Disprassia verbale: cos'è e come si manifesta nei bambini

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 19 Febbraio, 2024

maestra dell'asilo con piccoli alunni

Cos'è la disprassia verbale e come si riconosce? Da cosa sono causati i problemi nel linguaggio nei bambini e quali strategie si possono attuare per migliorare la loro comunicazione? Scopriamolo insieme.

Che cos'è la disprassia verbale?

Con il termine di disprassia verbale si fa riferimento a un insieme di disturbi che colpiscono la capacità del bambino di emettere suoni e di utilizzare il linguaggio per comunicare. I soggetti che presentano una difficoltà di questo tipo non riescono a programmare i movimenti necessari per articolare i suoni che danno poi forma alle sillabe e alle parole.

La Disprassia Verbale Evolutiva (DVE), come sarebbe più preciso chiamare tale disturbo, è un vero e proprio disordine del linguaggio, che si manifesta quando il bambino non riesce a riprodurre in modo rapido, preciso e adeguato al contesto, gli schemi motori necessari per comunicare con gli altri. 

Spesso la disprassia può manifestarsi in relazione a problematiche nella muscolatura del volto (ipotonia), tuttavia questa condizione non è sempre presente. Essa inoltre può manifestarsi anche come:

  • disprassia verbale idiopatica. In questo caso non vi sono alterazioni del Sistema Nervoso Centrale nel bambino;
  • disprassia verbale in presenza di danni neurologici. In tale contesto il disturbo è causato da disartria evolutiva, paralisi cerebrali o sindromi genetiche;
  • disprassia verbale. La disprassia si associa a sindromi neuro comportamentali come l’autismo e ne costituisce un sintomo.

La disprassia verbale può manifestarsi in vari modi e con livelli di gravità diversi, inoltre le problematiche che riguardano il linguaggio possono presentarsi insieme ad altre forme di disprassia, come quella uditiva, quella tattile o quella motoria.

Come si riconosce la disprassia verbale nei bambini?

Esistono numerose forme di disprassia verbale e i sintomi sono, pertanto, molto vari. Un bambino disprassico può manifestare ad esempio:

  • difficoltà a organizzare le sequenze di suoni necessarie all'articolazione del linguaggio;
  • tendenza a parlare lentamente, soprattutto se le parole sono molto lunghe;
  • errori nella formulazione dei suoni, anche all'interno di una singola parola: ad esempio, se un bambino vuole dire "gatto", potrebbe dire "datto" o "tatto";
  • intonazione costante, anche nel caso di frasi interrogative;
  • uso scorretto degli accenti;
  • difficoltà a livello motorio, come ad esempio la tendenza ad essere goffi;
  • in alcuni casi, ipersensibilità tattile, visiva o uditiva;
  • difficoltà a livello bucco-facciale;
  • ritardo nella comparsa delle prime parole;
  • repertorio di parole scarso e difficoltà a impararne di nuove;
  • difficoltà a produrre suoni articolati, soprattutto se le parole sono lunghe;
  • eloquio monotono o spezzettato;
  • difficoltà ad organizzare l'insieme di movimenti di mandibola, labbra e lingua al fine di produrre il suono voluto;
  • difficoltà nella suzione o nell'alimentazione;
  • poca espressività;
  • ritardi nell'acquisizione di tappe motorie.

È fondamentale saper riconoscere la disprassia verbale per tempo, visto che una diagnosi precoce può migliorare notevolmente la qualità della vita del bambino.

Tra i segnali associati a questo disturbo da tenere monitorati vi sono:

  • lallazione tardiva o assente durante il primo anno di vita;
  • produzione di un repertorio di suoni estremamente scarso;
  • avvio del linguaggio molto tardivo e addirittura assente fino ai tre-quattro anni;
  • il bambino mostra di sforzarsi ma non riesce ad articolare i suoni;
  • difficoltà nei movimenti (ad esempio salire o scendere le scale);
  • difficoltà nello sviluppo delle autonomie quotidiane;
  • scarsa interazione sociale con i coetanei;
  • assenza di gioco simbolico;
  • difficoltà nel portare avanti attività ludiche come puzzle, costruzioni, manipolazioni tattili, disegno, collages, uso di forbici,...;
  • scarsa capacità di concentrazione;
  • difficoltà emotive, le quali possono esprimersi con scatti d’ira o frustrazione.

