Cos'è la sindrome dell'abbandono e da quali cause deriva? È possibile superarla e se sì, come?
Andiamo alla scoperta di tutto quello che c'è da sapere su questo disagio psicologico.
Cos'è la sindrome dell'abbandono
La sindrome da abbandono è una forma di intensa paura, che spesso si unisce a sentimenti di ansia, legata al timore di essere lasciati soli.
Sebbene non sia una patologia ufficialmente riconosciuta, essa provoca nel soggetto che ne soffre l'angoscia di essere lasciati dal partner (o da un'altra figura di riferimento), tanto che la sindrome abbandonica è strettamente connessa con il tema della dipendenza affettiva.
La persona che vive questo disagio conduce la sua esistenza nel terrore di venire lasciato e, per cercare di evitare questa eventualità, mette in atto una serie di comportamenti volti a mantenere l'altro connesso a sé.
Il soggetto non riesce ad avere un rapporto (soprattutto di coppia, ma non solo) sereno ed equilibrato, in quanto il timore di essere abbandonato è troppo forte. Questo lo porta a camuffare i suoi atteggiamenti spontanei nel tentativo di compiacere l'altro, ad accettare tradimenti, soprusi e vessazioni, o comunque a non esprimere completamente la sua personalità, in particolare se le sue idee dovessero entrare in collisione con quelle del partner, per la paura di essere lasciati.
In una certa misura, il timore di essere abbandonati è un tipo di ansia che sperimentano molte persone ed è considerato un sentimento normale, tuttavia quando non si riesce a gestire i sentimenti negativi correlati alla solitudine e subentrano sentimenti di profondo disagio, talmente forti da condizionare la vita quotidiana e la stabilità dei rapporti, allora si può parlare di una vera e propria sindrome di abbandono.
Chi soffre di questa condizione vive in un perenne stato di fragilità e di insicurezza, schiacciato dalla paura di perdere i suoi punti di riferimento affettivi e per questo impossibilitato ad essere veramente autonomo a livello emotivo.
Possono comparire, inoltre, pensieri ossessivi, una tendenza alla gelosia cronica, manifestazioni al limite della paranoia, possessività e manie di controllo.
I soggetti che si caratterizzano per questo disagio, sperimentano un forte senso di precarietà, come se l'essere lasciati corrispondesse ad un vuoto esistenziale che ne cancella l'identità e, in particolare se la sindrome si verifica in età adulta, le persone mettono in atto atteggiamenti difensivi e insicuri, in quanto esse vivono con l'angoscia l'eventualità che l'altro le possa lasciare.
I sintomi della sindrome da abbandono
I soggetti che sperimentano la cosiddetta sindrome dell'abbandono vivono costantemente con la minaccia che qualcosa di estremamente spiacevole possa rovinare la loro storia d'amore o i loro rapporti affettivi.
Le sensazioni legate a questo disturbo spaziano dall'ansia allo stress, dalle manifestazioni fisiche alla depressione, fino a veri e propri attacchi di panico.
Ma come si può riconoscere? Quali sono i sintomi più evidenti? Tra questi:
- bassa autostima, insicurezza, difficoltà ad esporsi e a prendere posizioni nette;
- diffidenza e sfiducia verso gli altri;
- angoscia da separazione;
- difficoltà a esternare il proprio vero carattere;
- tendenza a vivere relazioni disfunzionali e tossiche, con una conseguente incapacità di lasciare partner violenti dal punto di vista emotivo o fisico;
- instabilità emotiva, sbalzi di umore, attacchi di rabbia;
- depressione;
- vittimismo;
- volontà di esercitare un ipercontrollo e manie possessive;
- tendenza a manipolare le persone per tenerle legate a sé;
- ipersensibilità;
- disturbi dell'alimentazione;
- presenza di sintomi fisici, come insonnia, ansia, disturbi gastrointestinali e psicosomatici, tachicardia, vampate di calore.
