Mononucleosi nei bambini: sintomi, contagio e cura

Elena Turrini

Ultimo aggiornamento – 07 Agosto, 2023

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La mononucleosi, conosciuta anche come “malattia del bacio” (o "kissing disease") è una malattia infettiva causata da un virus chiamato virus di Epstein-Barr (EBV). Si tratta di un herpesvirus appartenente alla stessa famiglia del virus della varicella, degli herpesvirus responsabili degli herpes labiali/genitali e del virus Herpes zoster (l’agente responsabile dell’infezione comunemente chiamata “Fuoco di Sant’Antonio”).

Come gli altri, anche il virus della mononucleosi (EBV) rimane nell'organismo umano in forma latente dopo l'infezione primaria e può riattivarsi ciclicamente se si presentano alcuni fattori scatenanti, come un abbassamento delle difese immunitarie.

Sebbene possa colpire persone di tutte le età, la mononucleosi si manifesta maggiormente nei bambini e nei ragazzi a causa del loro sistema immunitario meno sviluppato.

Va comunque precisato che, in casi molto rari (circa il 5-10%), la mononucleosi infettiva nei bambini può essere scatenata da altri virus, come il citomegalovirus o l'adenovirus, dando origine ad un quadro clinico simile alla mononucleosi da EBV.

In questo articolo vediamo nel dettaglio tutti i segni e i sintomi caratteristici della mononucleosi nei bambini, come si trasmette, quanto dura l’infezione e quali sono le terapie.

Mononucleosi nei bambini: come avviene il contagio

La mononucleosi può essere trasmessa sostanzialmente in quattro diversi modi:

  • contatto diretto saliva-saliva: rappresenta la via principale di trasmissione e si verifica attraverso il contatto diretto con la saliva di una persona infetta, ad esempio tramite i baci (proprio per questo viene appunto chiamata “malattia del bacio”)
  • oggetti contaminati: rappresenta la seconda modalità di trasmissione più frequente della mononucleosi nei bambini e avviene tramite la condivisione di oggetti che sono venuti a contatto con la saliva della persona infetta. Può trattarsi di giocattoli, posate, bicchieri, ecc. Alcuni studi di laboratorio hanno confermato che il virus rimane vivo sulle superfici fino alla completa asciugatura della saliva. Ne consegue che, fintanto che l’oggetto rimane umido, il contagio risulta possibile
  • goccioline respiratorie: il virus può essere trasmesso attraverso gocce di saliva infetta che si liberano nell'aria in conseguenza a colpi di tosse o starnuti
  • trasmissione ematica attraverso altri fluidi corporei: in casi molto rari, l’EBV può essere trasmesso attraverso il contatto con il sangue o con altri fluidi corporei (sperma o secrezioni vaginali) di una persona infetta. Nel caso della mononucleosi nei bambini, queste casistiche sono piuttosto rare, ma può capitare ad esempio che il contagio avvenga in seguito a trasfusioni o trapianti d’organo

In ogni caso, vista l'abitudine dei bambini di portarsi spesso le mani alla bocca e toccare gli oggetti circostanti, la trasmissione della mononucleosi nei bambini piccoli avviene principalmente tramite contatto diretto con la saliva infetta o attraverso oggetti contaminati dalla saliva.

Incubazione della mononucleosi infantile

Il periodo di incubazione della mononucleosi infantile dura generalmente 10-15 giorni, un lasso di tempo decisamente più breve rispetto ai 30-50 giorni riscontrati negli adulti e negli adolescenti. Come la maggior parte delle infezioni virali, durante il periodo di incubazione i bambini possono trasmettere il virus, pur non manifestando ancora i sintomi.

