Cosa succede alla 41ª settimana di gravidanza? Quando nascerà il bambino e come si svolgerà il parto?
Andiamo alla scoperta di tutto quello che c'è da sapere sulla fine della gestazione.
41ª settimana di gravidanza: cosa sta succedendo
Quando la gravidanza arriva a 41 settimane il lungo viaggio compiuto insieme dalla mamma con il suo bambino giunge al termine. Solamente il 5% delle gestazioni termina il giorno esatto della data presunta del parto, mentre la maggior parte di esse (soprattutto se si tratta del primo parto), finisce dopo.
Non è raro, quindi, che la donna arrivi alla 41esima settimana senza avere ancora nessuna avvisaglia dell'imminente travaglio.
Giunta in questa fase il bambino/a è decisamente maturo per nascere, mentre la donna potrebbe avvertire una forte pressione psicologica dovuta al protrarsi della gestazione. In questo momento è importante mettere in atto delle strategie di rilassamento, abbinando magari una leggera attività fisica (come ad esempio le passeggiate) a pratiche di meditazione e di respirazione.
In alcuni casi è necessario intervenire a 41 settimane inducendo il parto, a causa del peggioramento delle condizioni di benessere del bambino. In linea generale, si ritiene che posticipare la data del parto dopo le 41 settimane sia associato a un rischio più elevato di sofferenza fetale e a una maggior possibilità di traumi ostetrici, emorragie e di distocia della spalla.
41 settimane di gravidanza quanti mesi sono? In questo momento ci si trova alla fine del nono mese di gestazione.
I sintomi della quarantunesima settimana di gravidanza
La 41esima settimana gravidanza può includere numerosi sintomi. Fra i più diffusi e comuni rientrano:
- aumento di peso
- contrazioni di Braxton Hicks
- aumento della dimensione del seno
- pancia dura e gonfia
- prima produzione di colostro
- indolenzimento a seno e capezzoli
- stanchezza
- bisogno di urinare con maggior frequenza
- stitichezza
- insonnia
- emorroidi
- acidità di stomaco
- smagliature
- gonfiore addominale
- dolori alla zona lombare
- pancia che prude
- perdite vaginali di colore bianco
- rottura del sacco amniotico
- contrazioni preparatorie
Anche a 41 settimane di gravidanza la pancia continua a crescere, mentre l'utero esercita una forte pressione sulla zona perineale, determinando un intenso stimolo ad urinare.
Non è raro soffrire di emorroidi (causate dal peso del feto che spinge vero il basso), di cattiva digestione, di mal di schiena e di dolore alle gambe, in particolare se la gestazione si svolge durante i mesi estivi.
41 settimane di gravidanza: cosa fare
Una volta che la donna è arrivata alla data presunta del parto e l'ha superata, è consigliabile che la gestante si ricoveri presso la struttura sanitaria dove dovrà avvenire il parto.
Il personale medico si occuperà di programmare i vari monitoraggi e le analisi per valutare il benessere del feto. Queste indagini devono consentire di monitorare il benessere fetale quotidianamente, per questo è bene che la gestante si ricoveri e non effettui questi controlli autonomamente.
Il monitoraggio, oltre che per valutare il battito cardiaco fetale, ha anche la funzione di analizzare le contrazioni che potrebbero già essere presenti. Fondamentali, poi, sono anche altri parametri, quali: la quantità di liquido amniotico ancora presente, eventualmente il suo colore attraverso l'amnioscopia , la dilatazione del collo dell'utero e la posizione del bambino all'interno della pancia.
Qualora il parto non dovesse partire una volta superata la 41 settimana di gravidanza, i medici possono optare per l'induzione, ovvero una pratica che consente di avviare artificialmente il travaglio.
L'induzione può avvenire in diversi modi, a seconda delle condizioni fisiche della mamma e del feto, nonché dell'eventuale livello di dilatazione. Ad esempio, il ginecologo può procedere con la rottura manuale delle membrane oppure si può optare per l'inserimento di un gel a base di prostaglandine o per la somministrazione di ossitocina sintetica.
