Co-sleeping: tutti i pro e i contro di questa pratica

Elena Turrini

Ultimo aggiornamento – 16 Maggio, 2024

mamma che dorme nel letto con il suo bimbo

Con il termine co-sleeping, si intende la pratica da parte dei genitori (o del care giver), di accogliere il bambino piccolo nel proprio letto per dormire insieme oppure installare la cosiddetta culla co-sleeping a fianco al lettone.

Nelle prossime righe vediamo tutti i dettagli di questa abitudine e come praticare il co sleeping in sicurezza.

Tipologie di co-sleeping

Prima di addentrarci nei benefici del co-sleeping, è bene fare un piccolo cenno sulle due diverse modalità con cui questo si può mettere in pratica:

  • Co-sleeping nello stesso letto: in questo caso il bambino condivide lo stesso letto con i genitori o uno dei genitori. Si tratta della forma più intima di co-sleeping, ma comporta anche qualche rischio, come quello di schiacciare il piccolo durante il sonno.
  • Co-sleeping nella stessa stanza: con questa forma di co-sleeping, il bambino dorme nella stessa stanza con i genitori, ma in un lettino o una culla separata. Questa forma è considerata più sicura rispetto al co-sleeping nello stesso letto, a parità di benefici.

Co-sleeping neonato, ecco perché è importante

Per quanto riguarda le potenzialità del co-sleeping, queste risiedono nel fatto che, più il bambino dorme assieme ai genitori, più negli anni sarà in grado di sviluppare una certa autonomia in diversi ambiti della vita, compreso il dormire da solo.

Questo meccanismo avviene perché, al contrario di quello che si possa pensare, accogliere il desiderio di dipendenza dei bambini piccoli, contribuisce a promuovere lo sviluppo di un carattere indipendente e autonomo.

La necessità di dormire accanto ai genitori, è in realtà un bisogno fisiologico inconscio del piccolo che, a partire dalla sua nascita è indifeso, non autonomo e vulnerabile ai pericoli e, pertanto, il suo istinto di sopravvivenza lo porta ad avvicinarsi alla figura genitoriale di riferimento, al fine di ottenere protezione.

La pratica del co-sleeping, fa infatti parte del “sistema comportamentale dell’attaccamento”, ovvero una teoria psicologica (sviluppata da John Bowlby nel XX secolo) che spiega il legame emotivo che si sviluppa tra il bambino e la figura di attaccamento primaria.

Il sistema comportamentale dell'attaccamento fa riferimento a quattro tipi di comportamento messi in atto dal bambino:

  • Esplorazione: quando il bambino si sente sicuro e tranquillo, è più motivato ad esplorare l'ambiente circostante e a sperimentare nuove esperienze.
  • Prossimità: nel momento in cui il bambino si sente minacciato o ha bisogno di ricevere un supporto fisico o emotivo, cerca la vicinanza e il contatto con la figura di attaccamento per ottenere conforto e protezione.
  • Separazione: nei frangenti in cui il piccolo è costretto a separarsi dalla figura di attaccamento, può manifestare ansia o disagio, desiderando il ritorno della figura di riferimento.
  • Rifugio sicuro: la figura di attaccamento diventa un rifugio sicuro per il bambino, fornendo supporto emotivo e fisico in situazioni di paura o stress.

 Le fasi che si riscontrano in questo sistema sono:

  • Dalla nascita sino ai 6-7 mesi di vita: in questa fase il bambino si esprime attraverso il pianto per comunicare ai genitori ciò di cui ha bisogno e riesce a calmarsi tramite contatto fisico, il suono di una voce familiare, la visione del volto di chi si prende cura di lui, succhiando qualcosa, o venendo cullato.
  • Al 7° e 8° mese di vita: qui il bambino sviluppa la capacità di ricordare diverse immagini, primo tra tutte il volto della madre, quindi, nei momenti in cui percepisce la sua assenza, si guarda intorno per cercare di trovarla.
  • Dai 9 mesi in poi: nel bimbo comincia ad instaurarsi l’ansia da separazione, che può durare per diverso tempo. Questa si caratterizza per un forte attaccamento alla madre e sensazioni di ansia e angoscia quando lei è assente o distante.

Ecco quindi che, nei primi mesi di vita, il bambino è sempre incentrato sulla ricerca della propria figura di attaccamento (che in genere è la madre), finendo per non gradire la presenza di altre persone e variare addirittura le sue abitudini di sonno-veglia, o il comportamento mentre gioca. Durante le sue attività quotidiane, il bambino rimane sempre vigile cercando con lo sguardo la figura care giver per assicurarsi che sia vicina.

