Chi è un cosiddetto "accumulatore seriale" e come riconoscerlo? Come si manifesta la patologia da accumulo? Scopriamo le cause e il trattamento del disturbo noto come disposofobia.
Cosa significa essere un accumulatore seriale
Si definisce accumulatore seriale un individuo che tende a circondarsi di oggetti senza riuscire a disfarsene.
Questa tendenza può assumere diverse forme e livelli di gravità: se rientra nella normalità si manifesta con il desiderio di conservare un ricordo oppure un legame con situazioni piacevoli del passato o con una persona; quando tuttavia sfocia nella patologia, l'accumulo seriale impedisce a chi ne soffre di vivere una vita soddisfacente e mette a dura prova i rapporti famigliari.
Chi accatasta grandi quantitativi di oggetti (anche rotti o inutilizzabili) va incontro a un progressivo deterioramento delle sue condizioni esistenziali; l'accumulazione compulsiva può assumere la forma di un vero e proprio disturbo noto col nome di disposofobia, la quale richiede trattamento psicologico.
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La parola disposofobia deriva dal verbo inglese to dispose, ed è anche nota con i termini di Hoarding disorder e sillogomania: si stima che gli accumulatori seriali siano circa il 2- 5% della popolazione occidentale e il disturbo è noto fin dagli anni '70 del XX secolo.
Le persone affette da Hoarding disorder sperimentano un senso di forte angoscia quando gli si prospetta la possibilità di disfarsi di un oggetto, e vivono pensando che tutte le cose collezionate potrebbero un giorno tornare utili; formano un legame emotivo intenso con le suppellettili e cercano in tutti i modi di preservarli, anche quando inutilizzabili.
Come riconoscere gli accumulatori compulsivi
L'accumulatore seriale si riconosce perché avverte il bisogno ossessivo di raccogliere grandi quantità di oggetti, anche quando questi si caratterizzano per avere uno scarso valore affettivo e economico (o sono addirittura rotti).
La disposofobia può portare ad accumulare non solo beni materiali (come cibo, suppellettili o vestiti), ma anche animali.
Quest'ultima sfumatura patologica prende il nome di animal hoarding e si caratterizza per la presenza di numerosi animali (solitamente gatti), i quali vivono spesso in pessime condizioni igieniche.
I sintomi iniziali del disturbo da accumulo includono:
- frequenti liti famigliari legate all'eccessiva presenza di oggetti;
- tendenza ad accumulare beni e suppellettili, anche di scarsa utilità;
- tendenza a fare scorte di cibo;
- condizioni igieniche via via sempre peggiori;
- difficoltà nella gestione economica della casa;
- procrastinazione del riordino;
- tendenza all'isolamento sociale.
Sono spesso i familiari degli accumulatori a richiedere l'intervento di un aiuto terapeutico esterno per fronteggiare la situazione, dal momento che quest'ultima diviene fonte di estremo disagio sia per chi ne soffre, sia per chi ci vive insieme.
Benché il dispofobico accumuli oggetti come un collezionista, vi è tuttavia una differenza sostanziale tra i due: mentre quest'ultimo dedica una quantità definita e limitata di spazio alle sue collezioni (che godono di particolari attenzioni e sono ordinate), l'accumulatore può arrivare a farsi letteralmente sommergere dagli oggetti.
Altre manifestazioni comuni che possono contribuire a identificare gli accumulatori compulsivi comprendono:
- il sollievo che il soggetto prova nell'accumulo e, parimenti, l'angoscia profonda che sperimenta quando è costretto a separarsi dalle suppellettili;
- l'isolamento sociale;
- ambienti domestici progressivamente sommersi dagli oggetti che si caratterizzano per sporcizia, degrado e mancanza di superfici libere;
- mobili e oggetti che hanno perso la loro funzione originaria;
- oggetti che ingombrano moltissima parte della casa e progressivo inutilizzo degli ambienti domestici;
- eccessivo attaccamento ai propri beni;
- vergogna nel far entrare altre persone nella propria casa;
- conflitti famigliari.
