Come rispondere ai perché dei bambini? Ce lo spiega la pedagogista

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 23 Maggio, 2023

Scopriamo come rispondere ai perché dei bambini

Durante l’infanzia, i bambini sono soliti porre ai propri genitori una serie (quasi) infinita di domande: la notevole curiosità dei più piccoli può mettere in difficoltà l’adulto, tanto da non sapere come rispondere a determinati quesiti.

Andiamo a scoprire, insieme alla Pedagogista, la Dr.ssa Silvia Marchetti (su Instagram silviamarchetti_pedagogista) come gestire questa fase e qual è il modo migliore per rispondere alle domande più “scomode”. 

Perché improvvisamente i bambini iniziano a fare tante domande?

“La fase dei perché” è una tappa dello sviluppo che emerge indicativamente tra i 2 e gli 8 anni; essa dipende molto dallo sviluppo del linguaggio ed è caratterizzata da una spiccata curiosità che porta i bambini a rivolgersi all’adulto con una serie di domande dirette e potenzialmente infinite.

Durante questa fase della crescita, i bambini iniziano a guardarsi intorno e a cercare risposte alle loro domande dagli adulti di riferimento e non è insolito che sottopongano il genitore a quesiti cui è piuttosto difficile dare delle risposte.

Queste domande sono dovute all’esigenza di comprendere un mondo ancora troppo complesso per un bambino, ma di cui inizia a farne parte; è assolutamente normale sentirsi fragili dinanzi a domande sulla morte, impacciati davanti al sesso, insicuri di fronte a questioni familiari irrisolte o impreparati sulle domande scientifiche.

Come gestire il periodo in cui i bambini iniziano a fare domande "scomode"?

È giusto sapere che anche quando le risposte sembrano troppo complesse per un bambino o troppo precoci, ci sono tre fattori importanti da tenere in considerazione:

  • i bambini generalmente fanno solo domande per le quali sono pronti a sentire la risposta, per cui è consigliabile rispondere senza andare oltre;
  • le risposte che non avranno da noi, le cercheranno altrove e lì potrebbero trovare persone o coetanei meno informati;
  • anche se pensiamo di proteggerli non rispondendo alle loro domande o mentendo, in realtà è sempre meglio essere sinceri.

Come gestire e rispondere alle domande più gettonate dai bambini

Cerchiamo di scoprire, insieme alla Dr.ssa Marchetti, come rispondere alle domande che i bambini pongono più spesso.

Ecco una raccolta.

Perché si muore?

Davanti a queste domande è normale rimanere spiazzati e aver paura di rispondere, ma si tratta di quesiti molto comuni per i bambini tra i 3 e i 5 anni – soprattutto a seguito di vissuti diretti per la morte di un parente, un animale o dal confronto con i coetanei.

D’istinto, molto probabilmente, verrebbe da non rispondere o voler rassicurare il bambino con una bugia, dicendo che il genitore sarà sempre con lui; in questo caso, però, il figlio capirebbe con il tempo che si trattava di un’illusione.

Meglio dire sempre la verità, utilizzando un tono rassicurante, un linguaggio adeguato all’età e accogliendo tutte le emozioni del bambino: si potrebbe, dunque, rispondere che tutti a un certo punto della vita muoiono, ma adesso si farà di tutto per stargli accanto durante la crescita.

In questo modo si andrà a costruire una relazione basata sull’onestà e fiducia e il bambino avrà la consapevolezza che il genitore gli sarà affianco.

Esiste davvero il mostro sotto al letto?

I mostri sono una delle paure più frequenti durante lo sviluppo e derivano dal mondo interno del bambino fatto di preoccupazioni, insicurezza di fronte all’ignoto. Egli viene proiettato all’esterno attraverso delle creature fantastiche. Quindi come rispondere alla domanda “esiste il mostro sotto al letto”?

Invece di sminuire e razionalizzare, si può rispondere dicendo “il mostro esiste per chi lo vede. A te capita mai di vederlo? Ti va di descrivermi com’è fatto?"

In questo modo si aiuterà il bambino a esternare la sua paura, legittimando la sua emozione e accompagnandolo in questa fase finché non arriverà da solo a comprendere che il mostro esiste solo nella mente di chi lo vede.

Babbo Natale esiste?

Partiamo dal presupposto che decidere di portare o meno la tradizione di Babbo Natale in famiglia è una scelta dei genitori e ciò che per un adulto può essere assurdo, per un bambino è coerente e non va ad intaccare la sua capacità di giudizio – dal momento che il pensiero razionale non è ancora completamente sviluppato.

Sia che il bambino creda a Babbo Natale o meno, la maggior parte dei genitori, prima o poi, si troverà a dover inevitabilmente rispondere a questa domanda. La risposta potrà variare molto in base all’età del bambino, ma la regola generale da seguire è che “Babbo natale esiste finché il bambino sceglierà di crederci”.

Nel momento in cui questa storia non rispetterà più i criteri logici di ragionamento, il bambino sarà pronto per scoprire (possibilmente da solo) la verità.

Dove sono finiti i dinosauri?

Quando i bambini ci fanno domande relative alla scienza, può sembrare molto  difficile rispondere, ma è possibile farlo utilizzando un linguaggio chiaro e concreto – anche se non si è degli esperti in materia.

Qualora non si fosse abbastanza informati, è possibile prendersi del tempo dicendo al bambino che la sua domanda è molto importante e che il genitore si  documenterà per tornare da lui con una risposta.

È possibile, poi, rispondere spiegando che, circa 65 milioni di anni fa, un enorme asteroide è caduto sulla Terra e ha cambiato tutto: i dinosauri non sono riusciti ad adattarsi e sono scomparsi.

Non tutti gli animali morirono, molti si adattarono ai cambiamenti del pianeta e piano piano lo ripopolarono. Oggi i dinosauri non ci sono più, ma gli scienziati li studiano ancora – trovando fossili di 1000 specie diverse, custoditi nei musei di tutto il mondo.

Com’è nato il mondo?

I bambini sono molto attratti da ciò che non conoscono e da quello che li circonda. Per rispondere a domande come questa è bene prendere un bel libro illustrato, o un foglio di carta con i colori, e mostrare la risposta attraverso le immagini.

È possibile, dunque, rispondere che l'Universo è nato da un'esplosione primordiale che prende il nome di Big bang, che vuol dire “grande bang”.

Questa esplosione creò polveri, particelle e gas intorno al Sole che pian piano si raffreddarono diventando stelle, galassie, pianeti, satelliti come la Luna, asteroidi e comete. La Terra si formò grazie a una grande calamita, chiamata forza di gravità, che attirò a sé tutte le cose.

Inizialmente era una palla di roccia caldissima ma lentamente cominciò a raffreddarsi e, circa 4 miliardi di anni fa, sulla superficie iniziò a formarsi la crosta e una grande bolla di aria per proteggerla, chiamata atmosfera, permettendo all’uomo di popolare il pianeta

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

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