Tic nei bambini: cosa fare e cosa sapere

Elena Turrini

Ultimo aggiornamento – 04 Agosto, 2023

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Strizzare gli occhi, fare smorfie con il viso, muovere in maniera compulsiva gli arti o fare dei rumori con la bocca: questi sono solo alcuni dei tic che colpiscono i bambini che, quando compaiono, mettono spesso in allarme i genitori.

Fortunatamente, nella maggior parte dei casi, i tic nervosi nei bambini sono di origine benigna e molto raramente sono indice di una patologia sottostante. La motivazione che più frequentemente sta alla base della comparsa dei tic è una frustrazione emotiva che viene sfogata dal bambino tramite una serie di movimenti ripetuti.

Cerchiamo di capire meglio cosa sono e perché vengono i tic ai bambini e vediamo nel dettaglio come comportarsi per arginare il problema.

Tic nei bambini: cosa sono

I tic nervosi altro non sono che atti motori o vocali che vengono messi in atto in maniera ripetitiva e improvvisa dal bambino.

Esistono vari tipi di tic nervosi, anche se i più comuni in genere riguardano gli occhi, il volto e i tic vocali o (fonetici).

Alcune ricerche hanno evidenziato che circa il 20% dei bambini soffre di tic nervosi, con un’incidenza maggiore nei maschietti in età scolare. L’esordio solitamente si registra tra i 4 e i 6 anni, ma il picco di tic avviene nei bambini intorno ai 10 anni, per poi ridursi progressivamente a partire dalla pre-adolescenza. Molto meno frequenti sono invece i tic nervosi nei neonati.

Ciò che sta alla base della comparsa dei tic sembra essere lo stress, che nei bambini impatta sicuramente in maniera differente rispetto agli adulti.

Quando si parla di stress, viene naturale collegarlo alle problematiche degli adulti, ad esempio riguardanti il lavoro e il denaro, incomprensioni e tensioni familiari oppure il dover affrontare particolari momenti della vita come lutti, patologie, separazioni o altre situazioni spiacevoli.

Per un bambino tutto questo non esiste o, perlomeno, viene assorbito con una consapevolezza diversa rispetto ad un adulto, ma ciò non significa che un bimbo non possa provare stress. Al contrario, per bambini e ragazzi, qualsiasi cambiamento può rappresentare una fonte di stress, proprio perché non sono ancora in grado di mettere in pratica una sufficiente regolazione emotiva.

Ecco quindi che, piccole variazioni nello stile di vita come l’inizio della scuola, l’iscrizione ad un nuovo sport, il cambiare gruppo di amici, affrontare una verifica importante, il dover eseguire quotidianamente i compiti di casa o piccole liti con i genitori o i fratelli possono essere per loro fonte enorme di stress.

Va poi considerato che in medicina lo stress assume dei connotati molto più ampi oltre quello psicologico. Potenzialmente, ogni periodo di vita può corrispondere ad un certo grado di stress, perché sono molte le situazioni nella vita di un bambino in cui ci sono dei cambiamenti fisici, a partire dalla secrezione ormonale, i deficit nel sistema immunitario (dovuti anche banalmente ad un semplice cambio stagione) oppure una malattia infettiva che li costringe in casa. Queste situazioni, che un adulto con il suo bagaglio di esperienze sa affrontare con disinvoltura, per un bambino possono avere un impatto esagerato sull’equilibrio psico-fisico e possono scaturire nella comparsa di tic nervosi.

Tipologie di tic nervosi 

I bambini con tic nervosi, non presentano solo tic motori: esistono infatti anche i tic vocali nei bambini. Queste due tipologie, a loro volta, possono essere classificate come tic semplici o complessi.

I tic motori semplici comprendono piccoli e brevi movimenti ripetuti e possono riguardare tic agli occhi (il classico occhiolino), alla bocca, alla fronte, movimenti degli arti, sbuffamenti, ecc. Per quanto concerne i tic semplici vocali, i bambini manifestano ad esempio dei piccoli colpi di tosse o dei fischietti.

Per quanto riguarda i tic complessi invece, come suggerisce la parola, si tratta di tic molto più articolati che impegnano il bambino in rituali più lunghi. Tra i tic motori articolati si possono riconoscere il saltellamento, battere i piedi con diverse cadenze ritmiche, fare giravolte, ecc. I tic vocali complessi nei bambini sono invece insiemi di parole, sillabe o suoni ripetuti che, nei casi più gravi, possono sfociare in coprolalia (ripetere compulsivamente parolacce) oppure ecolalia (ripetere a mo’ di eco frasi, parole o suoni sentiti per ultimi).

Tic nervosi nei bambini: cause più frequenti

Sebbene le cause dei tic nervosi nei bambini non siano ad oggi totalmente comprese dalla comunità medico scientifica, le tesi più condivise ammettono sia fattori neurologici che psicologici.  

C’è da considerare il fatto che nel periodo che va dai cinque ai dodici anni, alcune aree celebrali come la corteccia motoria e i bulbi basali sono ancora in fase di sviluppo e perciò è più facile che certi movimenti sfuggano dal completo controllo del bambino.

Se a questa condizione fisiologica vengono aggiunti stimoli stressogeni, il bambino si trova in preda ad uno stato davvero difficile da domare.

