Che cosa si intende per autolesionismo nei bambini e negli adolescenti e come si manifesta nelle due fasce d'età?
Da quali fattori è determinato e quali strategie terapeutiche è possibile mettere in atto al fine di intervenire adeguatamente a riguardo? Scopriamolo insieme.
Che cosa si intende per autolesionismo in bambini e adolescenti
L'autolesionismo non suicidario comprende una serie di atti volti a infliggere danno al proprio corpo senza intenzione di causare la morte.
Frequentemente indicato con l'acronimo NSSI, questo tipo di autolesionismo è una problematica in crescente diffusione, soprattutto tra gli adolescenti, e può essere scaturito da una varietà di fattori.
Gli atti autolesionisti possono comprendere diverse azioni, come ad esempio:
- tagli;
- bruciature;
- ematomi;
- sanguinamenti;
- morsi;
- lesioni alla pelle e al cuoio capelluto;
- bruciature di sigaretta.
L'autolesionismo si manifesta prevalentemente nella fascia d'età compresa tra i 12 e i 15 anni, tuttavia non è insolito riscontrare atteggiamenti affini anche in età infantile.
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Tale comportamento tende a scomparire intorno ai 20-25 anni, tuttavia può accompagnarsi ad altri comportamenti a rischio, come ad esempio l'abuso di alcol o di sostanze stupefacenti.
Pur non essendo direttamente correlati a tentativi di suicidio, i comportamenti autolesivi costituiscono un segnale d’allarme significativo e sono riconosciuti come un importante fattore di rischio.
Si stima che ne soffra circa il 19% degli adolescenti in relazione a differenti livelli di gravità, con un'incidenza maggiore tra le ragazze rispetto ai maschi.
L'autolesionismo nei bambini piccoli e negli adolescenti è presente in una percentuale che oscilla tra l’'1,5% e il 6,7% dei soggetti non affetti da disturbi psichiatrici.
Al contrario, chi è affetto da patologie psichiatriche o da disturbi dell'umore, della personalità, problematiche alimentari e dipendenza da sostanze, mostrano un'incidenza significativamente più elevata di comportamenti autolesionistici.
Principali cause dell'autolesionismo in adolescenza
I comportamenti autolesionistici che si sviluppano durante l'adolescenza possono essere causati da diversi fattori, come ad esempio:
- una situazione di forte ansia;
- difficoltà nei rapporti personali;
- tensione con i genitori;
- ambiente sociale e famigliare svantaggiato;
- problemi scolastici;
- disturbi dell'umore;
- volontà di imitare gli altri;
- forme di autopunizione;
- traumi emotivi;
- traumi fisici (situazioni di abuso).
Frequentemente, se il movente di questi atti è guidato principalmente dall'intento di emulare, ciò si associa alla difficoltà dell'adolescente nel regolare le proprie emozioni e gestire le relazioni interpersonali.
Cambiamenti repentini, condizioni di vita precarie o svantaggiate e una relazione problematica con la famiglia d'origine possono avere un impatto significativo e contribuire allo sviluppo di comportamenti autolesionistici.
In questi contesti l’individuo può ricorrere a delle strategie di "coping", ovvero dei meccanismi psicologici che hanno la funzione di placare l'ansia e lo stress provocando sollievo immediato.
In altri casi l'NSSI può essere associato alla presenza di ulteriori problematiche, tra le quali le più comuni sono:
- depressione;
- disturbi dell'alimentazione;
- disturbo di personalità;
- alterazioni dell'umore;
- abuso di sostanze;
- disturbi del comportamento.
Autolesionismo e adolescenza: quali cure?
La terapia per l'autolesionismo in adolescenza necessita di un approccio multidisciplinare che coinvolga tanto il soggetto interessato quanto la sua famiglia.
Obiettivi principali del trattamento puntano a prevenire una escalation degli atti autolesionistici verso comportamenti suicidari; successivamente a ridurne la portata e l'intensità; e, infine, potenziare le competenze relazionali dell'adolescente al fine di aiutarlo a trovare altre modalità per esprimere e gestire la propria frustrazione.
Tra gli approcci terapeutici che si sono rivelati utili vi sono la terapia dialettico-comportamentale e l'approccio psicoterapico tradizionale, quest’ultimo è finalizzato ad indagare ed esplorare le radici profonde che hanno spinto il giovane ad autoinfliggersi intenzionalmente del male.
In genere l'NSSI non prevede alcuna terapia farmacologica (ad esclusione dei casi in cui esso è correlato a patologie psichiatriche o disturbi di altro tipo), tuttavia tale problematica non va assolutamente sottovalutata in quanto rappresenta sempre un campanello d'allarme rilevante di un malessere importante.
