La neoplasia gestazionale è il termine utilizzato per designare alcuni tipi di tumori (uterini) che si sviluppano dal trofoblasto, ovvero uno strato di cellule che circonda l'embrione dall’inizio della gravidanza e che poi formerà la base della placenta.
I principali tipi di neoplasia gestazionale sono:
La mola idatiforme è un processo benigno con potenziale maligno. La trasformazione maligna si verifica nel 15-20% delle moli idatiformi complete e in meno del 5% di quelle parziali.
In realtà, la trasformazione maligna è talmente rara nelle moli idatiformi parziali che se una paziente sta contemplando il trattamento per questa diagnosi, sarebbe prudente, per confermare la diagnosi patologica, escludere un falso-positivo al test della gonadotropina corionica umana (hCG), e assicurarsi che la paziente non abbia avuto un’espulsione incompleta prima di procedere.
Secondo l'attuale classificazione della Federazione Internazionale di Ginecologia e Ostetricia ( FIGO ), le moli idatiformi possono trasformarsi in forme maligne e quindi rientrano nella definizione di neoplasia trofoblastica gestazionale, se dopo l'evacuazione ci sono 4 o più valori che indicano un plateau di gonadotropina corionica umana per un periodo di almeno 3 settimane; se c’è un aumento di gonadotropina corionica umana del 10% o superiore per 3 o più valori in un periodo di almeno 2 settimane; o se c’è la persistenza di gonadotropina corionica umana 6 mesi dopo l'espulsione della mola.
Solo alle moli idatiformi che soddisfano la definizione di neoplasia trofoblastica gestazionale vengono dati punteggi di stadiazione e di rischio. "Neoplasia trofoblastica gestazionale" è un termine usato per le moli idatiformi che si sono evolute in forma maligna; questo termine è usato anche per tutti i coriocarcinomi, inclusi tumore trofoblastico del sito placentare e tumore trofoblastico epitelioide.
Ad essere colpiti da neoplasia gestazionale con maggior frequenza sono le donne durante i loro anni riproduttivi.
La neoplasia gestazionale si forma più frequentemente in:
La neoplasia gestazionale è una patologia che tende a manifestarsi entro 10-16 settimane dopo il concepimento , o , a volte, a distanza da un aborto.
La neoplasia gestazionale si manifesta con:
La stadiazione della neoplasia gestazionale è la seguente:
La diagnosi probabilistica si basa, oltre che sui sintomi suddescritti, anche su valori spesso molto aumentati nel sangue di beta HCG.
La diagnostica per immagini della neoplasia gestazionale avviene tramite:
La neoplasia gestazionale viene trattata in base alla gravità della patologia stessa.
L'utilizzo del sistema di stadiazione FIGO è essenziale per determinare la terapia iniziale per le pazienti con neoplasia trofoblastica gestazionale e per assicurare i migliori risultati possibili con la minor morbilità.
Se la neoplasia gestazionale regredisce spontaneamente, la paziente deve assumere dei contraccettivi orali, se invece non regredisce, la mola deve essere asportata; solitamente ciò avviene mediante isterosuzione, preceduta da uso di prostaglandine ed eventualmente seguito dalla somministrazione di ossitocina.
In un secondo momento terapeutico, la chemioterapia resta la prima scelta, ed il chemioterapico di eccellenza è il metotrexate, somministrato secondo vari schemi, in base alla risposta del paziente e della malattia. In alternativa al metotrexate si usa la Actinomicina D, che ha però effetti collaterali peggiori. La chemioterapia è applicata fino alla normalizzazione dei valori di hCG e successivamente almeno un ciclo viene praticato dopo il primo valore normale di hCG.
Minimizzare la tossicità sia a lungo che a breve termine è di primaria importanza nella neoplasia trofoblastica gestazionale a basso rischio, per cui il tasso di guarigione è alto (quasi il 100%) e le pazienti sono spesso desiderose di avere figli nel futuro.
Attualmente i risultati dello studio non hanno cambiato la pratica standard: la maggior parte dei medici curanti continuerà ad utilizzare Metotrexato come singolo agente, con somministrazione quotidiana per un periodo di 5 giorni o regime alternato Metotrexato / Leucovorina per 8 giorni, riservando l'uso di Dactinomicina ogni giorno per 5 giorni nel caso in cui si verificasse resistenza al Metotrexato o tossicità.
Ciò che resta un punto fondamentale è una diagnosi precoce, che è in grado di portare a guarigione la maggior parte delle neoplasie trofoblastiche: quindi, alla comparsa di perdite ematiche dai genitali, senza dolori ed accompagnata da nausea o vomito, sopratutto con una storia di precedente gravidanza abortiva, deve indurre a sottoporsi al più presto a visita specialistica con dosaggio di Beta HCG ed ecografia pelvica.