"Il nostro pianeta è l’unica casa che abbiamo, dobbiamo imparare a rispettarlo e a difenderlo." Diceva questo in un’intervista Margherita Hack, celebre astrofisica e divulgatrice scientifica italiana, in un’intervista.
Sempre durante lo stesso scambio la scienziata di fama mondiale spiegava come: “Il Sole vivrà ancora per cinque miliardi di anni, poi diventerà una gigante rossa assorbendo la Terra che concluderà così il suo ciclo di vita. La fine certa sarà questa.
[…] Spostiamoci anche su Marte ma conserviamo la Terra, l'unico posto su cui effettivamente possiamo vivere, riduciamo l'inquinamento ambientale. I disastri climatici ai quali andiamo incontro: biodiversità in pericolo, tante specie animali stanno estinguendosi. Tanti sono i fattori che peggiorano le condizioni di vita sulla Terra. Dobbiamo essere consapevoli dei guasti che la tecnologia ha portato e con la tecnologia medesima ripararli.”
La crisi climatica è qui ed è ora, ma non tutti lo accettano
Erano solo gli anni Novanta quando i più importanti astrofici e scienziati americani hanno iniziato a formare una sorta di coalizione in merito a ciò che oggi conosciamo come negazionismo climatico. Non solo, anche nel panorama politico d’Oltreoceano l’argomento è stato visto come “complottista” e senza basi scientifiche valide (basti pensare alla presidenza Trump durante la quale, tra le altre cose, Trump dichiarava il cambiamento climatico una bufala e un complotto messo in atto dalla Cina per danneggiare in qualche modo gli USA).
Qual è la situazione in Italia invece? Come sempre, complessa e intricata. Senza scendere in troppi dettagli l’attuale governo nega o parla molto poco della situazione climatica, intersecando dichiarazioni di stampo puramente negazionista (ad esempio, durante una campagna con il partito di estrema destra Vox la stessa Giorgia Meloni ha dichiarato che bisogna “fermare il fanatismo ultra-ecologista”) e di negazionismo scientifico, ossia quando si dichiara che non ci sono sufficienti prove per dimostrare la tesi (o una tesi in generale). D’altro canto nel 2023, il ministro Bonelli ha dichiarato una proposta di legge che renda il negazionismo climatico un vero e proprio reato aggiungendo che “I negazionisti fanno più male della grandine e del caldo messi insieme”.
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Interessi politici ed economici sono ovvi e la salvaguardia dell’ambiente e della popolazione passano decisamente in secondo piano, non solo qui, ma anche in altri paesi europei ed extraeuropei.
Certo, l’argomento è ampio, ma un altro punto da prendere in considerazione è: che cosa pensa il singolo individuo sul tema e perché, all’apparenza sembra che così tante persone non credano al cambiamento climatico?
Le ragioni sono molte, possono comprendere una certa “comfort zone” personale, accesso all’istruzione e alle informazioni in generale, e via dicendo.
Il Dottor Joe Pierre, professore al dipartimento di Psicologia e Scienze Comportamentali nell’università di San Francisco, California, ha esaminato alcuni fattori che potrebbero essere le cause sottostanti:
- Realismo Ingenuo, ossia la percezione che la nostra personale esperienza sia la realtà concreta, andando ad ignorare quelli che possono essere i dati e le statistiche che illustrano un trend concreto;
- Disinformazione, soprattutto all’affermazione che il cambiamento climatico sia antropogenico, ossia causato dall’uomo, alcune le persone non consumano abbastanza evidenze scientifiche per capire meglio l’argomento;
- Nichilismo. Per quanto le azioni del singolo possano avere un impatto sull’attuale situazione climatica, molti individui sono ben coscienti del fatto che il cambiamento sostanziale deve partire da istituzioni e le realtà che impiegano in maniera massiccia la combustione di fossili.
Sondaggio sull’attuale situazione climatica: il fenomeno dell’eco-ansia
In questo scenario e in occasione della Giornata Mondiale della Terra, la redazione di P. by Pazienti.it ha deciso di chiedere direttamente ai nostri utenti quello che è il percepito in merito all’attuale situazione climatica.
Il sentiment condiviso che abbiamo registrato da circa 333 risposte al sondaggio illustra un pattern evidente, ossia quello dell’eco-ansia.
Di eco-ansia si inizia a parlare a partire dal 2007, quando diversi studi iniziano a sottolineare come le rapide fluttuazioni nel clima iniziano ad avere un impatto sulla psiche e, più in generale sull’equilibrio psichico delle persone.
Ad oggi non si tratta di una patologia psicologica riconosciuta, ma gli studiosi concordano sul fatto che una preoccupazione prolungata in tal senso, può provocare dei danni importanti sul benessere psicofisico dell’individuo.
Ritornando al sondaggio, ecco i principali trend che abbiamo individuato sulla base delle risposte degli utenti alla domanda “Quale potrebbe essere secondo te l’impatto dell’attuale situazione climatica”.
Impatto psicologico ed emotivo
Il 40% dei partecipanti utilizza termini come ansia, stress, impotenza e incertezza per descrivere le conseguenze del cambiamento climatico, andando ad evidenziare come la percezione futura della situazione climatica è vissuta con un senso preoccupazione per l’imprevedibilità che la caratterizza. Le preoccupazioni per i propri figli e le generazioni future sono particolarmente pronunciate, suggerendo che la consapevolezza dei rischi climatici sta influenzando profondamente la psiche delle persone. Le risposte indicano anche che la percezione della propria impotenza nel fare fronte a questa crisi globale aggrava ulteriormente lo stress e l'ansia.
Problemi legati alla salute fisica
Un altro aspetto che emerge sono le conseguenze che il cambiamento climatico può avere sulla salute fisica. Sempre un 40% dei partecipanti esprime una preoccupazione sull’aumento di problemi respiratori e malattie legate all'inquinamento atmosferico. Alcune risposte indicano la preoccupazione per l'impatto del cambiamento climatico sulle malattie trasmissibili, suggerendo una crescente consapevolezza dei rischi epidemiologici connessi alle condizioni climatiche mutevoli.
Impatto Socio-Economico e Quotidiano
Sicurezza alimentare, carenza di acqua, aumento dei costi e precarietà economica preoccupa il 20%, andando ad evidenziare una preoccupazione generale che il cambiamento climatico possa andare ad incidere sempre maggiormente sulle disuguaglianze economiche e sociali.
Il bisogno di una responsabilità condivisa
I dati suggeriscono quindi che i partecipanti al sondaggio sono maggiormente preoccupati per le conseguenze psicologiche ed emotive, seguite da quelle sulla salute fisica e infine da quelle socio-economiche. Questi sono indicatori che la consapevolezza e la preoccupazione per il cambiamento climatico sono profonde e pervasive, e possono difatti influenzare diversi aspetti della vita quotidiana.
Concludendo un altro trend chiave riguarda la percezione della responsabilità nella salvaguardia ambientale. Tutti gli intervistati concordano sulla necessità di una responsabilità condivisa tra individui, istituzioni e realtà private.
Questa visione collettiva riflette la comprensione che il cambiamento climatico è una sfida globale che richiede azioni coordinate e collaborative. Gli intervistati hanno infatti enfatizzato l'importanza di politiche forti e investimenti in energie rinnovabili da parte delle istituzioni, continuando comunque a riconoscere l’importanza delle scelte personali e quotidiane. La richiesta di responsabilità condivisa sottolinea l'urgenza di iniziative concrete per affrontare la crisi climatica, incoraggiando al contempo un coinvolgimento attivo della società civile.