La misoginia è l’atteggiamento di odio o forte avversione verso le donne, o verso particolari categorie di donne, proprio di alcuni individui. In generale si pensa che esclusivamente gli uomini possano essere misogini, tuttavia l’atteggiamento misogino può interessare anche le donne.
Nella misoginia è possibile rintracciare sempre una ragione del sentimento negativo, ed essa è correlata alle azioni intraprese o al pensiero espresso dalle donne oggetto di odio.
Tra le credenze che generano un simile atteggiamento vi è la presunta inferiorità naturale delle donne rispetto agli uomini, dalla quale derivano le convinzioni che le donne dovrebbero avere nella società principalmente (se non esclusivamente) il ruolo di mogli e madri amorevoli, o che dovrebbero essere una sorta di dote ricevuta dal marito, o che dovrebbero essere disponibili sessualmente su richiesta.
Le cause della misoginia possono essere molteplici, quali:
Talvolta viene identificato come misogino chi ha una visione degradante delle donne, ma la vera e propria misoginia si esplica nel sentimento di odio per le donne, anche se questo può non essere indirizzato verso tutte. Ad esempio, capita di frequente che i misogini si difendano affermando che non odiano le donne, in quanto amano le loro madri e sorelle.
Tali figure non sono oggetto di odio perché si comportano nel modo che il misogino ritiene opportuno, e ugualmente accadrà per tutte quelle donne che rispettano i canoni del misogino. In questo caso, il sentimento di odio non è causato da azioni malevole di una donna verso il misogino, ma piuttosto da un’idea sociale che il misogino ha della donna. Le donne non subordinate all’uomo, quelle indipendenti e più emancipate, quelle che fanno carriera, quelle con un certo status sociale o un certo potere, subiranno la condanna.
La matrice culturale della misoginia è sicuramente molto ampia e complessa, ma una caratteristica di base è la concezione del femminile come opposto al maschile, da cui scaturisce l’idea che il femminile esiste solo in relazione al maschile e, come tale, subalterno o, persino, nocivo.
All’interno del discorso culturale sulla misoginia rientra lo stereotipo del machismo. Nel machismo il maschio è visto come colui che non ha paura e non manifesta emozioni che lo farebbero apparire debole. Tale concezione culturale colloca l’uomo al di sopra delle donne, che sono invece viste come facili prede delle emozioni e, pertanto, incapaci di gestire le situazioni.
L’uomo che concepisce e aderisce a tale stereotipo è considerabile misogino, perché non solo attribuisce alla figura virile una posizione di superiorità ma, in un certo senso, anche di dominio. Inoltre, solitamente lo stereotipo del machismo è connesso anche ad un altro atteggiamento culturale: l’omofobia.
Infatti, l’uomo che identifica i canoni di virilità spesso tende a giudicare ed etichettare gli uomini che non rispondono al canone del maschio virile, ad esempio perché si lasciano andare ad un pianto o manifestano altre emozioni, come “femminucce”, ed è quindi considerabile fondamentalmente omofobo. In quest’ottica, misoginia e omofobia sembrano essere connesse. Nei contesti culturali e familiari in cui tra uomo e donna c’è reciproco aiuto nella quotidianità, comprese le faccende domestiche, è ben più raro che i bambini crescano abbracciando l’ideale del maschio offerto dal machismo, e che sviluppino atteggiamenti misogini.