Gli accumulatori seriali possono in alcuni casi mostrare una buona comprensione della loro situazione, e riconoscere cioè di avere dei comportamenti disfunzionali che vanno tenuti sotto controllo, oppure possono assumere un atteggiamento delirante (o comunque non incline ad ammettere di avere un problema).
Le cause alla base della disposofobia
Quando l'accumulare oggetti diventa un disturbo talmente grave da sfociare nella patologia si tende a parlare di disposofobia (o Hoarding disorder).
Nella maggior parte delle persone che soffrono di questa malattia si è notata la copresenza di depressione, ansia e stress; inoltre si è trovata una comorbilità con l'ADHD.
Questo tipo di disturbo può essere presente anche in chi soffre di:
- demenza senile;
- schizofrenia;
- disturbo ossessivo-compulsivo;
- sindrome di Diogene;
- sindrome di Prader-Willi.
I ricercatori hanno osservato come la malattia che affligge gli accumulatori seriali attivi in loro un malfunzionamento dei lobi frontali, ovvero le aree del cervello che sono implicate nella capacità di prendere decisioni, di mantenere l'attenzione e di non commettere errori.
Tra le possibili concause alla base della disposofobia troviamo:
- la presenza di tratti personologici di tipo compulsivo;
- l'aver vissuto un evento traumatico o un forte stress;
- soffrire di depressione o ansia che vanno ad esacerbare alcuni tratti caratteriali che tendono alla disposofobia
- predisposizione genetica;
- età avanzata: sebbene la disposofobia possa comparire fin dall'adolescenza, è più comune che a soffrirne siano gli anziani;
- aver subito un lutto;
- vivere in un contesto di isolamento sociale;
- deficit nell'elaborazione delle informazioni e delle decisioni;
- scarsa capacità di formare legami affettivi;
- tendenza al perfezionismo;
- comportamento evitante;
- altre patologie di tipo psichiatrico.
Il trattamento per chi soffre di disposofobia
Gli accumulatori seriali spesso non si accorgono di avere un problema e in molti casi è la famiglia (o i vicini di casa, allertati dai danni alle abitazioni adiacenti) che si rivolge a degli specialisti per iniziare un trattamento terapeutico.
I professionisti coinvolti sono lo psichiatra e lo psicoterapeuta, a seconda della gravità del problema e della possibile presenza di altre patologie.
È fortemente sconsigliato intraprendere azioni estreme come buttare via gli oggetti accumulati all'insaputa del soggetto, in quanto ciò lo getterebbe in uno stato di profonda angoscia. In genere il trattamento della disposofobia è di tipo psicoterapeutico, ma in alcuni casi prevede la somministrazione di farmaci (ad esempio gli antidepressivi).
Buoni risultati sono stati ottenuti con la terapia breve strategica, che si avvale, tra le altre, di tecniche paradossali per portare la problematica a una fase di sblocco.
Più in generale, il trattamento della disposofobia può includere:
- una fase di psicoeducazione, volta a far prendere consapevolezza all'individuo di avere un problema da risolvere e il funzionamento del problema stesso;
- aiutare il soggetto a gestire gli impulsi all'accumulo;
- insegnare al soggetto a prendere delle decisioni più funzionali;
- intervenire sulle dinamiche famigliari.
All’interno della terapia cognitivo comportamentale, invece, il terapeuta cerca di evidenziare le cause e i trigger che scatenano l'impulso ad accumulare, per poi passare a sviluppare (o a migliorare) il problem solving e la gestione della casa.
L'obiettivo a lungo termine è quello di prevenire (o di evitare del tutto) l'attivazione di strategie di comportamento disfunzionali come l'accumulo, nonché la ricostruzione cognitiva di schemi di pensiero funzionali.