Quando la pelle appare desquamata, come se quasi tirasse, è molto probabile che si tratti di pelle secca. Essa può avere molte e diverse cause, ma è importante individuare quella giusta per risolvere il problema alla radice.
Ma qual è l’origine della pelle secca? Come mai alcune persone sono più esposte a screpolature e spaccature rispetto ad altre? Scopriamo quali sono le cause più comuni e qual è il legame con la vitamina D.
Carenza di vitamina D: i sintomi sulla pelle
Se si soffre di pelle secca, sarà capitato di notare che questa condizione è particolarmente presente in inverno; probabilmente, la causa della secchezza può attribuirsi alla vitamina D.
Una carenza di vitamina D, infatti, tende a manifestarsi anzitutto sulla pelle, che si mostra:
- scarsamente idratata;
- poco elastica;
- fragile;
- tendente a desquamazione.
Inoltre, in gravi carenze di vitamina D, il rachitismo è uno dei possibili sintomi, riconoscibile sia dagli esami radiologici sia da quelli ematochimici, ma visibile anche tramite esame obiettivo (alcuni esempi sono: solco di Harrison, caviglia rachitica, rosario rachitico).
Pelle secca: le cause (e il legame con l'ipovitaminosi D)
Come dicevamo, la pelle secca può avere numerose cause, che dipendono anche da fattori fisiologici, tra questi:
- età;
- stato di salute;
- stili di vita;
- condizioni metereologiche;
- abitudini scorrette (ad esempio: acqua troppo calda per lavarsi, prodotti aggressivi, scrub troppo frequente e prolungata esposizione al sole).
Oltre alle cause dettate dalle proprie caratteristiche e abitudini comportamentali, possono però esservi numerose patologie che possono comportare la pelle secca, tra cui:
- Cheratosi attinica
- Dermatite
- Dermatite atopica
- Eritema solare
- Infezioni della pelle
- Intolleranze alimentari
- Ipotiroidismo
- Ittiosi
- Piede diabetico
- Psoriasi
- Sclerodermia
Oltre a queste cause, vi è anche la già menzionata carenza di vitamina D (meglio detta ipovitaminosi D). Ma perché la mancanza di vitamina D rende la pelle secca?
Uno studio condotto su due gruppi (rispettivamente di 83 e di 61 soggetti) ha rilevato che vi è una relazione tra livelli di vitamina D3 e idratazione della pelle.
Ulteriori studi hanno rivelato che la vitamina D è fondamentale per fare in modo che vi sia equilibrio tra i tessuti presenti sulla pelle. In mancanza di questo equilibrio si può verificare la comparsa di rughe e secchezza della pelle.
La pelle ha, infatti, uno strato in grado di convertire le radiazioni ultraviolette B in vitamina D. Se non ci si espone al sole, questa conversione viene meno. Ecco perché è più frequente che si verifichi una mancanza di vitamina D in inverno: in questa stagione si esce di meno all’aria aperta e, quando lo si fa, gran parte del corpo è coperta da vestiti per ripararsi dal freddo. Inoltre, spesso, anche il sole è nascosto dietro alle nuvole e le ore di luce sono di meno.
Per tutti questi motivi, venendo meno l’esposizione frequente al sole, il corpo perde, stagionalmente, la possibilità di acquisire dai raggi solari la vitamina D di cui ha bisogno e, pertanto, occorre assumerla tramite integratori oppure con una dieta specifica a base di alimenti con un’alta concentrazione di vitamina D.
A cosa serve la vitamina D
Con vitamina D intendiamo un complesso di almeno sette vitamine liposolubili. La maggior parte di queste vengono prodotte dalla pelle con l’esposizione al sole e la restante parte può essere integrata attraverso l’alimentazione, nonostante ben pochi cibi la contengano in forma biodisponibile (un esempio è il tuorlo d’uovo).
Ma a cosa serve questo complesso vitaminico detto, in sintesi, vitamina D?
Questo pro-ormone interviene nella regolazione di moltissime attività cellulari. Ecco perché molte cellule possiedono i recettori per la vitamina D (le cellule di derma ed epidermide ne possiedono milioni in forma attiva - calcitriolo o vitamina D3 -).
Questa vitamina viene prodotta dalla pelle durante le ore diurne, sia per se stessa sia per il resto del corpo. Tuttavia, è importante sapere che la vitamina D non è utile solo ai pazienti con pelle secca, ma anche a quelli con pelle grassa.
