È vero che il Lexotan in gravidanza fa male al feto? Quali sono i rischi legati all'assunzione di benzodiazepine durante il periodo della gestazione e quali conseguenze possono avere questi farmaci sulla salute del bambino?
Ecco tutto quello che c'è da sapere sull'argomento.
Lexotan in gravidanza: quali sono i rischi
Lexotan è il nome commerciale di un farmaco ansiolitico a base di Bromazepam che appartiene alla categoria delle benzodiazepine.
Si tratta di un medicinale molto diffuso che permette di ridurre i sintomi dell'ansia e di altre manifestazioni fisiche e psicologiche legate a questa condizione, come ad esempio l'insonnia.
Il Bromazepam è un principio attivo potente che va somministrato con attenzione e solo dopo aver ricevuto una prescrizione medica, la quale si ottiene solitamente in relazione a disturbi invalidanti per la normale esistenza del soggetto.
Generalmente il Lexotan viene utilizzato nel trattamento a breve termine dell'insonnia, degli attacchi di panico e dell'ansia, oltre che come coadiuvante nella terapia di disintossicazione nei confronti di sostanze come l'eroina e l'alcol, ovviamente sotto rigoroso controllo medico.
Il Bromazepan contenuto in questo medicinale si lega al recettore del GABA, causando un conseguente effetto inibitorio che si caratterizza per la sua selettività, infatti altri tipi di neurotrasmettitori non vengono influenzati da tale farmaco.
Sebbene il Bromazepam non abbia alcun effetto antidepressivo, esso, alla pari di altre benzodiazepine, può provocare gravi effetti collaterali, come ad esempio una dipendenza sia fisica che psicologica dal medicinale.
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Per quanto riguarda l'utilizzo di Lexotan in gravidanza, non vi sono ancora evidenze scientifiche certe che ne possano accertare l'assoluta sicurezza.
Non sono stati prodotti, infatti, sufficienti studi sull'essere umano che possano accertare un aumento dei rischi per la salute del feto legata all'assunzione di Bromazepan, tuttavia verificando le segnalazioni spontanee di eventi avversi, sembra che la probabilità che il feto sviluppi malformazioni congenite o altri tipi di problematica sia solo leggermente superiore rispetto alle donne non trattate con tale medicinale.
Pur non essendoci studi scientifici specifici, è stato verificato che nelle donne che hanno assunto Lexotan durante il primo trimestre di gravidanza si è registrato un aumento del rischio di anomalie nel feto, tuttavia si ritiene che molto dipenda anche dal tempo di assunzione e dalla dose ingerita.
Le principali problematiche hanno riguardato lo sviluppo di dismorfismo facciale, labbro leporino, anomalie gastro-intestinali (come ad esempio atresia e stenosi del piloro), problemi cardiovascolari congeniti, alterazioni neurologiche e microcefalia.
Si può assumere Lexotan a fine gravidanza?
Qualora l'assunzione di Lexotan durante l'ultima fase della gravidanza o durante il travaglio dovesse rendersi necessaria, è raccomandabile che il neonato venga costantemente monitorato in quanto potrebbe verificarsi la cosiddetta "sindrome del bambino flaccido".
Questa particolare condizione si caratterizza per l'ipotonia assiale e per la presenza di problemi nella suzione, con la conseguenza che il neonato, una volta venuto al mondo, potrebbe avere delle difficoltà ad alimentarsi.
Tali manifestazioni possono durare da una a tre settimane e, se il Lexotan viene assunto ad alte dosi, esso può portare anche a depressione respiratoria, apnea e ipotermia.
I neonati figli di madri che hanno assunto benzodiazepine a livello cronico durante gli ultimi mesi di gestazione possono inoltre andare incontro a una sindrome da astinenza dal farmaco, la quale si manifesta con sintomi fisici e psicologici, quali ad esempio ipereccitabilità, alterazioni nello sviluppo psicomotorio, agitazione, basso peso alla nascita e tremore.
Qualora il Lexotan fosse somministrato durante l'ultimo periodo della gravidanza o in fase di travaglio, potrebbero invece manifestarsi conseguenze di grave entità, quali ad esempio:
- ipotermia;
- ipotoni;
- depressione respiratoria;
- apnea.
Sembra inoltre che i neonati nati da madri che hanno assunto cronicamente benzodiazepine durante i mesi finali della gravidanza possano sviluppare una dipendenza fisica dal farmaco, il che li può portare a manifestare una vera e propria sindrome da astinenza, con ipereccitabilità, agitazione e tremore che persistono anche diversi giorni dopo la nascita.
Ne consegue che, qualora il Bromazepan dovesse rendersi necessario per la donna durante la fase finale della gravidanza, è assolutamente necessario che il neonato vada monitorato di continuo.
Per quanto riguarda, poi, l'assunzione di Lexotan durante il periodo di allattamento al seno, essa è sconsigliata in quanto il principio attivo contenuto al suo interno è in grado di passare nel latte materno.
Conseguenze dell'uso di benzodiazepine in gravidanza
Gli studi condotti sull'utilizzo di farmaci come le benzodiazepine in gravidanza non sono numerosi e i risultati non hanno fornito dati certi.
Sembra tuttavia che non vi sia una stretta correlazione tra uso di benzodiazepine e malformazioni congenite nel feto, mentre appare più probabile la possibilità di incorrere in un parto prematuro e in un basso peso al momento della nascita.
Le benzodiazepine sono comunque dei medicinali caratterizzati da un alto livello di liposolubilità: ciò significa che essi sono in grado di attraversare la barriera costituita dalla placenta con facilità.
Gli effetti delle benzodiazepine sul feto variano molto in base al periodo di assunzione e al dosaggio.
La somministrazione durante il primo trimestre con un dosaggio basso può condurre nel feto a un incremento lieve di dismorfismo facciale, labio-palatoschisi, anomalie gastro-intestinali, anomalie cardiovascolari e modificazioni neurologiche.
Le conseguenze sono più gravi durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza, quando questa categoria di farmaci può provocare una diminuzione dei movimenti attivi fetali, una variabilità del ritmo cardiaco fetale, ipotonia e alterazioni nello sviluppo psicomotorio.
Per quanto riguarda, invece, il possibile effetto teratogeno sul feto, non vi sono ancora dei risultati certi in merito, tuttavia sembrerebbe che il principio attivo del lorazepam possa provocare un aumento delle malformazioni del tratto gastrointestinale, mentre il diazepam e il clordiazepossido sarebbero considerati più sicuri.
In conclusione, sebbene non vi siano studi certi in merito, le benzodiazepine in gravidanza, se assolutamente necessarie, possono essere utilizzate a basso dosaggio e solo in seguito a prescrizione medica, valutando attentamente volta per volta il rapporto che intercorre tra rischio e beneficio, anche considerato che i sintomi depressivi, l'insonnia e l'ansia, se non adeguatamente trattati, potrebbero incidere altrettanto negativamente sul benessere fisico e mentale della madre e, di conseguenza anche del feto.