Talvolta un bimbo può manifestare contemporaneamente la disprassia verbale e orale, tuttavia non è detto che entrambi i problemi siano presenti. Nel primo caso, infatti, i problemi riguardano il linguaggio e la produzione di suoni, mentre nel secondo il bimbo incontra delle difficoltà a gestire i movimenti della bocca in tutti i campi, come ad esempio la masticazione e l'alimentazione.

Le cause della disprassia verbale

La disprassia verbale si distingue in primaria (o idiopatica) e secondaria. Nel primo caso non vi sono precise cause identificabili, mentre nel seconda il disturbo è determinato da patologie neurologiche evidenti. Può essere operata poi un'ulteriore distinzione fra disprassia in forma pura oppure in associazione ad altri distretti motori o a un disturbo di coordinazione motoria.  

La disprassia primaria può essere associata a un basso peso alla nascita o alla prematurità, tuttavia si è visto che anche la presenza di soggetti disprassici in famiglia può rendere più probabile la comparsa di questo disturbo. È comunque fondamentale intervenire per cercare di risolvere o migliorare la situazione in quanto, andando avanti negli anni, un bambino disprassico potrà incontrare difficoltà a livello dell'apprendimento scolastico.

La prima figura di riferimento per valutare lo stato del problema è il pediatra, il quale sarà poi in grado di indirizzare la famiglia verso uno specialista in disturbi del linguaggio ed eventualmente valutare la presenza di altre problematiche del comportamento che possono andare a sovrapporsi, come ad esempio l'autismo.


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Cosa fare in presenza di una disprassia verbale evolutiva

Se si sospetta un problema di disprassia verbale è fondamentale ottenere una diagnosi precoce, in modo da aiutare il bambino a superare le sue difficoltà e non sentirsi preda della frustrazione legata al non riuscire articolare il linguaggio. 

In genere, dopo una prima valutazione effettuata dal pediatra, la famiglia viene inviata presso un neuropsichiatra infantile, il quale potrà poi coinvolgere le figure del logopedista e di un terapista dell'età evolutiva.

Per aiutare il bambino a superare le sue difficoltà possono essere messe in atto diverse strategie, fra cui:

  • l'utilizzo di strumenti tecnologici o di codici sostitutivi (disegni, figure, gesti,...) per aiutare il bambino a comunicare con gli altri;
  • esercizi di recupero di alcune funzioni fisiche, come l’articolazione della lingua e dei muscoli facciali;
  • potenziamento di altre abilità, così da compensare i limiti che possono insorgere nella vita quotidiana e favorire l'autostima del bambino.

Occorre tenere presente, tuttavia, che la disprassia non è una vera e propria malattia, bensì una condizione non fissa ma mutabile nel tempo. Per questo motivo non esiste una vera e propria cura definita da attuare, ma un insieme di soluzioni che possono o meno aiutare il bambino a sviluppare le sue capacità verbali.

Al fine di migliorare il linguaggio e favore la crescita e l'integrazione del bimbo è importante mantenere un atteggiamento propositivo e collaborativo, facendo attenzione a:

  • premiare il bambino quando ottiene un progresso;
  • non farlo sentire diverso dai suoi compagni;
  • permettergli di vivere la vita secondo le sue capacità e non privarlo di stimoli che, possono rivelarsi fondamentali per il suo sviluppo;
  • mostrarsi disponibili a ripetere le istruzioni più e più volte;
  • incoraggiarlo a provare nuove attività;
  • lasciargli il tempo necessario affinché completi i compiti;
  • favorire la sua autostima;
  • mantenere attive le sue relazioni sociali.
Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Giuseppe Pingitore
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