Questo è uno dei motivi per cui molte malattie della pelle (sia secca che grassa) beneficiano della vitamina D, tendendo a migliorano con l'esposizione al sole, grazie proprio all’aumentata quantità di vitamina D a disposizione nei tessuti cutanei. Qualche esempio:
- acne;
- eczema nummulare;
- dermatite seborroica e dermatite atopica;
- psoriasi.
La vitamina D può essere anche applicata attraverso l’uso topico (come ad esempio la crema, il gel oleoso, l’unguento, la schiuma, la mousse e lo spray) o mediante specifici integratori ad uso orale.
La vitamina D, infatti, non è utile solo per mantenere la pelle elastica e liscia, ma ha anche molte altre funzioni che aiutano l’organismo a svolgere al meglio i suoi compiti. Ad esempio:
- aiuta l’organismo nel riassorbimento del calcio a livello intestinale, renale e osseo;
- la presenza di recettori per la vitamina D si trova in molti tessuti e organi del corpo umano (come cute, cervello, intestino, ossa, paratiroidi, ipofisi, gonadi, pancreas, mammella, muscoli, tessuto adiposo e molto altro ancora).
A volte la carenza di vitamina D non è dovuta alla scarsa esposizione al sole, ma anche a causa di:
- problemi di malassorbimento: come nel caso di: celiachia, morbo di Crohn, fibrosi cistica;
- sovrappeso;
- resistenza alla vitamina D;
- insufficienza epatica o insufficienza renale cronica.
Come assumere vitamina D e dove trovarla
Il modo migliore per assumere la vitamina D è esporsi al sole in modo ottimale; il sole del mattino è preferibile. Per quale motivo? Per evitare le scottature solari (che, peraltro, possono comportare con prurito e bruciore alla pelle prima che diventino troppo gravi).
Tuttavia, è sempre necessario applicare una crema protettiva con filtro solare: oltre a diminuire il rischio di scottature, proteggerà dal rischio di melanomi, consentendo comunque di beneficiare di una certa pigmentazione (o abbronzatura) e di una fisiologica produzione di vitamina D.
Oltre all’esposizione al sole, la vitamina D si può integrare attraverso ciò che portiamo in tavola, attraverso cibi di origine vegetale ed animale che contengono questo prezioso nutriente. Ad esempio:
- Funghi porcini
- Funghi chiodini
- Funghi shitake
- Soja
- Latte di soja
- Latte di riso
- Verdure a foglia scura
- Cereali
- Muesli
- Olio di fegato di merluzzo
- Sgombro
- Salmone
- Pesce spada
- Tonno
- Uova
- Ricotta
In generale, si può dire che la vitamina D di origine vegetale (vitamina D2) ha una minore attività rispetto alla vitamina D di origine animale (vitamina D3).
Ma quali sono gli alimenti con la più alta concentrazione di vitamina D? Eccoli:
- Salmone: un buon piatto di salmone fresco offre il 100% della quantità giornaliera di vitamina D necessaria. Questo pesce, inoltre, è ricco di omega 3-acidi grassi, che aiutano a contrastare la pelle secca e a migliorare la salute dei capelli. Altre alternative al salmone: sardine, tonno e olio di fegato di merluzzo.
- Spremuta d’arancia: un bicchiere di spremuta d'arancia garantisce un terzo del fabbisogno quotidiano di vitamina D, oltre che di vitamina C, che fornisce collagene, un elemento prezioso per contrastare l'invecchiamento della pelle.
- Un vasetto di yogurt: aiuta a fornire circa il 20% del fabbisogno giornaliero di vitamina D. Inoltre, è un alimento probiotico: ciò significa che rafforza la flora intestinale, migliora la digestione e riduce il rischio di infezioni.
- Cereali integrali: i cereali integrali forniscono circa un quarto della dose di vitamina D necessaria ogni giorno e, in più, sono un ottimo apporto di fibre, ideali per un intestino sano e regolare e per tenere sotto controllo il peso.
Nel caso in cui la carenza di vitamina D fosse davvero severa, è possibile assumerla tramite integratori di vitamina D:
- Fino a 1.000 UI in età pediatrica.
- Fino a 2.000 UI negli adulti.
Dunque, per evitare carenze da vitamina D, prendere il sole nelle prime ore del mattino e integrare la vitamina attraverso questi alimenti (soprattutto in inverno) può aiutare. In ogni caso, è sempre bene richiedere il parare del proprio medico.