È possibile assumere la cardioaspirina in gravidanza e quali modalità occorre rispettare? È vero che ci sono delle controindicazioni da tenere presente? Ecco cosa bisogna sapere sull'argomento.
A cosa serve la cardioaspirina in gravidanza
La cardioaspirina è un farmaco che contiene una bassa percentuale di acido acetilsalicilico (pari a 100 mg) e ha una funzione antiaggregante.
Viene prescritta con l'obiettivo di prevenire la formazione di trombi all'interno dei vasi sanguigni e durante la gestazione è consigliata per la profilassi della preeclampsia nella donna incinta.
In realtà l'utilizzo di tale principio attivo in gravidanza è abbastanza dibattuto in quanto, sebbene vi siano dei casi in cui è realmente utile, bisogna tenere presente che la sua somministrazione non è esente da rischi. In linea generale, la somministrazione di cardioaspirina in gravidanza viene consigliata solo alle donne che la necessitano realmente, e non come forma di prevenzione.
La cardioaspirina svolge una duplice funzione: da una parte inibisce l'aggregazione delle piastrine e dall'altra ha un effetto antinfiammatorio. Oltre che per il trattamento della preeclampsia, tale farmaco viene consigliato anche per la prevenzione dei distacchi placentari, nelle situazioni in cui vi è un ritardo della crescita e per ridurre la possibilità di aborti.
La preeclampsia, anche chiamata gestosi, è una patologia che colpisce dal 2% all'8% delle donne incinte e rappresenta una condizione da non sottovalutare, visto che può determinare alterazioni nello sviluppo fetale, ritardi nella crescita, emolisi, trombocitopenia e problemi nelle funzionalità dei reni e del fegato.
Cardioaspirina e gravidanza: quando è importante assumerla
Il rapporto tra cardiospirina e gravidanza è molto dibattuto perché, se da un parte tale farmaco risulta fondamentale per alcune categorie di donne, in altre può provocare degli effetti collaterali da non sottovalutare.
Solitamente il medicinale viene consigliato nei soggetti che presentano segnali di rischio o dopo che la donna ha eseguito il test combinato, ovvero un test di screening che si esegue durante il primo trimestre di gestazione e che serve per capire quali sono le possibilità che la gestante sviluppi una condizione di preeclampsia o di restrizione fetale.
I fattori di rischio che possono incidere su questa condizione, e che quindi possono rendere necessario l'uso della cardioaspirina sono:
- ipertensione cronica;
- obesità o comunque BMI superiore a 30;
- aver già sofferto di preeclampsia in una precedente gravidanza;
- diabete;
- sindrome da anticorpi antifosfolipidi;
- malattie renali;
- malattie autoimmuni, come ad esempio il lupus sistemico;
- gravidanza gemellare;
- età superiore a 40 anni;
- gravidanza ottenuta tramite percorso di procreazione assistita;
- poliabortività. La poliabortività (ovvero l'aver avuto più di tre aborti), può essere causata da una condizione chiamata trombofilia ed in questo caso la cardioaspirina rappresenta un metodo di prevenzione decisamente efficace. Le cause che possono determinare la trombofilia sono numerose (si va dalla carenza di vitamine anticoagulanti a fattori genetici), tuttavia, in presenza di tale patologia il medico potrà prescrivere la cardioaspirina all'inizio della gravidanza, così da ridurre di rischio di aborto.
Le linee guida ufficiali sull'ipertensione emanate dalla NICE (ovvero l'Istituto Nazionale Inglese per la salute e l'eccellenza clinica), raccomandano l'utilizzo di cardioaspirina in tutte le donne che presentano un alto rischio di sviluppare la preeclampsia, tuttavia non è sempre semplice stabilire chi appartiene a questa categoria.
Sebbene i fattori di rischio della preeclampsia siano abbastanza limitati, è fondamentale identificare questa condizione al più presto e mettere in atto un trattamento adeguato.
La cardioaspirina, infatti, per essere efficace in forma preventiva, va assunta prima delle 12-16 settimane di gravidanza. Per questo motivo la ricerca scientifica sta mettendo a punto test di screening sempre più precisi, in grado di identificare la situazione personale della donna e di suggerire o meno la somministrazione del farmaco.
Attualmente si cerca di stabilire se una donna ha o meno possibilità di sviluppare la preeclampsia attraverso il test sulle proteine della placenta e con la flussimetria Doppler delle arterie uterine e ombelicali; entrambi i metodi, tuttavia, non danno risultati sicuri al 100% ma offrono semplicemente una stima del rischio presunto.
