È vero che le adozioni da parte di coppie omosessuali in Italia sono consentite? E se sì, qual è l'iter burocratico da seguire per poter adottare un bambino e cosa occorre sapere? Approfondiamo l'argomento dell'adozione omogenitoriale.
L'adozione omogenitoriale in Italia è consentita?
A differenza di quanto accade nella maggior parte degli stati membri dell'Unione Europea, in Italia (così come in Polonia e in Ungheria), le adozioni omosessuali non sono riconosciute a livello legislativo; la legge 40/2004, infatti, prevede che possano accedere all'iter per la procreazione medicalmente assistita solo le coppie formate da partner di sesso diverso, com'è stato poi ribadito anche dalla sentenza 221 del 2019.
Ciò significa che mentre negli altri paesi in cui l'adozione gay è consentita fin dalla nascita e un bambino nato da coppie omogenitoriali che hanno completato il processo di fecondazione eterologa è subito e a tutti gli effetti figlio della coppia, in Italia le cose sono un po' diverse e prevedono un altro tipo di percorso.
Da qualche anno a questa parte, tuttavia, anche le coppie gay possono diventare un'unione civile, con i relativi diritti e doveri che regolano anche le coppie formate da sessi diversi.
Sebbene quindi l'adozione omosessuale non sia esplicitamente prevista dall'ordinamento giuridico italiano, grazie alla legge sull'adozione 184/1983, è possibile che un figlio nato da maternità surrogata o da fecondazione assistita possa essere chiesto in adozione da una persona che ha lo stesso sesso del genitore biologico.
La legge italiana tuttavia vieta l'adozione da parte di coppie omosessuali nei confronti di bambini che versano in condizioni di abbandono (come nel caso dell'adozione internazionale), pertanto per poter accedere alla possibilità di adottare, le coppie gay dovranno seguire il percorso burocratico denominato "Stepchild adoption".
Come funzionano le adozioni gay in Italia
Le adozioni di coppie omosessuali sono regolamentate dalla cosiddetta "Stepchild adoption", ovvero dalla legge numero 184 del 4 maggio 1983, che è stata poi ripresa nel 2014 dalla giurisprudenza e infine regolamentata dalla Legge Cirinnà nel 2016.
È proprio alla legge Cirinnà (76/2016) che si deve l'introduzione delle unioni civili anche per persone appartenenti allo stesso sesso e, sebbene la norma di fatto non entri nel merito delle adozioni delle coppie gay, essa fa riferimento alla legge sulle adozioni datata 1983.
Dal 2007 la legge italiana ammette che l'adozione, in casi particolari, sia consentita anche alle coppie non sposate (e pertanto anche alle coppie gay), infatti nel 2014 il Tribunale dei Minori di Roma ha permesso l'adozione omogenitoriale in virtù del principio secondo cui il bene primario è il benessere del minore, come stabilito dall'articolo 44 della legge dl 1983.
L'adozione di una coppia gay rientra pertanto nella categoria delle "adozioni in casi particolari", che si differenzia dall'adozione piena per alcuni aspetti, fra cui il fatto che, a differenza di quanto accade nel primo caso, nelle adozioni particolari non vi è la richiesta di cessare ogni tipo di rapporto con la famiglia d'origine.
Nel corso degli ultimi anni numerose sentenze si sono orientate verso questa direzione, com'è avvenuto ad esempio nel 2017 quando il Tribunale dei Minori di Bologna ha ammesso varie adozioni omogenitoriali seguendo questo iter burocratico; occorre tuttavia tenere presente che, in mancanza di una legge vera e propria, in alcuni casi la giurisprudenza italiana si è pronunciata diversamente e non ha concesso l'adozione.
Adozione da parte di coppie omosessuali: si può adottare il figlio del partner?
La stepchild adoption è consentita anche per le coppie gay ed è regolamentata dall'articolo 44 comma 1 della legge sulle adozioni e, secondo l'interpretazione fornita da numerose sentenze, è possibile che un bambino possa essere adottato dal partner del genitore biologico (anche se dello stesso sesso).
