Il vaccino contro la pertosse in gravidanza è un'arma di protezione fondamentale, che mette al riparo da possibili gravi complicazioni il bambino, ma che costituisce un alleato anche per la salute della madre. Andiamo alla scoperta di tutto quello che bisogna sapere su questo argomento.
Vaccino pertosse in gravidanza: cos'è e perché farlo
Secondo l'Istituto Superiore di Sanità italiano, le vaccinazioni utili da eseguire in gravidanza comprendono quella contro la difterite, contro il tetano e contro la pertosse. Proprio quest'ultimo, anche detto vaccino dTpa, costituisce una protezione fondamentale per tutte le donne che aspettano un bimbo, e per questo motivo è altamente consigliata.
La pertosse, infatti, se contratta dalla madre o dal neonato durante i primi mesi di vita, può essere molto grave (addirittura mortale), e la copertura vaccinale, che è assolutamente sicura, assicura uno scudo importante nel prevenire l'infezione o i suoi effetti più dannosi.
Il vaccino contro la pertosse viene offerto gratuitamente a tutte le donne incinte e va ripetuto ad ogni gravidanza, anche se si era già effettuato in occasione di una precedente gestazione. Esso ha la funzione di sviluppare nella madre specifici anticorpi contro questa pericolosa malattia, i quali verranno poi trasmessi al feto nelle settimane successive.
Il bimbo, quindi, al momento della nascita, si ritroverà già coperto dalla protezione ottenuta grazie agli anticorpi trasmessi dalla madre, i quali lo manterranno al sicuro da possibili complicazioni fino al momento in cui, qualche mese dopo la nascita, non avrà completato il ciclo vaccinale.
Il vaccino per la pertosse in gravidanza risulta essere estremamente importante, visto che è stata osservata una riduzione del 91% nel rischio di contrarre la malattia, rispetto a chi non si era vaccinato; questa patologia, che può essere trasmessa anche dalla stessa madre o dai famigliari più stretti del neonato, provoca conseguenze gravi, le quali possono arrivare alla necessità di un ricovero in Terapia Intensiva.
Quando si esegue il vaccino per la pertosse in gravidanza
Il periodo consigliato per eseguire il vaccino antipertosse in gravidanza va dalla 27a alla 36a settimana, in modo che la donna abbia modo di produrre gli anticorpi che verranno poi trasmessi al feto attraverso la placenta. Attualmente il siero è disponibile solo in combinazione con l'antitetanica e l'antidifterite (dTpa) e non presenta particolari effetti collaterali. Tra le problematiche più comuni nell'eseguire l'antitetanica in gravidanza combinata con la dTpa vi sono:
- comparsa di febbre;
- eritema;
- gonfiore in prossimità dell'iniezione;
- dolori muscolari;
- affaticamento;
Qualora la gravidanza si verificasse durante la stagione influenzale, ovvero indicativamente tra ottobre e febbraio, è possibile eseguire il vaccino dTpa in concomitanza con quello antinfluenzale, in modo da minimizzare ancora di più i rischi di possibili complicazioni pericolose per il bambino.
Cos'è la pertosse
La pertosse è una patologia infettiva causata da un batterio chiamato Bordetella pertussis. Si tratta di una malattia altamente contagiosa, in quanto si diffonde attraverso minuscole goccioline di saliva da un individuo all'altro, tanto che chi viene in contatto con un individuo malato ha tra il 30% e l'80% di possibilità di contrarre il batterio.
I sintomi iniziali della pertosse comprendono quelli respiratori, ovvero tosse persistente e difficoltà a respirare, tuttavia nei soggetti fragili o nei lattanti, è proprio questa sintomatologia che può rivelarsi estremamente pericolosa.
Il periodo di incubazione della pertosse è di circa dieci giorni e si tratta di un batterio molto contagioso che viene trattato generalmente tramite l'assunzione di antibiotico. La pertosse nei neonati può provocare crisi respiratorie, apnea e, nei casi più gravi, il bambino può entrare in uno stato di ipossia (cioè mancanza di ossigeno) che può condurre addirittura alla morte.
Il vaccino antipertosse è sicuro?
La pertosse rappresenta tutt'oggi una delle malattie infettive più diffuse e pericolose per i bambini piccoli, in particolare per quelli sotto l'anno di età. In passato era, infatti, una delle cause di mortalità infantile più diffuse e solo grazie alla massiccia campagna di vaccinazione attuata tra gli anni '50 e '60 è stato possibile ridurne la circolazione.
In passato il vaccino utilizzato per prevenire questa patologia era la tipologia "a cellule intere", mentre attualmente si utilizza quello acellulare, considerato molto più efficace e più sopportabile dal punto di vista degli effetti collaterali.
I vaccini dTpa di ultima generazione sono assolutamente sicuri sia per il feto che per la mamma e, oltre a garantire un ottimo livello di copertura dal virus, si caratterizzano per essere anche ben tollerati, visto che le reazioni avverse (che comprendono gonfiore, febbre, dolori muscolari,...) sono poco probabili e di lieve intensità.