La gravidanza porta con sé una serie di cambiamenti fisici ed emotivi che possono portare anche a insonnia e disturbi del sonno particolarmente frequenti in questo periodo e secondo alcuni dati le donne hanno, in generale, il 40 percento in più di probabilità.
I livelli di melatonina, in questa fase della vita, tendono ad aumentare naturalmente ogni trimestre, ecco perché si sconsiglia l'uso gli integratori, a meno di non assumerne sotto stretto controllo medico e per ragioni di salute.
L'integrazione di melatonina viene spesso utilizzata per il trattamento a breve termine dell'insonnia e dei disturbi del ciclo sonno-veglia, ma cosa succede quando si usa la melatonina in gravidanza?
Scopiamolo in questo articolo.
I disturbi del sonno in gravidanza
I disturbi del sonno, come l'insonnia, sono particolarmente frequenti durante la gravidanza; le stime indicano che tra il 66% e il 94% delle donne in gravidanza soffra di problemi legati al sonno, con un aumento della prevalenza man mano che la gravidanza progredisce, soprattutto negli ultimi trimestri.
Questo fenomeno può essere attribuito a una serie di cambiamenti ormonali e fisiologici tipici della gravidanza: alcuni studi hanno evidenziato che una perdita cronica di sonno nelle donne incinte è correlata a esiti negativi, come diabete gestazionale, preeclampsia e parto pretermine, oltre a possibili complicazioni per il feto.
Sempre più ricerche indicano che i disturbi del sonno possono influire anche sulla salute mentale, sia durante la gravidanza che nel periodo post-partum. L'insonnia nelle fasi avanzate della gravidanza è stata collegata a sintomi depressivi, e la mancanza di sonno, sia in gravidanza che dopo il parto, è risultata associata alla gravità della depressione post-partum.
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Una revisione sulla relazione tra sonno e depressione post-partum ha rivelato che 7 studi su 10 che utilizzavano valutazioni soggettive del sonno hanno trovato un legame tra i disturbi del sonno nel terzo trimestre e lo sviluppo della depressione post-partum; inoltre, 17 studi su 20 hanno evidenziato una relazione tra i problemi di sonno nel post-partum e la depressione.
La melatonina in gravidanza
La melatonina è un ormone naturale prodotto dalla ghiandola pineale (un organo endocrino situato nel cervello) per regolare il ciclo sonno-veglia, noto anche come ritmo circadiano, considerata una soluzione per migliorare la qualità del sonno, essendo spesso utilizzata per combattere il jet-lag da viaggio.
La melatonina aiuta a sincronizzare il nostro orologio biologico in base alla luce e al buio, oltre a svolgere un ruolo anche nella riproduzione. Gli studi mostrano che la melatonina può influenzare la fertilità, aiutando la funzione ovarica e l'ovulazione, facilitando l'impianto dell'embrione nell'utero.
I livelli di melatonina aumentano naturalmente durante la gravidanza e l'integrazione di questo ormone sintetico può diventare un potenziale rischio a causa di livelli troppo elevati di melatonina nel corpo.
Ricordiamo, infatti, che la melatonina viene prodotta naturalmente dall'organismo, e quando una donna è incinta ne produce di più nel primo trimestre e anche dalla placenta. La melatonina può attraversare la placenta e influire sullo sviluppo del feto.
Non ci sono ancora prove a dimostrazione di quanto ipotizzato: mancano, infatti, studi clinici specifici che valutino la sicurezza e gli effetti collaterali della melatonina, per un eventuale trattamento dei disturbi del sonno durante la gravidanza.
Le evidenze scientifiche che possono aver creato dubbi sull'uso della melatonina nelle donne incinte sono emerse da studi condotti sugli animali, che hanno dato esiti contrastanti.
In particolare, in uno studio condotto su ratti gravide, l'integrazione di melatonina ha dimostrato di influenzare i tassi di crescita e mortalità dei cuccioli. Come già chiarito, tuttavia, non è chiaro se questi risultati possano riguardare anche gli esseri umani.
La ricerca sull'integrazione di melatonina in gravidanza per altre cause
Se nelle incinte senza un problema di salute associato a bassi livelli di melatonina, l'integrazione potrebbe non essere consigliata, alcune ricerche suggeriscono che l'integrazione di melatonina può avvenire in modo sicuro durante la gravidanza, se utilizzata sotto controllo medico e per alcune condizioni mediche sottostanti.
È bene premettere che si tratta di studi preliminari e che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare la sicurezza e l'efficacia di questi trattamenti.
Melatonina in gravidanza come trattamento per l'iperglicemia
Tre studi clinici hanno esaminato l'uso della melatonina come trattamento antiossidante in gravidanza. Uno studio randomizzato su 180 donne con iperglicemia ha confrontato gli effetti della melatonina (10 mg al giorno dalla 15a alla 33a settimana) con quelli della quercetina, un integratore di flavonoidi.
I risultati hanno mostrato che il gruppo melatonina ha avuto meno complicazioni neonatali rispetto al gruppo quercetina. In particolare, non si sono verificati casi di ipoglicemia, morte neonatale o lesioni alla nascita nel gruppo melatonina, mentre altre complicazioni, come distress respiratorio e macrosomia, sono state meno frequenti.
Melatonina in gravidanza per preeclampsia
I livelli di melatonina sono molto più bassi nelle donne incinte che soffrono di preeclampsia grave, una condizione in cui una donna incinta sperimenta pressione sanguigna elevata, talvolta accompagnata da un eccesso di proteine nelle urine e gonfiore delle caviglie.
Se non trattata, può portare a convulsioni o danni agli organi nelle donne incinte, nonché a parto prematuro o complicazioni durante il parto; alcuni professionisti suggeriscono che gli integratori di melatonina possano aiutare le donne con preeclampsia.
Dopo aver osservato che la melatonina riduce lo stress ossidativo in vitro, è stato condotto uno studio clinico di fase I su 20 donne con preeclampsia precoce, trattate con 30 mg di melatonina al giorno fino al parto.
I risultati hanno dimostrato che la melatonina era sicura sia per le donne che per i loro bambini, senza segnalazioni di eventi avversi. Inoltre, non è stato rilevato un aumento della sonnolenza diurna.
Lo studio ha evidenziato anche un prolungamento di 6 giorni tra la diagnosi e il parto, riducendo la necessità di farmaci antipertensivi rispetto ai controlli storici.