo aggiornamento – 14 Dicembre, 2022

Uno dei momenti cruciali e ricchi di emozioni della gravidanza arriva quando, alle prime avvisaglie e contrazioni, si deve decidere di recarsi in ospedale perché il momento tanto atteso sta per arrivare.

Oggi approfondiamo questo argomento.

Travaglio e parto: cosa sapere?

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Il travaglio e il parto sono condizioni fisiologiche e ogni donna possiede le risorse per gestire da sola questo momento affascinante che è la nascita di una nuova vita. 

Conoscere meglio i tempi e i meccanismi del travaglio può, tuttavia, aiutare a vivere con più consapevolezza e tranquillità le fasi decisive del parto.

La prassi distingue il travaglio in due momenti:

  1. il periodo prodromico;
  2. la fase dilatante.

Il periodo prodromico

Rappresenta una sorta di confine tra la gravidanza conosciuta fino a quel momento e il vero e proprio travaglio attivo. 

In questa fase, avvengono importanti modificazioni sul collo dell’utero che si predispone per il parto: si centralizza, direzionandosi verso la vagina, formando il canale del parto, si assottiglia e comincia a dilatarsi.

Tutte queste mutazioni sono causate da contrazioni lievi, che si localizzano nelle zone del basso ventre e nella parte bassa della schiena e che si avvertono più per il fastidio che per il dolore, le cosiddette contrazioni di Braxton-Hicks. Sono molto irregolari, non hanno la stessa intensità e producono, tra l’altro, la perdita del cosiddetto tappo mucoso, una barriera di muco che serve a proteggere l’utero dai batteri esterni, che potranno anche comportare perdite che possono anche contenere piccole quantità di sangue.

Non è ancora questo il momento di andare all’ospedale perché questa fase può durare anche 10 ore in una donna che non ha mai partorito. Potete restare a casa e provare a rilassarvi, anche facendo una doccia calda, e aspettare l’arrivo della seconda fase.

Fase dilatante

Inizia quando le contrazioni diventano più intense e regolari, fino a una ogni 5 minuti. C’è ancora tempo prima di correre in ospedale, specialmente se non avete ancora “rotto le acque”.

Quando le contrazioni saranno regolari ogni 3-4 minuti ecco il momento per preparare gli esami, gli effetti personali e recarsi in ospedale dove sarete visitate da un ginecologo o un’ostetrica prima di essere accompagnate in sala travaglio e aspettare la nascita del vostro bambino.

Quando non si deve aspettare

Esistono anche dei casi in cui invece è meglio recarsi in ospedale senza aspettare. Li elenchiamo di seguito:

  1. quando si sono rotte le acque ma il liquido amniotico non è limpido e si presenta scuro;
  2. abbondanti perdite di sangue rosso vivo;
  3. se non è il primo parto, appena le contrazioni diventano regolari.

Non sono situazioni di emergenza o gravi, ma potrebbero necessitare di approfondimenti e quindi giocare con anticipo e lucidità non può che aiutare il sereno iter di un momento così importante.

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Scritto da Andrea Salvadori | Blogger

Amo la musica, i viaggi e scrivere. La prima potrebbe farmi compagnia 24 ore al giorno, i viaggi sono il mio modo per rigenerarmi e imparare, la scrittura il mezzo per esprimermi in modo ordinato e fermare il tempo.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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