È noto che la gravidanza comporta molti cambiamenti ormonali che possono influenzare i livelli di zucchero nel sangue.
Anche per le donne non diabetiche, il fabbisogno di insulina aumenta durante la gravidanza, soprattutto nel terzo trimestre.
Una dieta equilibrata e del sano movimento (come camminare o fare esercizi di stretching leggeri) possono gestire i livelli di glucosio nel sangue in questo periodo.
Quando queste misure da sole non sono sufficienti per i motivi accennati che andremo ad approfondire, diventa necessario ricorrere alla terapia insulinica.
Vediamo di seguito un approfondimento in merito.
Insulina e gravidanza, come viene somministrata la terapia e come agisce
L'insulina, il farmaco per il trattamento del diabete gestazionale, viene somministrata per iniezione sottocutanea tramite siringhe o penne apposite.
Il fabbisogno insulinico e la posologia possono subire modifiche durante la gestazione, pertanto è importante mantenere un attento monitoraggio ed eventuali variazioni su indicazione del medico curante.
Esistono diversi tipi di insulina che si differenziano per durata d'azione: alcune agiscono rapidamente con picco entro un'ora (insuline prandiali), altre hanno una durata prolungata che può arrivare fino a 24 ore (insuline basali).
Le insuline prandiali vanno iniettate ai pasti per controllare prontamente l'iperglicemia post-prandiale. Quelle basali servono invece a mantenere stabili i valori glicemici nell'arco della giornata e della notte.
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Il numero di iniezioni giornaliere viene stabilito in base ai valori della glicemia.
Può essere sufficiente un'iniezione di insulina ad azione prolungata (detta "ritardata") o premiscelata alla sera, oppure possono essere necessarie iniezioni di insulina prima dei pasti principali (colazione, pranzo e cena) o, ancora, una combinazione dei due regimi.
Monitoraggio della glicemia
Il monitoraggio della glicemia è un aspetto fondamentale del trattamento del diabete gestazionale.
I livelli di glucosio nel sangue si possono controllare regolarmente, di solito prima dei pasti e prima di coricarsi, con un dispositivo portatile chiamato glucometro (o reflettometro), con il quale misurare la glicemia capillare direttamente da casa, prelevando semplicemente una goccia di sangue dal polpastrello del dito.
La glicemia dovrà essere inferiore a 90 prima dei pasti e inferiore a 120 a due ore di distanza dal pranzo.
Effetti collaterali dell'insulina
L'uso dell'insulina in gravidanza può causare alcuni effetti collaterali, come il rischio di ipoglicemia, ovvero di riduzione eccessiva della glicemia, qualora non vi fosse sufficiente glucosio circolante per soddisfare il fabbisogno metabolico.
Tuttavia, tale condizione può insorgere nel caso in cui si saltino i pasti regolari, a seguito di un errato dosaggio insulinico, o per eccesso di attività fisica.
È importante riconoscere eventuali sintomi di ipoglicemia, tra questi:
- tremori;
- vertigini;
- sudorazione fredda;
- palpitazioni;
- disturbi visivi;
- sensazione di fame.
Per intervenire tempestivamente, si può assumere dello zucchero, da succhi di frutta, caramelle, miele, glucosio in compresse o gel per via orale.
L'ipoglicemia va prevenuta e corretta con prontezza poiché prolungati episodi possono avere conseguenze negative sulla salute della mamma e del bambino.
Dopo la gravidanza
Dopo il parto, in ospedale verranno monitorati i livelli di zucchero nel sangue. Prima di stabilire se è il caso di interrompere la terapia insulinica, in presenza di valori normali, il medico può prescrivere un test specifico da eseguire 6 mesi dopo il parto e poi da ripetere ogni 3 anni o con la frequenza raccomandata, per escludere il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.
Insulina e gravidanza, quando e perché ricorrere alla terapia insulinica?
Si ricorre all'insulina in gravidanza in presenza di diabete pregestazionale (di tipo 1 e 2) e diabete gestazionale, una condizione che interessa molte donne incinte.
Durante la gravidanza il corpo diventa meno sensibile all'insulina, il che significa che è necessaria più insulina per trasportare lo stesso quantitativo di glucosio nelle cellule.
In genere, come premesso, la glicemia può essere normalizzata con una dieta adeguata e del movimento ponderato con il medico che segue la gravidanza.
Tuttavia, alcune donne incinte con diabete gestazionale possono aver bisogno della terapia con insulina per regolare i livelli di zucchero nel sangue.
Cos'è il diabete gestazionale
Durante la gravidanza, alcune donne possono sviluppare il diabete gestazionale, una condizione in cui i livelli di zucchero nel sangue sono troppo alti, caratterizzata da un'intolleranza al glucosio (zucchero), che si manifesta solitamente tra la 24esima e la 28esima settimana.
Il diabete gestazionale si manifesta con iperglicemia post-prandiale dovuta alla ridotta capacità del corpo di produrre o utilizzare adeguatamente l'insulina, a causa di una resistenza all'azione di quest'ormone importante, secreto dal pancreas.
In genere, questa condizione regredisce dopo il parto, ma può anche aumentare il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 in futuro.
L'insulina riveste un ruolo importante:
- permette al glucosio di entrare nelle cellule dove viene utilizzato per produrre energia;
- regola i livelli di glucosio (zucchero) nel sangue per soddisfare le aumentate necessità metaboliche tipiche della gravidanza, soprattutto nel secondo e terzo trimestre.
L'insulino-resistenza, con l'aumento dei livelli di glucosio nel sangue, se non adeguatamente diagnosticata e trattata, può causare complicanze per la salute della madre e del feto.
Ecco perché è fondamentale scoprire eventuali fattori, sottoporsi agli screening di routine e monitorare i valori della glicemia, in base alle raccomandazioni del medico.
Fattori di rischio del diabete gestazionale
Ogni donna può sviluppare il diabete gestazionale durante la gravidanza, tuttavia il rischio aumenta in presenza di alcuni fattori, quali:
- obesità pre-gravidica (BMI >30 kg/m2 – un BMI elevato in gravidanza indica sovrappeso od obesità e aumenta la probabilità di andare incontro a diabete gestazionale;
- "macrosomia fetale": condizione in cui il feto in utero cresce in eccesso superando una certa soglia di peso, solitamente identificata con un peso alla nascita superiore ai 4 kg;
- diabete gestazionale durante una precedente gravidanza;
- familiarità per diabete: presenza di casi di diabete (sia di tipo 1 che di tipo 2) tra i familiari più stretti.
L'indice di massa corporea (BMI) è un valore che si ottiene dal rapporto tra il peso espresso in chilogrammi e il quadrato dell'altezza espressa in metri.
Screening per il diabete gestazionale
Durante la prima visita prenatale, in genere tra l'ottava e la dodicesima settimana di gestazione, il ginecologo esegue una valutazione dei fattori di rischio per stabilire l'eventuale necessità di effettuare test di screening per il diabete gestazionale.
Il test diagnostico standard è il test di tolleranza al glucosio orale (OGTT) della durata di circa due ore. Prevede il prelievo di un campione ematico a digiuno, la somministrazione per via orale di una soluzione glucosata e il prelievo di un secondo campione dopo due ore per valutare la capacità dell'organismo di metabolizzare il glucosio.
L'OGTT viene tipicamente eseguito intorno alla 24esima settimana di gestazione. In alternativa, a partire dal primo trimestre può essere consigliato il monitoraggio della glicemia capillare tramite glucometro, prelevando una goccia di sangue dal polpastrello del dito.
Il controllo diabetologico in gravidanza è fondamentale per ridurre i rischi di complicanze.