Ai bambini può capitare di mentire, ma perché succede e come si può intervenire per far capire loro che è un comportamento sbagliato?
È consigliabile provare a contestualizzare la bugia in base all’età del bambino, cercando di capirne la motivazione alle spalle, e iniziando ad avere qualche preoccupazione in più se la bugia diventa la regola nel momento in cui il bambino ha già compreso che si tratta di un atteggiamento sbagliato.
Vediamo di seguito in maniera più approfondita cosa si cela dietro le menzogne dei bambini e perché è importante non sottovalutarle, trattando questo atteggiamento nel modo giusto, anche grazie al parere della Dr.ssa Roberta Berici – Psicologa, esperta in Disturbi Specifici dell'Apprendimento e difficoltà scolastiche.
Bambini e bugie: l’età è un fattore decisivo
I bambini, sin dalla prima infanzia, possono dire delle bugie per diversi motivi, per esempio perché non capiscono se sono autorizzati a fare qualcosa e dunque sono portati a negare le loro azioni preventivamente per paura.
Inoltre, più che dire delle vere e proprie bugie, hanno la tendenza ad arricchire i propri racconti grazie ai tanti stimoli che ricevono per allenare la loro fantasia e le loro capacità di immaginazione e racconto.
Questa fase di invenzione fantastica combinata agli episodi della propria quotidianità viene definita pensiero magico: si tratta di un periodo durante il quale i bambini non hanno la consapevolezza di mentire e in cui utilizzano le bugie per fantasticare ed esplorare nuovi mondi immaginari.
Come teorizzato dallo psicologo svizzero Jean Piaget, il bambino a quest’età non sa fare una distinzione tra bugia, gioco, verità o falsità, attività immaginativa, dunque non ha modo di rendersi conto delle conseguenze di quello che dice.
A partire dai 6 anni, invece, momento che normalmente coincide con l’inizio dell’età scolare, i bambini che dicono bugie hanno uno scopo, solitamente quello di nascondere qualcosa o proteggere sé stessi o un amico.
Crescendo, infatti, i bambini iniziano a percepire su di loro le aspettative dei genitori, per esempio riguardo i risultati scolastici, e la menzogna diventa in questo modo un aiuto a cui ricorrere per non deluderli e non subire rimproveri.
Bambini bugiardi: perché si comportano così?
Le motivazioni che spingono i bambini a dire le bugie possono essere diverse:
- la necessità di fare bella figura davanti alle figure adulte di riferimento, che siano genitori, familiari persone all’interno dell’ambiente scolastico per non perdere la loro stima e la loro fiducia;
- ottenere dei vantaggi: si finge di aver compiuto un’azione (per esempio aver lavato i denti o le mani, aver finito tutti i compiti) per poter ricevere in cambio dei premi o delle gratificazioni ed evitare punizioni;
- per proteggere qualcuno, non necessariamente coetaneo, ma anche adulto, che potrebbe essere visto dal bambino come una figura in difficoltà, che ha bisogno di essere rassicurata e tranquillizzata;
- per compiacere l’adulto: in questo caso la bugia è un modo per far stare bene la persona con cui ci si rapporta dicendo qualcosa che non si pensa, ad esempio facendo un complimento a un piatto cucinato che non è particolarmente buono solo per non risultare maleducati e compiere un atto gentile;
- per avere qualcosa da tenere per sé: i bambini vengono abituati a vedere i genitori come portatori di una verità assoluta e le bugie in questo senso nascono quindi come il bisogno di ritagliarsi uno spazio personale, una verità conosciuta solamente a se stessi.
Da queste motivazioni si può dedurre quanto le bugie dei bambini possano rappresentare un istinto di auto-conservazione, ma anche l’espressione di un disagio o di una condizione di insicurezza e sfiducia, sia verso se stessi che verso gli altri.
Nei primi anni di età, quando di solito le bugie vengono dette ingenuamente, è necessario che siano le figure adulte a guidare i bambini e a far capire loro che dire la verità non porterà a nessuna conseguenza negativa e che, anzi, è importante per poter comunicare al meglio con le altre persone.
