Anche se le vacanze, estive e non, dovrebbero essere uno dei periodi più sereni dell'anno, per molti si trasformano in un vortice di stress e ansia.
La pianificazione, i preparativi frenetici e l'idea di dover effettuare alcuni spostamenti (via macchina, aereo, nave, etc.) possono rappresentare un ostacolo insormontabile, mettendo a dura prova il benessere mentale.
Abbiamo chiesto alla dottoressa Chiara Di Nuzzo (conosciuta sui social come @travelpsych) un approfondimento per capire perché si può verificare l'ansia di viaggiare, come è possibile trattarla, alcuni consigli e quali sono le modalità più indicate per provare a ripensare in maniera positiva l'esperienza del viaggio.
Ci parli di lei e del suo lavoro di psicologa focalizzato su ansia e paure legate ai viaggi
Sono PhD, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale e psicologa del viaggio.
Ho deciso di unire il mio lavoro e la mia passione per il mondo perché ho visto quanto molte persone si sentano bloccate e impaurite nel compiere una delle attività più nobili per conoscere sé stessi: viaggiare.
Le paure legate al viaggio sono normali: lasciamo temporaneamente ciò che conosciamo e ci poniamo in una condizione di vulnerabilità di fronte a nuove culture, luoghi e lingue. Psicologicamente, il sentimento prevalente è l’ansia perché prevediamo una minaccia e dobbiamo confrontare le nostre risorse con le sfide che ci vengono poste.
Nel mio lavoro, supporto le persone che trovano difficile viaggiare a causa dell’ansia che limita gli spostamenti, dell’insicurezza che li porta a vedere il viaggio come pericoloso, o di fobie legate a specifici mezzi di trasporto. Il mio obiettivo è aiutarle a superare questi timori, a tollerare e gestire l'ansia anticipatoria e a riconquistare la fiducia in sé stesse e la libertà che trasmette il viaggio.
Desidero che possano esplorare il mondo con serenità, scoprendo nuove prospettive e arricchendo la loro vita attraverso le esperienze di viaggio e questo perché il viaggio non è solo uno spostamento fisico, ma anche – e soprattutto - un'opportunità di crescita interiore. Così nasce Travel Psych.
Dopo il periodo di forzato isolamento dovuto alla pandemia l’esperienza del viaggio viene vissuta diversamente?
La pandemia ha amplificato molte delle paure legate al viaggio, rendendole più visibili e spesso più accettabili. La vulnerabilità globale ha fatto emergere timori legati alla salute e alla sicurezza, mentre anni di isolamento e distanziamento sociale hanno aumentato la percezione del rischio e la sfiducia verso l'esterno.
Dopo la pandemia ci si sente più legittimati a parlare delle paure legate al mondo esterno: la paura di spostarsi, la preoccupazione per i comportamenti altrui, l'insicurezza nei trasporti e la paura di volare.
Queste paure esistevano anche prima, ma erano meno discusse e spesso provate in silenzio, accompagnate da un senso di vergogna. Oggi, invece, c'è una maggiore apertura e consapevolezza riguardo a queste ansie, permettendo un dialogo più franco e la ricerca di soluzioni.
Come funziona un percorso di terapia per la paura di viaggiare? Quanto può durare?
Il mio lavoro come psicoterapeuta e psicologa del viaggio si focalizza su problematiche legate all'ansia, alla paura di viaggiare, alla paura di volare e alla paura di guidare.
Questi timori possono limitare significativamente non solo la scelta di viaggiare, ma la qualità di vita delle persone, impedendo loro di godere appieno delle esperienze e delle opportunità che hanno di fronte.
Il percorso di terapia che offro si suddivide in due servizi personalizzati, ciascuno progettato per rispondere a esigenze specifiche.
Il primo servizio, chiamato "Express", è pensato per chi ha già un viaggio prenotato ma sta vivendo la fase di pre-partenza con difficoltà, agitazione e ansia.
Questo approccio è orientato al sintomo e si concentra sull’apprendimento di tecniche per gestire e ridimensionare l’ansia pre-partenza. Il servizio prevede due incontri online prima del viaggio, l’analisi di due questionari (uno compilato prima di partire e uno al ritorno), e un monitoraggio durante il viaggio.
Il secondo servizio, denominato "Itinerario", è rivolto a chiunque riconosca di avere un blocco o una difficoltà legata al viaggio e desideri approfondire la questione per imparare non solo a gestirla, ma anche a comprendere meglio il proprio problema e superarlo.
Questo percorso va più in profondità, è un lavoro di terapia, e mira a recuperare la serenità non solo durante i viaggi, ma anche a sentirsi protagonista e più consapevole nella propria vita.
La durata del percorso terapeutico varia in base a diversi fattori, tra cui il tipo di difficoltà, la durata della compromissione legata al viaggio e la motivazione della persona. In media questi percorsi possono durare da quattro mesi a un anno.
La terapia può essere svolta online o in presenza, a seconda delle esigenze e delle preferenze del cliente. Quando necessario, utilizzo anche la realtà virtuale, uno strumento particolarmente efficace nel trattamento della paura di volare.