Cardioaspirina in gravidanza: dosaggio e modalità di assunzione
Una volta visto a cosa serve la cardioaspirina in gravidanza e perché assumerla, in alcuni casi, è così importanza, va posto l'accento sulle sue modalità di assunzione.
Perché l'effetto preventivo sia realmente efficace, infatti, il farmaco va somministrato prima delle 12 settimane, e comunque al massimo entro le 16 settimane; in questa primissima fase della vita embrionale, infatti, avviene la formazione della placenta e il medicinale può svolgere un'azione di contrasto per lo sviluppo di problematiche future.
Sarà ovviamente solo il medico che potrà indicare il dosaggio da assumere, che in genere va dai 50mg ai 160 mg al giorno), in quanto se a bassi livelli (e solamente per il tempo indicato dal professionista), questo farmaco è sicuro, se si eccede con la quantità si potrebbero verificare delle alterazioni del liquido amniotico e delle malformazioni congenite.
La cardioapirina in gravidanza va assunta fino a quando lo stabilisce il medico, ma in ogni caso sarà sospesa qualche settimana prima della data presunta del parto.
Potrebbe interessarti anche :
- Insulina in gravidanza, quando è necessaria
- Daflon in gravidanza: si può assumere?
- Lexotan in gravidanza: si può assumere oppure no?
Controindicazioni della cardioaspirina in gravidanza
Sebbene la cardioaspirina in gravidanza sia fondamentale in molte situazioni, essa presenta comunque alcune controindicazioni da tenere presente. Come tutti i farmaci essa può dare luogo a degli effetti collaterali, i quali includono:
- distacco della placenta;
- reazioni allergiche;
- sanguinamento;
- emorragie nel feto in concomitanza del parto, qualora il farmaco non sia stato sospeso per tempo;
- alterazioni nel corretto funzionamento dell'apparato grastrointestinale, infatti proprio per questo motivo si consiglia di assumere la cardioaspirina a stomaco pieno oppure di farsi prescrivere un gastroprotettore;
- cefalea;
- capogiri;
- patologie dell'orecchio e del labirinto;
- patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche, le quali vanno dalla sindrome asmatica alla congestione nasale ed epistassi);
- patologie cardiache
- congiuntivite.
Il rischio di effetti collaterali è presente, pertanto si consiglia di assumere il medicinale solo nei casi in cui serve realmente e solo dopo una valutazione personalizzata dei rischi. L'assunzione di cardioaspirina in gravidanza va subito interrotta qualora la donna dovesse essere sottoposta a un intervento chirurgico e qualora subentrassero delle reazioni allergiche, le quali possono includere:
- orticaria;
- sanguinamenti vaginali;
- epistassi frequente;
- placenta previa.
L'acido acetilsalicilico in gravidanza
L’acido acetilsalicilico è il principio attivo comune sia all'aspirina che alla cardioaspirina e appartiene al gruppo dei farmaci antinfiammatori non steroidei, ovvero i cosiddetti FANS. Esso di fatto impedisce l’aggregazione piastrinica attraverso il blocco della sintesi del trombossano A2 nelle piastrine. L'acido acetilsalicilico inibisce la ciclo-ossigenasi 1 e questo comporta in chi la assume:
- una riduzione dell'infiammazione in atto;
- un effetto antipiretico;
- un effetto antidolorifico;
- un effetto antiaggregante nei confronti delle piastrine.
La cardioasprina viene prescritta alla donna incinta in virtù della sua funzione antitrombotica e per questo motivo ne viene raccomandata l'assunzione sotto forma di compresse da introdurre per via orale in grado di rilasciare lentamente il principio attivo; questo viene metabolizzato solo in parte dagli enzimi intestinali e permette all'organismo di sfruttare la sua capacità antitrombotica piuttosto che quella antipiretica o analgesica.
A differenza della cardioaspirina a basso dosaggio, che ricopre un ruolo fondamentale nella prevenzione della gestosi gravidica, per quanto riguarda l'aspirina in gravidanza, se ne sconsiglia l'assunzione nelle prime settimane di gestazione, in quanto essa potrebbe aumentare il rischio di aborto e di gastroschisi (ovvero una malformazione dello stomaco del feto).
Sebbene non vi siano ancora studi certi in questo senso, alle donne incinte si raccomanda di assumere un principio attivo considerato più sicuro, come il paracetamolo, piuttosto che i farmaci FANS, così da scongiurare ogni possibile rischio.
L'aspirina in gravidanza, tuttavia, andrebbe evitata anche nel terzo trimestre: dopo le 30-32 settimane di gestazione, infatti, essa può provocare la chiusura del dotto di Botallo ovvero un vaso sanguigno fondamentale per la sopravvivenza del feto.