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Test di Rorschach

Psicologia
Test di Rorschach

Come nasce?

Questa metodologia psicodiagnostica nacque casualmente versando delle macchie di inchiostro su un foglio di carta, dopodiché tale foglio veniva ripiegato in due per poi ottenere una figura simmetrica. Questo procedimento, in termine tecnico, si chiama Kleksografia.

Il test, pur andando contro le teorie di Freud, avrebbe preso man mano sempre più credibilità negli studi degli psichiatri, fino a diventare un valido metodo di studio psicologico.

Come funziona il test?

Sono 10 le tavole utilizzate per eseguire il test, coperte di inchiostro nero o multicolore (macchie di Rorschach). Il paziente dovrà esplicare cosa vede in quel momento disegnato sulla tavola.

Standardizzando le tavole, si ha un’idea della personalità del paziente che interpreterà i disegni che vedrà comparire sotto i suoi occhi.

Le macchie saranno simmetriche e si suddivideranno così:

  • 3 colorate;
  • 5 monocromatiche;
  • 2 bicolori.

Una alla volte le tavole passano sotto lo sguardo del paziente, non c’è un tempo prestabilito, quindi potrà analizzare con calma la macchia. Quello che gli suscita nella mente sarà considerato una parte del test, infatti non c’è una cosa giusta o sbagliata da dire, ma le sensazioni saranno diverse, di paziente in paziente.

Il test permetterà di redigere un profilo della persona in base alla sua personalità e alle sue attitudini. Lo scopo è avere un supporto conoscitivo di tipo proiettivo su cui lo psicologo e il paziente possono lavorare.

Su cosa si basa il test?

Non è così prevedibile questo test, in quanto può venire interpretato in così tanti modi diversi che alle volte i risultati possono essere davvero disparati. Alle volte il paziente può essere anche consapevole di dare una risposta che esula da quello che in realtà vede, forse per mettere su una pista sbagliata lo specialista che lo sta interrogando.

Il concetto su cui si basa il test è quello di “determinante”, ovvero, le peculiarità di base del disegno che possono far tracciare un profilo sommario della persona e che danno un’idea di come percepisca il mondo.

All’inizio il test si basava solo sulla percezione della forma e del colore, i quali erano appunto determinanti. Con il passare del tempo, si è aggiunta un’altra caratteristica, ovvero il chiaroscuro. Le risposte legate al colore forniscono una valutazione sulla vita emozionale, mentre quelle sulla forma sono collegate ai processi intellettuali. Bilanciando le risposte alle diverse caratteristiche si otterrà un profilo più o meno veritiero del paziente.

Come si interpretano le tavole?

Come detto in precedenza, le tavole sono 10 e il loro senso è il seguente:

  • Dalla prima alla terza: senso di angoscia e aggressività;
  • Dalla quarta alla settima: sessualità e rapporto genitoriale;
  • Dalla ottava alla decima: relazioni con il prossimo.

Tavola I: ciò che il soggetto vede è relativo alla propria persona.

Tavola II: oltre al nero c’è anche del rosso, colore che riporta ai sentimenti forti, come l’impulsività e l’aggressività.

Tavola III: chiamata anche tavola della normalità. Nel caso in cui il soggetto non riesca a vedere dei pupazzi o una figura umana, c’è una patologia da scoprire.

Tavola IV: riferita al genitore maschile, dà un senso di ansia, percezione, angoscia, oppressione, timore e minaccia.

Tavola V: se non viene percepita una farfalla, allora il problema è da rapportare alla percezione della realtà.

Tavola VI: porta a sensazioni riferibili al tatto, al corpo e all’organo sessuale maschile.

Tavola VII: riferita al genitore femminile e quindi al rapporto madre-figlio/a.

Tavola VIII: presenza di altri colori oltre al nero e al rosso, fanno capire l’adattamento affettivo e sociale.

Tavola IX: si riferisce alla sicurezza affettiva e alle insicurezze, alla madre, al rendimento intellettivo, alla frustrazione e riporta ad immagini legate alle nascita.

Tavola X: legata alle relazioni con il mondo esterno e la vita reale, con la famiglia e tutto ciò che da una sicurezza a livello sociale.

È sempre un test valido?

Alcune scuole di pensiero non danno molto credito a questo test, classificandolo come una pseudoscienza. Soltanto psicologi o psichiatri possono somministrarlo, dopo aver frequentato dei corsi di almeno 3 anni per specializzarsi in questo settore. Basandosi sull’impulsività della persona che da la prima risposta che le viene in mente, i medici devono tener conto anche di questo fattore, quindi non sempre si dimostra attendibile. 

Dr.ssa Elisabetta Ciaccia Psicoterapeuta
Dr.ssa Elisabetta Ciaccia
psicologopsicoterapeuta

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