L'altitudine in gravidanza è pericolosa?

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 07 Giugno, 2024

Ragazza giovane incinta che sorride mentre cammina in un sentiero del bosco

È vero che l'altitudine in gravidanza può rappresentare un rischio per il feto e perché? Quali sono le regole di sicurezza da seguire e il limite di quota da non sorpassare se si aspetta un bambino? 

Ecco tutto quello che c'è da sapere sul rapporto tra montagna e gravidanza.

Altitudine in gravidanza: qual è il limite massimo?

In una gravidanza fisiologica che non presenta particolari problematiche, è consigliato praticare una regolare quantità di attività fisica, tuttavia cosa succede se la gestante desidera frequentare la montagna? È vero che esistono delle accortezze da rispettare prima di salire di quota e qual è la soglia massima da non superare?

Diversi studi hanno dimostrato come la maggior parte delle persone riesca a salire fino a 1500-2000 metri di altezza nell'arco di un giorno senza accusare alcun sintomo; quando ci si spinge oltre i 2500 metri, invece, circa il 20% degli individui inizia ad avvertire le prime manifestazioni di quello che è definito come "mal di montagna", percentuale che sale poi al 40% se si oltrepassano i 3000 metri.

Il mal di montagna è un condizione causata dalla ridotta disponibilità di ossigeno che si manifesta con cefalee, mancanza di fiato, nausea e malessere generale; in alcuni casi, tuttavia, esso peggiora fino a provocare dispnea, ipossiemia e edema cerebrale e polmonare.

Il mal di montagna si può curare sia scendendo immediatamente di quota, sia assumendo una specifica terapia farmaceutica, tuttavia per le donne in gravidanza le cose si complicano ulteriormente, dal momento che i medicinali utilizzati per combattere la sintomatologia possono interferire con lo sviluppo del feto.

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Durante la gestazione si sconsiglia pertanto di superare quota 2000- 2500 metri di altitudine, soprattutto se non si è solite frequentare la montagna e se non si è particolarmente allenate. 

Inoltre, più passano i mesi, più la donna fa fatica a respirare a causa della pressione esercitata dal feto sui suoi organi interni, e l'altitudine (con la relativa mancanza di ossigeno), non farebbe che peggiorare tale condizione.

Oltre all'alta quota, poi, le donne incinte dovrebbero evitare di sforzarsi eccessivamente e preferire una facile passeggiata pianeggiante rispetto a impegnativi saliscendi, che potrebbero mettere a dura prova il suo apparato respiratorio.

Gravidanza e altitudine: quali sono i rischi per il feto?

L'eccessiva altitudine espone il feto a un concreto rischio per il suo corretto sviluppo. Oltre al mal di montagna, il pericolo principale deriva dalla mancanza di ossigeno, che può provocare delle malformazioni cardiache

Alcuni studi recenti hanno infatti confermato come una ridotta quantità di ossigeno (in particolare durante il primo trimestre), possa aumentare la probabilità di uno sviluppo scorretto nel bambino.

Il pericolo è che nel bambino possano determinarsi complicazioni a livello cardiaco, con una probabilità maggiore di soffrire di patologie ischemiche e di essere soggetto a malformazioni intrauterine. Superando il limite di 2.500 metri il bimbo può crescere meno e vi è una maggior probabilità di incorrere in un parto prematuro.

Nella maggior parte delle persone il mal di montagna si manifesta con nausea, cefalea a vertigini che, nella peggiore delle ipotesi, vengono curate con analgesici e acetazolamide, mentre la presenza degli stessi sintomi in una donna incinta presuppone cure differenti.

Le gestanti non possono infatti assumere farmaci che favoriscano l'acclimatamento, né terapie a base di acetazolamide o cortisone perché questa sostanza potrebbe provocare dei gravi danni al feto. 


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Questo è un ulteriore motivo per cui si sconsiglia quindi alle donne in gravidanza di superare i 2500 metri di altitudine.

Esiste tuttavia un'eccezione a questo divieto, ed è rappresentato dalle popolazioni che vivono in alta montagna. Secondo quanto emerso da uno studio recente che ha preso in esame donne che vivono stabilmente sopra i 2500 di altitudine, sembra che chi abita già a quote molto alte non incontri alcun tipo di problematica durante la gravidanza.

Al medesimo risultato è arrivato anche un ulteriore studio, pubblicato sul Journal of Applied Physiology, che ha seguito con attenzione la gestazione di un'atleta donna di endurance che alla 31esima ha partecipato in qualità di guida a un trekking di 11 giorni, passando dai 3.440 metri ai 5.300 metri del Campo Base dell'Everest.

La donna non ha mostrato nessuna problematica e la gestazione è proseguita senza problemi fino al parto; in seguito la bambina nata è stata sottoposta a numerose analisi che ne hanno confermato il perfetto stato di salute. 

Ciò conferma la teoria secondo cui le donne già abituate all'altitudine e con un buon livello di forma fisica non dovrebbero risentire di particolari complicazioni durante la gestazione, rendendo assolutamente compatibile il portare avanti una gravidanza in montagna anche ad alte quote.

Gravidanza e montagna: quali sono le categorie a rischio

La maggior parte delle donne che attraversano una gravidanza fisiologica possono frequentare le località montane senza particolari problemi (ovviamente facendo attenzione a non superare i 2500 metri di altezza), mentre ad alcune categorie di gestanti i ginecologi sconsigliano di recarsi in montagna in gravidanza.

Coloro che hanno una gestazione a rischio o che soffrono di patologie specifiche dovrebbero porre particolare attenzione a questo aspetto, mentre il divieto si fa più stringente per tutte le gestanti che soffrono di:

  • preeclampsia;
  • malattie renali;
  • placenta previa;
  • ipertensione cronica;
  • ridotta crescita intrauterina;
  • malattie cardiache;
  • patologie polmonari;
  • anemie severe.

È inoltre assolutamente sconsigliato frequentare la montagna se si ha ricevuto una diagnosi di iposviluppo fetale o se si ha un concreto rischio di aborto spontaneo.

Montagna in gravidanza: cosa sapere

Le donne incinte che intendono frequentare località montane ad alta quota dovrebbero tenere presente alcune raccomandazioni fondamentali, posto che l'eccessiva altitudine nei primi mesi di gravidanza e nell'ultimo trimestre può determinare malformazioni cardiache e un ridotto sviluppo del feto.

Al di sotto dei 2.500 metri di altezza è comunque necessario adottare qualche precauzioni, fra cui:

  • non compiere sforzi fisici intensi e non esagerare;
  • mantenere un adeguato livello di idratazione, bevendo un'abbondante quantità di acqua;
  • non uscire nelle ore più calde ma preferire la mattina presto o il tardo pomeriggio;
  • proteggersi bene dal sole e applicare una crema solare molto schermante;
  • fare attenzione al gonfiore agli arti inferiori e preferire attività semplici e rilassanti come le passeggiate nella natura;

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  • se si devono affrontare lunghi viaggi in macchina, vestirsi comode e senza indumenti che stringono la pancia;
  • se dovessero comparire sintomi come l'insonnia, la nausea, il vomito, il mal di testa o la mancanza di fiato, tornare subito a quota più bassa e contattare il medico;
  • non fumare né bere alcolici;
  • scegliere una località montana non troppo isolata e vicina a una struttura ospedaliera, ricordando di portare con sé la propria cartella della gravidanza.
  • effettuare delle frequenti misurazioni della pressione sanguigna che in queste circostanze potrebbe salire. 
Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Marcello Sergio
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