Coloro che mettono in atto azioni autolesionistiche, infatti, provano un forte disagio e sono indubbiamente alle prese con notevole sofferenza, la quale va approfondita e, ove possibile, alleviata mediante il supporto psicoterapico.
Oltre a eliminare ogni potenziale oggetto pericoloso (come ad esempio le armi), è importante che i membri della famiglia non assumano un atteggiamento giudicante, ma che si impegnino, concretamente, al fine di offrire tutto il supporto e le attenzioni necessarie.
L'autolesionismo nei bambini
L'autolesionismo infantile è una problematica relativamente diffusa che può essere originata da una varietà complessa di fattori.
Esso si manifesta tipicamente con la propensione del bambino ad autoinfliggersi dolore, con azioni che comprendono:
- sbattere la testa (contro il muro o contro degli oggetti);
- darsi dei pugni o degli schiaffi;
- cadere per terra;
- graffiarsi;
- mordersi le labbra o le mani;
- strapparsi i capelli.
Ci sono casi in cui i bambini arrivano intenzionalmente a provocare una forte reazione aggressiva nei genitori con lo scopo di subire punizioni fisiche, mentre altri dissimulano cadute, tagli e ferite attribuendoli alla distrazione quando invece tali azioni sono state messi in atto deliberatamente.
L'autolesionismo infantile è una problematica che può inquietare fortemente i famigliari di un bambino; tuttavia, il primo passo per risolverlo è quello di effettuare una diagnosi accurata.
Occorre, infatti, dapprima escludere una patologia, un ritardo mentale oppure un Disturbo dello Sviluppo, così come le malattie congenite (la Sindrome di Lesch-Nyhan, ad esempio).
Cause dell'autolesionismo infantile
Le principali cause dei comportamenti autolesionisti in età infantile possono includere:
- l'incapacità di gestire a frustrazione e il rifiuto. Spesso le forme di auto punizione messe in atto dai bambini piccoli derivano dal non riuscire a sopportare il peso del divieto. Talvolta, in seguito a rimproveri o al divieto di svolgere determinate attività, i bambini possono adottare una strategia di autoregolazione emotiva che si manifesta attraverso comportamenti autolesionistici;
- le difficoltà nel costruire relazioni sociali soddisfacenti e problemi con i compagni di scuola;
- forti tensioni emotive tensioni interne che, non trovando spazio o modo di esprimersi all'esterno, sfociano in aggressività risvolta verso sé stessi;
- problemi con le figure di accudimento. I bambini autolesionisti possono provare rabbia e frustrazione nei confronti di un adulto (in genere uno o entrambi i genitori) e a causa di ciò sfogano la conflittualità repressa contro di sé;
- presenza di un evento trigger scatenante che mina la stabilità emotiva. Esempi tipici sono la nascita di un fratellino o di una sorellina, un trasloco, la separazione dei genitori, un brutto voto a scuola;
- l'essere vittima di episodi di bullismo.
In genere, le forme di auto punizione nei soggetti molto piccoli (come l'autolesionismo nei bambini di due anni o poco più) sono determinate dall'accumulo di forti tensioni emotive che non riescono a trovare un modo alternativo per essere incanalate.
Consigli utili per il trattamento dell'autolesionismo infantile
Bambini che fanno i capricci e vengono sgridati duramente, situazioni di trascuratezza emotiva, scarsa presenza genitoriale e difficoltà relazionali rappresentano le cause principali del NSSI in età infantile.
Per affrontare questa problematica è opportuno adottare delle soluzioni che aiutino il bimbo a esprimere le proprie emozioni in maniera adeguata.
Con il supporto di un terapeuta, i genitori possono scoprire le modalità più appropriate per affrontare l'argomento (se il bambino ha un’età che lo consente) oppure si potranno adottare strategie alternative, come ad esempio un cambiamento nello stile di vita e una maggior condivisione delle difficoltà.
Alcuni consigli utili da prendere in considerazioni includono:
- la riduzione degli stimoli: bambini troppo affaticati e stanchi possono avere difficoltà nel regolare le loro emozioni;
- corsi di psicomotricità: la psicomotricità è un approccio terapeutico ed educativo che mira a sostenere e promuovere lo sviluppo psicologico e motorio dell'individuo attraverso l'utilizzo del movimento e dell'attività corporea. Essa si rivela una proposta molto utile al fine di aiutare a gestire lo stress e la condivisione in gruppo;
- mantenere un dialogo aperto e costruttivo: è importante astenersi da comportamenti giudicanti o ostili, facendo invece sempre del proprio meglio per tranquillizzare il bambino;
- aiutare il bambino a verbalizzare le sue emozioni aiutandolo a comprenderle.