È proprio nella variazione del ritmo sonno-veglia che il co-sleeping può dare il suo contributo nell’alleviare l’ansia del piccolo. Dormendo distante dalla madre, infatti, il sonno è meno profondo ed è sempre costellato da una certa iper-vigilanza.

Inoltre, va anche considerato il fatto che, qualora le richieste di vicinanza del bambino non venissero accolte, o comunque assecondate in maniera incostante, può sorgere il rischio di instaurare in lui un senso di insicurezza interiore, cosa che lo porterà ad avere difficoltà di sviluppare una certa autonomia nelle successive fasi della crescita. Proprio per questo, il co-sleeping risulta essenziale per un corretto sviluppo del carattere del bambino.

Quanto deve durare il co-sleeping?

Non è sempre semplice definire la durata ottimale della fase del co-sleeping, ma recenti studi hanno dimostrato che, fino ai 3 anni, molti bambini vogliono dormire nel letto con i genitori per tutta la notte o per una parte di essa.

Con il passare degli anni, questa necessità tende a diminuire, fino ad arrivare, intorno ai 5 anni in cui i bambini iniziano a dormire da soli senza problemi.

Si tratta comunque di tempi indicativi, calcolati sulla base di dati statistici, perciò va sempre fatto riferimento al singolo caso e trattando ogni bambino in base alle specifiche esigenze e necessità. Può quindi capitare che, per alcuni bambini il bisogno di dormire con la figura genitoriale si prolunghi, ma in genere entro i 10 anni, tranne in casi particolari, questa necessità dovrebbe scomparire per tutti i bambini.

Consigli per fare co-sleeping in sicurezza

Qualora i genitori volessero seguire la tecnica del co-sleeping, è bene che mettano in pratica alcune indicazioni per praticarlo nel modo corretto e minimizzare i potenziali rischi. A tal proposito, per un cosleeping sicuro è consigliato:

  • Utilizzare un materasso duro e ampio, escludendo il letto ad una piazza e il divano.
  • Assicurarsi che il materasso sia stabile e che non ci siano spazi in cui il bambino possa cadere accidentalmente.
  • Non utilizzare biancheria da letto troppo pesante.
  • Mantenere una temperatura della stanza costante e non troppo elevata.
  • Far dormire il bambino sempre in posizione supina.

Inoltre, al fine di evitare il più possibile il rischio di schiacciare il bambino, il co-sleeping è fortemente sconsigliato per tutti i genitori che si trovano nelle seguenti condizioni:

  • Soffrono di obesità.
  • Stanno seguendo terapie farmacologiche i cui effetti collaterali includono sonnolenza.
  • Fanno uso di farmaci ad azione sedativa (tra cui gli antidepressivi, ad esempio le benzodiazepine).
  • Hanno il vizio dell’alcolismo.
  • Sono dei fumatori (al fine di prevenire il fumo passivo di terza mano, ovvero il potenziale effetto negativo delle sostanze tossiche del fumo attraverso il contatto diretto con pelle, vestiti e capelli).

Aspetti negativi legati al co-sleeping

La pratica del co-sleeping potrebbe avere alcuni aspetti negativi per i genitori, che non possono essere sottovalutati qualora si decide di intraprendere questa strada.

Il co-sleeping può avere un impatto sulla vita sessuale e l'intimità dei genitori, poiché il tempo e lo spazio per condividere momenti privati possono essere ridotti. In questo caso l’ideale sarebbe disporre di due culle, una nella stanza matrimoniale e una seconda in una stanza attigua, in modo da riservarsi il proprio spazio qualora se ne sentisse la necessità.

Un altro problema a cui i genitori possono andare incontro, riguarda il momento in cui il bambino dovrà imparare a dormire nella sua cameretta. Se si dovessero riscontrare difficoltà, infatti, la scelta più saggia è fare questo passaggio in modo graduale e progressivo, assicurando al bambino la propria presenza in caso di bisogno.

Elena Turrini
Scritto da Elena Turrini

Web Content Editor e SEO Copywriter, laureata in Economia e specializzata in Neurocopywriting e Storytelling aziendale. Negli anni ha coltivato la sua passione nei confronti della salute e della scienza frequentando vari corsi.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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Elena Turrini
Elena Turrini
in Bebe e neonati

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