Come anticipato, lo stress viene percepito e accusato dai bambini in maniera più intensa rispetto ad un adulto. Per un bambino o un ragazzo, è sufficiente uno stimolo lieve per far scaturire un periodo di forte stress.

Esistono però delle patologie che basano la loro definizione proprio sulla presenza di tic nei bambini. Queste sono la sindrome di Tourette e la sindrome PANDAS.

La prima è una malattia neuropsichiatrica conosciuta nel linguaggio comune come “la malattia dei TIC”.

Per diagnosticare la sindrome di Tourette, non è sufficiente che il bimbo presenti per un breve periodo di tempo un tic nervoso, ma devono verificarsi contemporaneamente queste situazioni:

  • la contemporanea presenza di tic complessi e semplici: ad esempio i classici tic agli occhi abbinati a situazioni più gravi di coprolalia;
  • i tic dei bambini si manifestano alternando periodi di esacerbazione a periodi di remissione;
  • i periodi di remissione durano più di tre mesi;
  • i tic sono presenti da almeno 1 anno;
  • l’insorgenza dei tic è avvenuta prima dei 18 anni;
  • l’eventuale concomitanza con altri disturbi di origine psichiatrica come il disturbo ossessivo compulsivo o l’ADHD.

Il medico di riferimento che svolge la diagnosi della sindrome di Tourette è il neuropsichiatra che, prima di avanzare la diagnosi, verificherà tramite la diagnostica per immagini l’assenza di condizioni celebrali (patologiche e non) che possano giustificare i tic.

La seconda sindrome è definita PANDAS ed è l’acronimo di “Pediatric Autoimmune Neuropsychiatric Disorders Associated ith Streptococcus infections”.

Come suggerisce il nome, l’elemento che contraddistingue la sindrome PANDAS è l’insorgenza dei tic inseguito ad un’infezione streptococcica (in particolare ad opera dello streptococco beta emolitico del gruppo A). Il meccanismo che sta alla base di questo disordine neuropsichiatrico è da ricercarsi in un’anomalia del sistema immunitario, ossia nella produzione di anticorpi che aggrediscono e danneggiano le cellule nervose dell’encefalo, con conseguente comparsa di tic nervosi e iperattività.

Nonostante la sindrome PANDAS non sia ad oggi una malattia riconosciuta, la letteratura scientifica si sta infoltendo. Per curare i tic nervosi da PANDAS, i neuropsichiatri prescrivono terapie antibiotiche ripetute nel tempo e solitamente somministrate per via endovenosa.

Tic nervosi nei bambini: cosa fare 

Nella maggioranza dei casi, a meno che i tic infantili non siano correlati a cause organiche e quindi ad una delle sindromi sopra menzionate, solitamente tendono a risolversi spontaneamente.

Va ricordato che i tic nervosi nei bambini sono molto spesso la manifestazione di una frustrazione emotiva. I sentimenti che accompagnano il bambino con i tic nervosi sono ansia, angoscia e vergogna che potrebbero sfociare in ritiro sociale e difficoltà nelle relazioni.

Proprio per questo, i genitori dovrebbero adottare dei comportamenti utili che non facciano crollare il bambino in crisi personali ancor più difficili da gestire dei tic stessi. In particolare:

  • non evidenziare o far notare i tic al bambino o ad altre persone in sua presenza;
  • non deriderlo o prenderlo in giro: anche se fatto con l’intenzione di sminuire il problema, questo atteggiamento potrebbe mettere in difficoltà il bambino e mortificarlo;
  • premiare ogni conquista ed evitare i rimproveri inutili: è giusto riprendere il proprio figlio per scopi educativi, ma cercando sempre di mantenere un tono di incoraggiamento e mai svalutativo;
  • non caricare il bambino di aspettative troppo grandi o ancor peggio di sensi di colpa;
  • insegnargli ad esprimere le proprie emozioni, sia quelle positive che negative;
  • se il bambino manifesta la volontà di parlare dei propri tic, assecondare il momento e farlo sentire al sicuro;
  • incitare il bambino al gioco all’aperto.

Per quanto riguarda i suggerimenti su come curare i tic nervosi dei bambini, gli psicologi ne offrono uno molto utile e si tratta del “diario dei tic”. Ecco cosa fare:

  • segnare quali sono i tic che si susseguono nel tempo;
  • scrivere l’eventuale comparsa di nuovi tic e la data corrispondente;
  • appuntare quali sono i momenti della giornata in cui si accentuano.

Il diario dei tic è un buon modo per aver la situazione sotto controllo e riportarla eventualmente agli specialisti di riferimento. Non dovrà assolutamente essere visionabile dal bambino, ma servirà come strumento per il genitore.

Inoltre, è sempre buona prassi affidare il bambino o il ragazzo ad uno psicologo specializzato nell’età evolutiva che saprà individuare il problema con professionalità e saprà esattamente cosa fare per rimediare ai tic e per aiutare il piccolo a controllare la sfera emotiva.

Elena Turrini
Scritto da Elena Turrini

Web Content Editor e SEO Copywriter, laureata in Economia e specializzata in Neurocopywriting e Storytelling aziendale. Negli anni ha coltivato la sua passione nei confronti della salute e della scienza frequentando vari corsi.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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