Il partner adottante diventa così il "genitore sociale", ovvero lo step parent, al fine di garantire al minore il maggior livello di benessere possibile. Non esistono condizioni particolari che impediscano alla coppia gay l'adozione, infatti i partner possono essere uniti in un'unione civile oppure possono anche aver contratto un matrimonio all'estero.
Gli unici requisiti fondamentali per poter accedere all'adozione sono che vi sia il pieno consenso del genitore del minore (sia che lo abbia partorito, sia che il figlio si nato da fecondazione assistita o da maternità surrogata) e che sussista un rapporto continuativo e stabile tra il bambino e il genitore sociale; questo legame presuppone generalmente un certo livello di cura e un progetto di vita comune che possano assicurare al minore l'affetto e il benessere economico necessari alla sua crescita ottimale.
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Coppie omosessuali e adozione: come funziona la procedura di trascrizione dell'atto di nascita
Vista la complessità della materia in fatto di adozione per coppie gay, nel corso degli ultimi anni molte persone si sono orientate verso un'altra procedura burocratica, non priva di difficoltà. Si tratta della richiesta di trascrizione dell'atto di nascita del minore che è nato all'estero (da fecondazione eterologa o da maternità surrogata) e qui registrato come figlio di una coppia gay.
Alcuni sindaci hanno accolto la richiesta delle famiglie e hanno acconsentito alla trascrizione, facendo riferimento ad un'interpretazione favorevole della legge 40/2004. In questo caso la trascrizione dell'atto di nascita permette al minore di avere subito due pieni genitori, i quali risulteranno uguali anche a livello legale nei loro diritti e nei loro doveri di fronte alla legge, rispetto a quelli eterosessuali.
Rispetto alla procedura della stepchild adoption, quella della trascrizione dell'atto di nascita è considerato un iter più veloce che permette di poter contare su una genitorialità piena (e non semi piena come nel primo caso), tuttavia è anche più incerto.
A questo proposito vi è una sentenza della Cassazione (numero 38162/2022) che stabilisce come i bambini nati all'estero da una coppia gay che ha utilizzato il metodo della maternità surrogata non debbano essere riconosciuti in Italia mediante trascrizione dell'atto di nascita, ma utilizzando il metodo dell'adozione particolare.
Ciò ha comportato la cessazione della trascrivibilità automatica del provvedimento straniero, in modo da rendere meno frequente il ricorso alla maternità surrogata.
L'adozione da parte delle coppie gay è stata ulteriormente osteggiata in seguito all'emanazione, da parte del Ministero dell'Interno, di una circolare in cui si invitano i prefetti a non trascrivere più gli atti di nascita esteri presentati da coppie omosessuali.
Allo stato attuale, quindi, il tema delle adozioni di coppie gay soffre di un vero e proprio vuoto normativo che rende molto difficile per le famiglie vivere serenamente quella che dovrebbe essere una procedura garantita dallo Stato. Visto il blocco delle trascrizioni, attualmente l'unico strumento giuridico per poter completare l'adozione rimane quindi quello della stepchild adoption.
Coppie omosessuali e adozione: come funziona se un partner è straniero
L'adozione per omosessuali di cui uno dei due partner è straniero, risulta un caso ancora più complesso. Nel caso di partner dalla nazionalità diversa, il primo passo da affrontare è quello di capire qual è il giudice competente e, di conseguenza, qual è la legislatura del paese da seguire.
Solitamente si identifica il giudice competente nel paese in cui vive il bimbo, tuttavia molto dipende alla legge in vigore nel paese. Qualora, ad esempio, fosse in vigore lo jus sanguinis, si dovrà seguire la legislatura del paese di cui è cittadino il minore.
Essendo procedure decisamente complicate e lunghe, è preferibile avvalersi di un avvocato familiarista che sia specializzato in adozioni internazionali, o il rischio è quello che perdere tempo e risorse preziose.