L’ecografia alle anche dei neonati è un esame non invasivo e indolore per il bambino, che solitamente va fatto entro il terzo mese di vita, entro i primi 45 giorni di vita se il pediatra nota qualche elemento che possa far sospettare una displasia dell’anca.
In questo articolo vediamo nel dettaglio in quali casi si rende necessaria l’ecografia alle anche del neonato e come viene eseguito l’esame.
Eco alle anche dei neonati: cos'è questo esame
L’ecografia delle anche neonatale è un esame che si avvale di uno strumento ad ultrasuoni chiamato ecografo, impiegato per visionare l’anatomia dell’anca.
Si tratta di un esame completamente indolore, non invasivo e che non richiede particolari preparazioni. Inoltre, non utilizzando radiazioni, bensì ultrasuoni, non costituisce alcun potenziale rischio per la salute del bambino.
Può essere eseguito su tutti i neonati dal primo mese di vita in poi , ma in alcuni casi viene anticipato già alle prime settimane.
Ecografia delle anche nei neonati: a cosa serve
L’ecografia alle anche rappresenta l’indagine di elezione per poter stabilire se il bimbo ha elementi strutturali riconducibili a displasia congenita dell’anca, detta anche lussazione.
Questo esame ecografico, utilizza appunto la tecnologia ad ultrasuoni per visionare tutta la morfologia dell’anca del piccolo, al fine di individuare possibili anomalie dell’articolazione coxo-femorale.
Le sedi anatomiche esaminate sono: la testa del femore (ossia la parte sferica dell’articolazione) e la cavità acetabolare (la parte concava che accoglie la testa del femore e che contiene i movimenti della stessa). In sede di esame viene quindi fatta una misurazione dell’angolo che viene a crearsi fra il tessuto osseo e cartilagineo dell’acetabolo, un parametro utile per stabilire l’eventuale grado di displasia.
Screening anche neonato: quando si fa
L’ecografia neonatale alle anche viene suggerita dai pediatri a tutti i bambini, sia maschi che femmine, entro il secondo/terzo mese di vita. A questa età, i tessuti del neonato non sono ancora calcificati ed è quindi possibile mettere in pratica una correzione qualora si dovessero riscontrare delle anomalie.
Come anticipato nei paragrafi precedenti, nel momento in cui il pediatra evidenzia fattori di rischio, l’esame viene anticipato entro i primi 45 giorni di vita.
I fattori di rischio che possono portare ad anticipare l’indagine ecografica sono:
- Ortolani positivo: una manovra che viene fatta dal pediatra nelle prime ore di vita per stabilire la mobilità articolare.
- Familiarità di primo grado per displasia all’anca.
- Parto prematuro, ovvero prima della 37esima settimana.
- Parto podalico: quando, al momento del parto, il bimbo non si trova con la testa rivolta verso la cervice uterina, ma al contrario, ovvero con i piedi rivolti verso il canale del parto. Si considera podalico anche il bambino che, nonostante il parto sia avvenuto nella posizione consueta, è comunque rimasto in posizione podalica per molti mesi all’interno dell’utero.
- Gemellarità.
Come si svolge l’ecografia alle anche
Come anticipato, l’ecografia alle anche è un esame non invasivo, che sfrutta la tecnologia ad ultrasuoni per esaminare la morfologia dell’articolazione coxo-femorale.
Si esegue in una decina di minuti al massimo e nonostante non sia doloroso, è richiesta comunque la presenza di un genitore per confortare il bimbo in questa situazione nuova per lui.
Il bambino viene posizionato in una culla, chiamata “culla di Graf” (che prende il nome del suo inventore Reinhard Graf). Si tratta di una specie di culla in gommapiuma, utile per permettere al neonato di rimanere in posizione di decubito senza la possibilità di spostarsi, ma al tempo stesso con tutto il comfort e la morbidezza.
Il medico, a questo punto, posiziona l’anca da esaminare in posizione semi-estesa e, dopo l’impiego dell’apposito gel, appoggia la sonda ecografica.
Come leggere il referto dell’esame ecografico
Il referto dell’ecografia alle anche, descriverà in maniera approfondita l’anatomia e la maturità dell’articolazione coxo-femorale, e verrà rilasciato un parametro (tipo I, tipo II, tipo III, tipo IV) che indica il grado di displasia eventualmente presente.
- Anca di tipo I: sta ad indicare un’anca matura e quindi assenza di displasia.
- Anca di tipo II: sta ad indicare un’anca caratterizzata da un ritardo nel grado di maturazione (per i bambini con meno 3 mesi) oppure un ritardo di ossificazione (per un età superiore a 3 mesi).
- Anca di tipo III: evidenzia tre possibili situazioni di diverso grado: anca decentrata in misura netta (la più grave del tipo III), anca decentrata, anca che sta per decentrare.
- Anca di tipo IV: indica il grado più avanzato di displasia che si può definire lussazione. Qui la testa del femore è traslata oltre la sua sede anatomica.
Displasia dell’anca: cos’è
La displasia dell’anca è una malformazione congenita che interessa circa l’1-2% dei neonati, con una maggior prevalenza nelle femmine (circa 5 volte in più).
Si verifica quando l’acetabolo, a causa della sua struttura anatomica piatta anziché concava, non riesce a contenere la testa del femore. In questa situazione, la testa del femore si trova costretta a traslare rispetto alla sua naturale posizione.
Nella maggior parte dei casi questa condizione è solo transitoria e permane fintanto che l’osso e la componente cartilaginea non maturano a dovere, solitamente entro il terzo mese di vita e questo è il motivo per cui viene fatta a partire dai 3 mesi in poi.
Se la situazione non dovesse risolversi entro questo lasso di tempo, si può quindi parlare di effettiva displasia dell’anca, una situazione che, se non trattata adeguatamente con le dovute correzioni ortopediche, può portare a conseguenze permanenti sulla mobilità futura del bambino.
Manovre utilizzate per verificare una probabile displasia dell’anca
Per capire se un neonato presenta segni che possano essere riconducibili ad una potenziale displasia dell’anca (e quindi meritevole di approfondimento tramite l’indagine ecografica) nelle prime settimane di vita, il pediatra mette a punto alcune manovre per verificare la posizione e la mobilità articolare.
Le manovre sono:
- Manovra di Ortolani: il bambino viene fatto stendere supino con le ginocchia flesse di 90° rispetto al bacino, in posizione detta “a rana”. Il medico a questo punto esegue degli allargamenti e poi dei movimenti in sequenza (flessione, abduzione e rotazione esterna delle gambe), esercitando una leggera pressione sull’articolazione coxo-femorale, per verificarne il grado di mobilità.
- Manovra di Barlow: va eseguita successivamente alla manovra di Ortolani, e consiste nel riportare le ginocchia vicino alla linea mediana del corpo (non più aperte a rana, ma chiuse) imprimendo una leggera pressione sul ginocchio in direzione del busto. Se l’articolazione subisce uno scatto, significa che la testa del femore è traslata rispetto alla sua sede anatomica
Se gli esami dovessero risultare positivi, il medico suggerirà un’ecografia alle anche, prima dei classici 3 mesi.
L’ecografia delle anche in alcune regioni italiane è ammessa come screening obbligatorio dopo la nascita e in altre raccomandato.