Sindrome dell'abbandono: le cause
Secondo gli esperti in psicologia, la sindrome da abbandono ha spesso origine in traumi subiti nell'infanzia. Ad esempio, può essere mancata quella "base sicura" teorizzata da Bowlby che ha reso il bambino estremamente sensibile all'abbandono, magari a causa di lutti, trasferimenti, assenze prolungate o situazioni di abuso.
Chi sperimenta tutto ciò durante l'infanzia ha più possibilità di diventare un adulto insicuro, caratterizzato da una bassa autostima e dalla sensazione di non essere mai abbastanza amato o protetto.
Il senso di abbandono, tuttavia, può anche scaturire da esperienze vissute durante l'età adulta, come ad esempio un distacco improvviso, un divorzio, la morte del partner. In questo caso, la paura di rimanere soli influenzerà in modo negativo le future relazioni, minando alla base la capacità della persona di fidarsi dell'altro.
La ricerca in ambito psicologico ha evidenziato uno stretto legame tra la sindrome abbandonica e il disturbo borderline di personalità, nel quale il soggetto vive con difficoltà la differenziazione identitaria con l'altro e non riesce a tracciare in maniera netta i confini tra la sua personalità e quella dell'altra persona.
In questo scenario, vivere una relazione sana e non perennemente minacciata dal timore di essere abbandonati è molto difficile: la paura di rivivere le angosce correlate al rimanere soli è sempre presente, determinando instabilità emotiva e caos.
I rapporti vengono vissuti come un modo per sopperire ad un vuoto esistenziale insopportabile e per questo svolgono una funzione vitale per il soggetto: quando si incrinano, però, determinano l'originarsi di intense crisi di abbandono.
Come superare la sindrome dell'abbandono
Superare il trauma da abbandono non è sempre facile in quanto, soprattutto se la causa scatenante ha origine nell'età infantile, il percorso per arrivare alla causa primaria può essere lungo e tortuoso.
La psicoterapia è certamente il primo passo per affrontare questo disagio, in quanto lavora per ricercare i motivi che hanno determinato la paura di rimanere soli nel passato, rinforza l'autostima e offre degli strumenti concreti per sopportare l'ansia.
Alla base di questo disturbo vi è l'insicurezza in se stessi e la bassa autostima, quindi il terapeuta agirà per rendere più solida la propria identità personale.
Spesso questi sentimenti sono inconsci, quindi è importante intraprendere un viaggio interiore per far affiorare questi contenuti inespressi e fornire riconoscimento anche a sensazioni spiacevoli come la fragilità, la paura e l'angoscia di rimanere soli.
La terapia cognitivo comportamentale può aiutare a decostruire il modo con cui si guarda a se stessi, proponendo nuovi schemi di pensiero più funzionali, tuttavia il successo della terapia psicologica dipende anche dalla causa primaria del disturbo, pertanto potrebbe risultare utile tentare approcci differenti tra loro.
5 consigli per superare la sindrome dell'abbandono
Se ci si rende conto di soffrire di sindrome abbandonica, si può provare a lavorare su se stessi per rafforzare la propria autostima e mitigare, così, il senso di angoscia.
Ecco allora qualche suggerimento da mettere in pratica:
- accettare la propria paura: accettare di avere delle fragilità e parlarne chiaramente è il primo passo per sentirsi più forti;
- trovare le persone giuste: circondarsi di persone che ci apprezzano per quello che siamo veramente è fondamentale per sentirsi sicuri e amati: meglio evitare chi, invece, non ci ama e ci giudica continuamente;
- iniziare un percorso di terapia;
- fare pace col passato: questo passo, talvolta difficilissimo da affrontare, è però molto importante in quanto molte sindromi abbandoniche non sono altro che il riflesso di un trauma vissuto nell'infanzia;
- rafforzare la propria autostima, magari cominciando un'attività in cui si è bravi. Scrivere ogni giorno tre caratteristiche positive che ci contraddistinguono e ripeterle dentro di sé.