Consente, infatti, di simulare in modo sicuro e controllato situazioni che provocano ansia, aiutando la persona a desensibilizzarsi gradualmente e a sviluppare strategie di coping.
L’ansia da viaggio può essere innata?
In generale, l'ansia di viaggiare non è innata, anzi, può manifestarsi improvvisamente nella vita di una persona, spesso a seguito di un evento traumatico vissuto in viaggio o di un evento stressante che destabilizza l’equilibrio del suo ambiente di vita.
In questi casi, ci si ritrova a dover cercare un nuovo equilibrio, rivedere la propria identità e mettere in discussione il mondo conosciuto.
La paura di viaggiare può anche derivare da un problema di ansia latente che si manifesta nel contesto del viaggio, riducendo così il piacere di partire.
Questo atteggiamento dipende dal vissuto e dalla storia personale di ciascuno, ma spesso ha tratti comuni. Molte persone considerano l’allontanamento dai propri punti di riferimento e dalla propria quotidianità come un pericolo.
Non solo vivono uno stress organizzativo e una paura dell’ignoto, ma si percepiscono anche come non abbastanza forti per affrontare il mondo. Tendono ad affidarsi agli altri, che vedono sempre come più capaci e forti nell’affrontare il mondo, vivendo la poca familiarità come una minaccia.
Altri avvertono una forte esigenza di controllo, che nel viaggio non riescono a esercitare poiché ritengono gli altri e tutto ciò che è “fuori dal loro raggio d’azione” poco affidabili.
Sono convinti di dovercela fare da soli e temono di perdere il potere di gestire qualsiasi evento inaspettato partendo, poiché vivono l’imprevedibilità come estremamente pericolosa.
Queste paure possono manifestarsi in diverse forme, come Disturbo da attacchi di panico, Agorafobia, Aviofobia o Amaxofobia.
Viaggiare da soli e viaggiare in gruppo: sono due esperienze utili per superare le proprie paure?
Viaggiare da soli o in gruppo sono entrambe esperienze utili per superare le proprie paure di viaggiare, ma rispondono a bisogni diversi.
Viaggiare da soli ci mette nella condizione di fare un percorso individuale, in cui scommettere su di noi, crescere e fidarci del nostro istinto.
Durante questo tipo di esperienza impariamo a conoscerci meglio, a non farci limitare dalle etichette quotidiane e ad affrontare la paura della solitudine e scopriamo di essere il nostro miglior compagno di viaggio, mettendoci alla prova e sviluppando un'autonomia e una fiducia in noi stessi che possono essere trasformative.
D'altra parte, viaggiare in gruppo offre il vantaggio di non dover gestire tutto il peso dell’organizzazione, permettendoci di affidarci a qualcun altro. Questa dinamica può essere rassicurante e meno stressante, soprattutto per chi è alle prime armi con il viaggio.
Inoltre, i viaggi di gruppo ci offrono l’opportunità di fare nuove conoscenze, sfidare la paura del giudizio degli altri e trovare nuove forme di vicinanza rispetto alla quotidianità.
Interagire con persone che condividono lo stesso scopo – scoprire, condividere e conoscere – crea un ambiente di supporto e stimolo reciproco, che può alleviare le ansie legate al viaggio.
Entrambe le esperienze, dunque, possono contribuire significativamente a superare le paure di viaggiare: a seconda delle nostre esigenze e del nostro livello di comfort, scegliere tra queste due modalità può essere un passo importante nel percorso di superamento delle nostre paure e di arricchimento personale attraverso il viaggio.
Potrebbe darci alcuni consigli generali per viversi meglio i viaggi?
Il mio primo consiglio è quello di informarsi bene sul luogo in cui ci si sta recando. Conoscerne la dimensione culturale, le abitudini di chi lo abita, mi permette di affrontare con maggiore tranquillità la permanenza e le situazioni eventualmente stressanti che posso incontrare.
Il secondo consiglio è: alleggerire la valigia. Spesso una valigia ricolma, di cose per lo più non essenziali, è la cartina di tornasole dell’ansia che ci portiamo dietro. Riempiamo la valigia di cose perché non abbiamo sufficiente fiducia nei nostri mezzi personali. Senza contare che un bagaglio pesante rende gli spostamenti anche molto meno piacevoli.
Il terzo consiglio è di provare a immaginarsi nel luogo di destinazione e di pensare a due o tre attività che si possono sperimentare soltanto lì. In questo modo associo il luogo a una sensazione di benessere e riduco l’ansia.
Alle mie pazienti, che rispetto ai pazienti maschi affrontano più spesso paure legate alla sicurezza, alla protezione e all’incolumità personale, suggerisco sempre di ascoltare il proprio istinto.
Infine, non esitare a chiedere aiuto se l’ansia diventa troppo invalidante. È importante riconoscere quando quelle paure compromettono troppo la qualità del viaggio per rivolgersi a un professionista che può fornire ulteriori strumenti e supporto.