La popolazione europea continua a invecchiare: a rilevarlo sono le recenti proiezioni epemografiche da cui si evince un notevole allungamento della vita media degli individui a discapito di un evidente rallentamento delle nascite.
In questo contesto entra in gioco la psicologia senile, volta a individuare una terapia cognitivo-comportamentale su misura per l’anziano, con l’obiettivo di reintegrarlo nella vita sociale e privata.
Lo screening cognitivo-comportamentale del paziente anziano
Conoscere il paziente è il primo passo per costruire una terapia di successo ad hoc. Ogni paziente anziano è sottoposto a dei test di screening atti ad acquisire informazioni relative alla sua sfera cognitivo-comportamentale, ovvero:
- Capacità cognitive, misurando la capacità di acquisire ed elaborare nuove informazioni, nonché il livello di attenzione nei confronti di nuovi stimoli.
- Capacità sensoriali, rilevando la presenza di problemi all’udito (ad. es. presbiacusia, ossia la perdita della percezione di suoni ad alta frequenza) e alla vista (ad es. cataratta, glaucoma, presbiopia etc.).
- Stato di salute, problemi motori o disabilità di altro tipo.
In relazione alle condizioni psicofisiche dell’individuo potrebbe risultare necessario adottare dei piccoli accorgimenti per facilitare la raccolta di informazioni dettagliate e veritiere, ad esempio:
- Ripetere i test di screening più volte per verificare l’effettivo livello cognitivo del soggetto;
- Avvalersi di strumenti che facilitano la trasmissione di informazioni, come lavagnette, apparecchi acustici, attrezzature audiovisive o registratori.
Il progetto psicoterapeutico per l’anziano
Note le capacità cognitivo-comportamentali dell’individuo il secondo passo per lo psicoterapeuta è formulare il contenuto della terapia in relazione a determinati aspetti della sfera privata e sociale di cui fa parte il paziente anziano.
A tale proposito, lo psicoterapeuta utilizza come linee guida il modello cognitivo di Beck, opportunamente rivisto nel 2004 da Laidlaw in ottica di paziente anziano, prevedendo la valutazione dei seguenti elementi:
- Credenze di coorte: idee, pensieri condivisi dalle persone nate nello stesso periodo, condizionate dal contesto socio, politico e culturale;
- Investimenti di ruolo: attività in cui il soggetto rimane coinvolto e il relativo grado di coinvolgimento;
- Legami intergenerazionali: rapporto con familiari, ovvero figli, nipoti, coniugi. Soprattutto il ruolo con i nipoti può avere un impatto positivo sullo stato d’essere dell’anziano. Altri tipi di rapporti possono essere invece causa di frustrazione;
- Contesto socio-culturale: stereotipi sull’invecchiamento assunti come veri da parte del paziente o inculati da terzi sono causa di comportamenti di tipo restrittivo;
- Salute fisica: la terapia deve essere costruita considerando eventuali limiti della malattia o disabilità di cui è affetto il soggetto.
Le modalità delle sedute psicoterapeutiche variano a seconda del paziente e della gravità della condizione depressiva. Nei confronti dei pazienti anziani affetti da demenze, fra i quali l’incidenza della depressione è molto elevata, si è sviluppata negli ultimi anni una sensibilità molto alta che ha portato alla creazione dei centri diurni Alzheimer.
Questi uniscono, alle attività ricreative tipiche di un centro anziani, il supporto psicologico, sanitario e medico di una vera e propria struttura assistenziale, con la possibilità di avviare un progetto di recupero psicologico su misura dell’individuo.
I disturbi dell’umore nell’anziano
Eventi come la menopausa, il pensionamento, la diminuzione del desiderio sessuale, la perdita di una persona cara, il rallentamento delle funzioni motorie, il decadimento fisico e il declino dello stato di salute si traducono in stati depressivi e ansiosi.
Lo 0.9% della popolazione con più di 65 anni soffre di disturbi depressivi. È compito del psicoterapeuta, unitamente all’ausilio dei parenti, definire delle linee guida su come accudire un anziano depresso.
La depressione può manifestarsi sotto forma di:
- Demenza senile: declino delle funzioni celebrali, con conseguente perdita della memoria, disturbi del linguaggio e disturbi comportamentali.
- Apatia: mancanza di interesse verso sé stessi e verso il mondo esterno.
- Solitudine dell’anziano: eventi come la perdita di un figlio o del coniuge tendono il soggetto a isolarsi. In questi casi potrebbe essere opportuno prediligere terapie individuali a terapie di gruppo, così da evitare il confronto diretto con altri soggetti e il peggioramento della condizione d’animo del paziente.
- Ansia per la salute: una costante preoccupazione per il proprio stato psicofisico; in questi casi bisogna istruire l’anziano a conoscere bene la propria disabilità e a vivere con quelli che sono i limiti presenti o futuri che ne derivano, cercando di contenere il più possibile l’approccio catastrofico sull’esito finale della malattia.
- Fissazioni negli anziani: idee e immagini ricorrenti nella mente dell’anziano, che lo inducono ad atteggiamenti ossessivi. È bene sin dalle prime sedute individuare questo tipo di pensieri negativi, esplorarli opportunamente e indurre il paziente a sfidarli.
La psicoterapia risulta fondamentale per l’ottimizzazione di quella fase di vita inevitabile chiamata invecchiamento, ma da sola non è sufficiente: indispensabile è una struttura socio- economico- sanitaria concreta e fortemente attiva verso questa parte di popolazione in continua crescita.
*Contenuto di informazione pubblicitaria.