Sebbene lo scollamento manuale possa risultare fastidiosa, esso viene generalmente eseguito per primo in quanto si preferisce iniziare con un metodo che possa stimolare l'avvio di un travaglio in modo naturale, al contrario del gel, della fettuccia o dell'ossitocina, che sono tutti rimedi farmacologici.
L'induzione del parto si rende comunque necessaria qualora:
- si rompano le acque senza che per questo inizi il travaglio;
- la mamma soffre di diabete pregravidico o di diabete gestazionale;
- se il bimbo/a non cresce più nell’utero oppure se cresce troppo.
Il feto a 41 settimane
Alla settimana 41 di gravidanza il feto è completamente maturo e pronto per nascere. I suoi sensi sono formati ed esso è in grado di sentire i suoni, di vedere la luce e di riconoscere la voce materna una volta nato.
La maggior parte del lanugo e della vernice caseosa che ricoprono la pelle del bambino è stata eliminata, andando a finire nel suo stomaco e nell'intestino. Questi residui si mescolerà ai fluidi biliari e alle cellule morte della pelle per dare origine alla sua prima scarica intestinale. La sostanza che uscirà dal bimbo/a una volta nato è il meconio, ovvero delle feci dal colore nero-verdastro.
La presenza di meconio nel liquido amniotico, visibile con l'amnioscopia oppure in caso di rottura delle membrane, è indice di sofferenza fetale ed il parto deve essere intrapreso prima possibile.
Inoltre, è probabile che i bimbi che nascono dopo la 40esima settimana presentino la pelle un po' più secca e screpolata (a causa della mancanza della vernice caseosa), le unghie lunghe e i capelli più folti rispetto ai feti nati pre termine.
Alla settimana 41 il feto presenta, in media, queste misure:
- lunghezza feto 41 settimane: 51 cm
- peso feto a 41 settimane: all'incirca 4,000 grammi
I rischi di partorire dopo la 41esima settimana
É possibile partorire anche dopo la 41 settimana di gravidanza, a patto che i medici, dopo aver effettuato tutti i controlli necessari, stabiliscano che il feto è ancora in una situazione di benessere.
Dopo la 42esima settimana, tuttavia, l'induzione si rende molto raccomandabile, in quanto una gestazione protratta così a lungo nel tempo può determinare:
- poca quantità di liquido amniotico;
- anomalie nella crescita del feto (macrosomia e dismaturità);
- aumentato rischio di dover ricorrere alla Terapia Intensiva Neonatale;
- sofferenza fetale;
- presenza di meconio all'interno del liquido amniotico;
- possibilità che la madre vada incontro a traumi ostetrici ed emorragie;
- travaglio di parto lungo e difficile;
- possibile parto cesareo;
- parto vaginale operativo;
- lesioni perineali della madre;
Consigli di benessere per affrontare la 41esima settimana di gravidanza
La settimana 41 della gravidanza si caratterizza per i fastidi tipici della fine della gestazione, soprattutto considerando la presenza della pancia e il fatto che l'utero preme sugli altri organi interni.
Per affrontare al meglio quest'ultima fase, ecco qualche consiglio da mettere in pratica prima dell'eventuale ricovero e delle piccole accortezze a cui prestare attenzione:
- per cercare di far partire il travaglio spontaneamente si possono attuare alcune tecniche, come ad esempio praticare attività fisica, avere dei rapporti sessuali e fare dei bagni caldi. Si tratta, tuttavia, di metodi che non alcuna valenza scientifica e che potrebbero anche non funzionare;
- può essere che appena prima che inizi il travaglio la donna possa sperimentare diarrea, mal di pancia, febbre e brividi: sembra che questi sintomi siano effettivamente collegati all'inizio del parto e che lo possano precedere di qualche ora;
- in questa fase è importante mantenere la calma e non farsi prendere dall'ansia: passeggiare all'aria aperta, in un luogo non troppo lontano da casa è sicuramente una buona idea per distrarsi un po'.
Il consulto con il proprio medico è sempre necessario.