Il travaglio preannuncia la nascita del bambino: esso entra nella sua fase attiva quando la dilatazione è di 4/5cm anche se le ultime linee guida parlano di 6 cm. Quando c’è questa dilatazione il parto si sta avvicinando: il corpo della neo-mamma si sta preparando all’ultima fase del travaglio, quella dell’espulsione, in cui la dilatazione arriva a 10 cm.
Ognuno vive questa fase con emozioni personali e a volte contrastanti, tuttavia non c’è da avere paura: l’ostetrica seguirà tutto il processo fino alla nascita del bambino e oltre.
Tuttavia informarsi su ciò che sta per accadere al proprio corpo può consentire di vivere il momento del travaglio e della dilatazione con maggiore serenità, e capire quando la dilatazione è sufficiente per permettere il parto. Scopriamo dunque di più sul rapporto tra dilatazione e parto.
Fasi del travaglio e del parto
Nel parto naturale la dilatazione è del tutto normale ed anche il travaglio è un processo fisiologico e necessario al parto stesso. Ma cosa aspettarsi durante le tre fasi del travaglio e cosa fare per favorire il comfort? Ecco alcune line guida per orientarsi.
Il travaglio è senza dubbio un'esperienza unica: a volte finisce nel giro di poche ore, mentre in altri casi, esso mette a dura prova la resistenza fisica ed emotiva della madre.
Ovviamente è impossibile prevedere come reagirà il proprio corpo al parto e se ci sarà la dilatazione dell’utero finché non arriverà il momento del parto.
Ad ogni modo, in genere, non vi sono complicazioni, ed è possibile prepararsi comprendendo la sequenza tipica degli eventi.
Fase 1: fase latente e travaglio attivo
La prima fase del travaglio e del parto si verifica quando si iniziano a sentire delle contrazioni persistenti. Queste contrazioni diventano più forti, più regolari e più frequenti nel tempo. Provocano l'apertura (dilatazione) e l'ammorbidimento della cervice uterina, nonché l'accorciamento e l'assottigliamento per consentire al bambino di muoversi nel canale vaginale del parto.
La prima fase è la più lunga delle tre fasi. In realtà essa è suddivisa in altre due fasi:
- fase latente;
- travaglio attivo.
Fase latente
Durante la fase latente, la cervice si dilata e si accorcia. Probabilmente si avvertiranno delle contrazioni lievi e irregolari. Le contrazioni irregolari che si percepiscono nella fase latente andranno ad agire sulla cervice per renderla più soffice, accorciarla e incominciare con la dilatazione. Arrivati a circa 5 cm con il passaggio nella fase attiva potremmo ritrovare delle perdite abbondanti.
Per quanto riguarda la durata, la fase latente non ha un tempo minimo e massimo, è imprevedibile.
Cosa fare: per molte donne, la fase latente non è particolarmente scomoda, ma per alcune le contrazioni possono essere più intense. È importante cercare di muoversi e assecondare i movimenti che la mamma sente di eseguire. Cercando di concettualizzare il dolore, di non farsi sopraffare da esso ma cavalcare l’onda del dolore.
Per migliorare il proprio benessere durante la fase latente è possibile:
- Fare una passeggiata
- Effettuare una doccia o un bagno caldo tiepido per almeno 30 minuti
- Ascoltare musica rilassante
- Provare tecniche di respirazione o di rilassamento insegnate durante il corso pre-parto
- Cambiare posizione
- Utilizzare la lavanda
- Utilizzare la vocalizzazione
Se è in corso una gravidanza non complicata, è possibile trascorrere la maggior parte del primo travaglio a casa fino a quando le contrazioni iniziano ad aumentare di frequenza e intensità. Durante il corso preparto verranno date tutte le informazioni necessarie per capire quando partire per andare in ospedale. Se le acque si rompono o se si verifica un sanguinamento vaginale significativo, occorre andare in pronto soccorso, con due urgenze differenti. Se si rompono le membrane si può andare in ospedale con calma, se si verifica un sanguinamento vaginale importante bisogna andare molto velocemente in pronto soccorso, nell’ospedale più vicino.
Travaglio attivo
Durante il travaglio attivo, la cervice si dilaterà da 6 cm a 10 cm. Le contrazioni diventeranno più forti, più ravvicinate e regolari. È possibile che si verifichi la rottura delle acque, se non è già avvenuta, e sperimentare una pressione crescente sulla schiena. Se non ci si è recate in ospedale o alla clinica, ora è il momento di farlo.
Non bisogna sorprendersi se l’emozione iniziale per il gran momento diminuisce man mano che il travaglio avanza, mentre il disagio si intensifica. È possibile richiedere un’anestesia epidurale se lo si desidera.
Il personale sanitario collaborerà con la paziente per effettuare la scelta migliore per la donna e per il suo bambino. Ad ogni modo, la donna è l'unica che può giudicare se ha bisogno di alleviare il dolore o meno.
