La figura maschile è sempre stata associata a forza, comando e un'apparente invulnerabilità emotiva: frasi come "gli uomini non piangono" o "non fare la femminuccia" fungono da gabbie culturali e impediscono a molti uomini di esplorare e accettare le proprie emozioni.
Ora, però, è arrivato il momento di abbattere questi muri: sì, anche gli uomini piangono e non c’è nulla di sbagliato nel farlo.
La cultura della mascolinità tossica
La narrazione tradizionale della mascolinità ha radici profonde: dalla letteratura ai media, gli uomini sono sempre stati rappresentati come stoici e risoluti, immuni al dolore emotivo: tutto ciò, però, ha portato a uno stigma verso chi mostra segni di vulnerabilità, spingendo molti uomini a reprimere le proprie emozioni.
Ma a quale prezzo? Uno studio ha dimostrato che reprimere le proprie emozioni può avere conseguenze decisamente impattanti sul benessere mentale e incrementa i livelli di ansia, depressione e stress.
Evitare di piangere non significa essere più forti, ma accumulare un peso che, prima o poi, diventerà insostenibile; di contro, essere vulnerabili non è sinonimo di debolezza, ma di autenticità.
Mostrare le proprie emozioni è un atto di coraggio che contraddistingue l'essere umano: piangere è, quindi, una manifestazione di empatia, dolore, amore o semplicemente bisogno di liberarsi.
Come cambiare questa narrativa? Innanzitutto cercando di smantellare del tutto lo stereotipo di forza e durezza dell’uomo – che deve iniziare fin da bambini. Per formare adulti emotivamente sani, occorre insegnare ai più piccoli che tutte le emozioni, comprese le lacrime, hanno un valore.
Perché non chiedere a un amico come si sente veramente? Parlare dei propri sentimenti in cerchie di fiducia può fare una differenza enorme. Il primo passo verso la vulnerabilità è riconoscere quello che si prova. Sentirsi tristi, feriti o sopraffatti non è un errore, ma un diritto.
Big boys can cry: alcuni esempi ispiratori
Alcune delle figure pubbliche più rispettate hanno dimostrato che il pianto non sminuisce il valore di un uomo, ma lo arricchisce.
Pensiamo, ad esempio, a Terry Crews: l'attore e attivista ha parlato apertamente delle sue lotte emotive e del trauma legato alla sua infanzia. Crews ha spesso sottolineato che mostrare emozioni è fondamentale per superare il dolore e costruire una vita autentica.
Il principe Harry ha rivelato il suo dolore per la perdita della madre, la Principessa Diana, e come ha dovuto affrontarlo anni dopo. Le sue lacrime pubbliche sono state un esempio di come elaborare il lutto con autenticità.
Infine, Roger Federer: un esempio lampante di come la vulnerabilità emotiva possa essere espressa anche ai massimi livelli di successo. Federer è noto per essersi commosso in diversi momenti della sua carriera, mostrando al pubblico il lato umano dietro al campione.
Un caso particolarmente significativo è avvenuto dopo la vittoria agli Australian Open nel 2017 quando, alzando il trofeo, Federer non è riuscito a trattenere le lacrime per l'importanza del momento e del percorso di recupero fisico e mentale che lo ha portato a trionfare a 35 anni – dopo un lungo periodo di assenza dai campi a causa di un infortunio.
Federer si è anche emozionato nel 2022 durante il suo ritiro ufficiale dal tennis, nella Laver Cup accanto ai suoi colleghi, con cui ha condiviso lacrime di gioia e malinconia.
Questi momenti hanno rafforzato la connessione tra Federer e i suoi fan, sottolineando come la vulnerabilità non sia un segno di debolezza, ma una manifestazione autentica di gratitudine e passione (una parte naturale e toccante delle esperienze più significative della vita).
Oggi più che mai è fondamentale celebrare il valore di quelle lacrime – che per troppo tempo è rimasto nascosto: piangere è un dono, un linguaggio che connette e guarisce.
"Big boys can cry too" non è solo uno slogan, ma un invito a ridefinire la mascolinità. La forza di un uomo non si misura nella sua capacità di nascondere il dolore, ma nel coraggio di abbracciarlo e condividerlo. Perché, in fondo, la vera grandezza sta nell’essere pienamente umani.
Il parere della psicologa
Per approfondire l’argomento, abbiamo chiesto il parere della Dr. Rostagno, psicologa:
Si tratta di un tema cruciale nella psicologia contemporanea: la metafora delle gabbie culturali è particolarmente efficace nel descrivere come gli stereotipi sulla mascolinità abbiano creato vere e proprie prigioni emotive per gli uomini. Gli esempi di figure pubbliche citati – Terry Crews, il Principe Harry e Roger Federer – sono particolarmente significativi perché rappresentano diverse sfaccettature della mascolinità tradizionale (forza fisica, status reale, eccellenza sportiva) che si intersecano con la vulnerabilità emotiva.
Il caso di Federer è emblematico: un campione che ha saputo mostrare come la forza e la grandezza sportiva possano coesistere con l'espressione autentica delle emozioni.
Nella mia pratica clinica osservo quotidianamente le conseguenze della repressione emotiva maschile; lo studio citato trova riscontro nella realtà: ansia, depressione e stress sono spesso il prezzo da pagare per mantenere questa ”maschera di forza”.
Particolarmente importante è il focus sull'educazione dei bambini: è proprio nell'infanzia che si formano questi modelli emotivi restrittivi: insegnare ai bambini che tutte le emozioni hanno un valore è fondamentale per crescere adulti emotivamente sani.
Risulta necessario un nuovo paradigma della mascolinità non più basato sulla negazione delle emozioni, ma sulla loro piena integrazione come parte fondamentale dell'esperienza umana.