Sintomi della mononucleosi nei bambini

Molti bambini affrontano l’infezione in maniera del tutto asintomatica o al massimo con sintomi lievi. I bambini che invece sviluppano sintomi più evidenti mostrano generalmente:

  • febbre di diversa entità: alcuni bambini possono avere febbre alta persistente, altri invece solo febbricola. Spesso, la febbre è anche accompagnata da abbondante sudorazione notturna;
  • ingrossamento dei linfonodi cervicali, sottomandibolari, ascellari e inguinali, talvolta associato a dolore. Questa condizione è nota in medicina con il termine “linfoadenopatia”;
  • rash cutaneo (soprattutto nella mononucleosi nei bambini piccoli);
  • mal di gola e placche;
  • difficoltà di deglutizione;
  • ingrossamento della milza (una condizione definita “splenomegalia”)
  • mal di testa;
  • dolori muscolari e articolari simili a quelli influenzali;
  • mancanza di appetito e dimagrimento;
  • debolezza.

La maggior parte dei bambini guarisce completamente dalla mononucleosi entro qualche settimana, ma può anche accadere che alcuni bambini portino avanti gli strascichi dell’infezione addirittura per mesi, accusando stanchezza persistente e difficoltà nel riprendere le normali attività quotidiane.

In genere, una volta contratto il virus l’immunità dura tutta la vita, ma certi soggetti possono tornare a manifestare nuovamente i sintomi a causa di una riattivazione dell’infezione. Quest’ultimo caso si verifica più frequentemente nei bambini con deficit del sistema immunitario, per i quali l’infezione rappresenta anche un rischio maggiore di sviluppare complicanze gravi, come la rottura della milza, un risvolto raro, ma che richiede un intervento medico immediato. In questi casi, è importante monitorare attentamente il bambino e, qualora comparissero dei dolori nel quadrante superiore sinistro dell’addome, è necessario contattare immediatamente il pronto soccorso perché potrebbe trattarsi appunto di rottura della milza.

Mononucleosi infantile: come si cura

La mononucleosi nei bambini è una malattia che spesso guarisce spontaneamente entro 2-3 settimane dalla comparsa dei sintomi, senza bisogno di particolari trattamenti farmacologici.

Per aiutare il bambino a guarire, è importante che stia a letto, beva molti liquidi, assuma dosi adeguate di vitamina C e cibi antiossidanti ed eviti lo sforzo fisico per almeno 6-8 settimane, anche dopo la scomparsa dei sintomi.

Può comunque capitare che alcuni bambini sperimentino stanchezza e difficoltà di concentrazione per diversi mesi dopo la remissione clinica, mentre in rari casi possono verificarsi ricadute croniche negli anni successivi. Questo accade perché il virus EBV rimane in latenza all’interno dell’organismo e si riattiva in presenza di alcune condizioni fisiologiche predisponenti (come deficit delle difese immunitarie).

In questi ultimi casi, il medico prescriverà delle integrazioni di supporto per rinforzare le naturali difese immunitarie come ad esempio dei prodotti a base di Echinacea.

Mononucleosi nei bambini: terapia farmacologica

La cura della mononucleosi nei bambini non prevede l’impiego di farmaci specifici, ma il pediatra può prescrivere delle terapie definite “sintomatiche”, ovvero che vanno a ridurre i sintomi dell’infezione, pur non debellando in prima linea l’agente infettivo.

I farmaci più utilizzati sono:

  • FANS (antinfiammatori non steroidei) come l'ibuprofene.
  • antipiretici per ridurre gli episodi febbrili, come il paracetamolo.
  • farmaci corticosteroidi, ma solo nei casi più gravi quando si presenta gonfiore alla gola con interessamento tonsillare.

Durante la terapia della mononucleosi nei bambini, è importante evitare di somministrare l’aspirina perché bambini e adolescenti potrebbero rischiare la sindrome di Reye, una malattia che deriva dall’uso di salicilati (acido acetilsalicilico) in concomitanza con un’infezione virale.

Infine, come per tutte le altre infezioni ad opera di virus, anche in questo caso l’assunzione di antibiotici si rivela inutile, se non dannosa, in quanto aumenta i fenomeni di antibiotico-resistenza.

Elena Turrini
Scritto da Elena Turrini

Web Content Editor e SEO Copywriter, laureata in Economia e specializzata in Neurocopywriting e Storytelling aziendale. Negli anni ha coltivato la sua passione nei confronti della salute e della scienza frequentando vari corsi.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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