Quanto dura: Per il travaglio attivo si sono riusciti a standardizzare dei tempi. In media per le primipare la dilatazione è di 1cm ogni 2 ore e per le pluripare di 1,5 cm ogni 2 ore.
Cosa fare: rivolgersi al partner o all’ostetrica per ricevere incoraggiamento e supporto. Provare le tecniche di respirazione e di rilassamento per alleviare il disagio è un altro step fondamentale. Infine, occorre mettere in pratica ciò che si ha imparato durante il corso preparto
A meno che la futura mamma non debba essere mantenuta in una posizione specifica per consentire un attento monitoraggio dei suoi parametri e del bambino, è possibile considerare queste opzioni per promuovere il benessere durante il travaglio attivo:
- Cambiare posizione
- Rotolare su una grande palla di gomma (palla da parto)
- Fare una doccia o un bagno caldo
- Effettuare una passeggiata, fermandosi a respirare quando arrivano le contrazioni
- Praticare un leggero massaggio tra una contrazione e l’altra
Nell'ultima parte del travaglio attivo, le contrazioni si avvicineranno tra loro e possono durare dai 60 ai 90 secondi. Si avvertirà una certa pressione nella parte bassa della schiena e nel retto. Se si avverte il bisogno di spingere, è bene informare la propria ostetrica.
Fase 2: la nascita del bambino
Il bambino nasce durante la seconda fase del travaglio.
Quanto dura: possono essere necessari da pochi minuti a poche ore o più per mettere al mondo il bambino. Potrebbe volerci più tempo per le donne che hanno ricevuto un'epidurale.
Cosa fare: la donna deve assecondare le sensazione di premito che avverte aiutando il proprio bambino nella nascita.
Quando è il momento di spingere, si possono sperimentare diverse posizioni finché non si trova quella che fa sentire meglio. Perciò, è possibile spingere mentre si è:
- accovacciate;
- sedute;
- in ginocchio;
- appoggiate su mani e ginocchia.
Ad un certo punto, si potrebbe chiedere alla donna di spingere più delicatamente o affatto. Il rallentamento delle spinte dà ai tessuti vaginali il tempo di allungarsi, in modo che non si strappino. Per rimanere motivate, è possibile chiedere se si può sentire la testa del bambino tra le gambe o vederla attraverso uno specchio.
Dopo che la testa del bambino è uscita, il resto del corpo del bambino seguirà a breve. Se necessario, le vie aeree del bambino verranno liberate.
Se non ci sono complicanze, l’ostetrica attendere almeno 3 minuti per recidere il cordone; ritardare il clampaggio e il taglio del cordone ombelicale dopo il parto aumenta il flusso di sangue ricco di sostanze nutritive dal cordone e dalla placenta al bambino. Ciò aumenta le riserve di ferro del bambino e riduce il rischio di anemia, favorendo uno sviluppo e una crescita sani.
Fase 3: espulsione della placenta
Dopo la nascita del bambino, probabilmente la donna avvertirà un grande senso di sollievo. È possibile tenere il bambino tra le braccia o sull'addome, tra i seni (spazio che si riscalderà in maniera fisiologica molto per non far disperdere calore al neonato). Questo è un momento prezioso e in cui avviene l’imprinting con il bambino, ma molto sta ancora accadendo nelle vie genitali della donna; infatti, durante la terza fase del travaglio, verrà espulsa la placenta.
Quanto dura: la placenta viene generalmente espulsa in 30 minuti, ma il processo può durare fino a un'ora.
Cosa fare: rilassarsi. Ormai l’attenzione della mamma si è probabilmente spostata sul bambino e forse non realizza ciò che sta accadendo intorno e dentro di sè. Se la donna lo desidera, può provare ad allattare il bambino.
La neo mamma continuerà ad avvertire delle contrazioni lievi, meno dolorose e ravvicinate. Le contrazioni aiutano a spostare la placenta nel canale del parto. Alla donna verrà chiesto di spingere delicatamente ancora una volta, per far fuoriuscire la placenta. Potrebbero essere somministrati dei farmaci prima o dopo l'espulsione della placenta, per incoraggiare le contrazioni uterine e ridurre al minimo il sanguinamento.
L’ostetrica esaminerà la placenta per assicurarsi che sia intatta. Eventuali frammenti rimanenti devono essere rimossi dall’utero per prevenire sanguinamento e infezione. Se la donna è interessata, può chiedere di vedere la placenta.
Dopo aver espulso la placenta, l’utero continuerà a contrarsi per tornare, dopo 40 giorni, alle sue dimensioni normali; inoltre, un operatore sanitario può provvedere a massaggiare l'addome: ciò può aiutare l'utero a contrarsi, affinché diminuisca il sanguinamento.
Il ginecologo determinerà anche se la donna ha bisogno di riparare eventuali lacerazioni nella zona vaginale. Se non si ha ricevuto l'anestesia, verrà effettuata un'iniezione di anestetico locale nell'area da suturare.