Superati i cinque anni di età, invece, il lavoro da fare è diverso, poiché bisogna indagare cosa si cela dietro alla bugia, la quale potrebbe rappresentare una spia di:
- sofferenza da parte del bambino per svariate ragioni, come un periodo di crisi di coppia dei genitori o un’eventuale separazione da accettare;
- paura a esprimersi liberamente nel contesto familiare, ad esempio per la presenza di un genitore che lascia poco spazio al volere del proprio figlio;
- volontà di avere maggiori attenzioni, ad esempio a causa della difficoltà ad accettare la nascita di un fratello o una sorella;
- bisogno di scappare dal controllo e dalle ansie degli adulti che li circondano, dal momento in cui le figure genitoriali o adulte di riferimento risultino oppressive e troppo attente a controllare ogni comportamento;
- imitazione di ciò a cui i genitori li hanno abituati: se le loro figure di riferimento dicono bugie, sarà più probabile che i bambini stessi inizino a considerarle la normalità e che prendano l’abitudine di raccontarle.
Bambino bugiardo: l'importanza del dialogo
I bambini hanno bisogno di figure genitoriali che comunichino in maniera chiara e semplice, senza l’utilizzo di un atteggiamento condiscendente, e che spieghino loro perché dire le bugie è un comportamento sbagliato, mettendoli a loro agio il più possibile e cercando di cogliere cosa si nasconde dietro la menzogna.
Il bambino che è stato appena scoperto dopo aver detto una bugia è vulnerabile e spaventato, dunque farlo sentire sbagliato arrabbiandosi, senza proporre un'alternativa al mentire, tramite un dialogo fermo ma accogliente, è un atteggiamento che non aiuterà a risolvere la situazione.
Per alcuni genitori la scelta comunicativa può sembrare difficile da attuare, soprattutto quando ci si sente sopraffatti dai cambiamenti figli, ma nel lungo periodo questa soluzione potrebbe rendere il dialogo con i bambini più sincero e costruttivo per entrambe le parti.
Per crescere i propri figli aperti al dialogo non bisogna dunque colpevolizzarli, soprattutto utilizzando le punizioni, in particolare se severe o eccessive, come metodo risolutivo.
Potrebbe risultare difficile destreggiarsi tra tanti concetti pedagogici spesso oscuri o poco accessibili senza una preparazione specifica, ma ci sono diverse scuole di pensiero riguardo l'educazione dei più piccoli che potrebbero essere una guida per i genitori, come il metodo montessoriano oppure alcuni elementi della pedagogia steineriana.
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Nel caso in cui, invece, le bugie dovessero reiterarsi nel tempo, diventando prassi, sarebbe consigliabile rivolgersi a uno specialista della psicologia infantile per ricevere il supporto necessario.
Il parere dell’esperta
Secondo la dr.ssa Berici che si tratti di piccole o grandi bugie, episodi saltuari o ripetuti, i genitori hanno il compito di prestare attenzione ai comportamenti menzogneri dei bambini, in particolare, a partire dagli 8 anni.
Educare i bambini all'onestà, alla sincerità e alla correttezza è un processo lungo, che trova terreno fertile fin dalla prima infanzia e che viene trasmesso principalmente con il buon esempio.
Per insegnare ad un bambino a non dire bugie è necessario: non mentirgli, non esporlo a comportamenti poco coerenti con quanto gli viene chiesto di fare, non fare promesse che poi si sa già non verranno mantenute, far sperimentare al bambino che le bugie “hanno le gambe corte” e che comportano delle conseguenze, anche quando non vengono scoperte.
È importante che il genitore di fronte ad una tendenza menzognera non adotti esclusivamente misure colpevolizzanti, o atteggiamenti ipercritici, eccessivamente esigenti e poco gratificanti.
Spesso, infatti, un bambino può rifugiarsi nella bugia anche per evadere da una realtà che non gli piace, poco soddisfacente, fatta di vuoti affettivi, che possono essere compensati da una realtà da lui modificata.
Un atteggiamento accogliente permetterà al bambino di sperimentare la possibilità di sentirsi al sicuro e di poter dire la verità senza temere punizioni.
La fiducia e la possibilità di fidarsi di se stesso e degli altri richiedono un allenamento che si deve praticare fin dalla più tenera età.