Nell’ambito della pulizia e della sanificazione degli ambienti i termini "igienizzare" e "disinfettare" vengono spesso utilizzati come sinonimi.
In realtà esistono differenze significative tra questi due processi, sia in termini di efficacia che di modalità di applicazione.
In questo articolo le approfondiremo, fornendo informazioni scientificamente accurate per un utilizzo consapevole dei prodotti per la pulizia.
Cosa significa igienizzare?
Il termine "igienizzare" indica un processo di pulizia che mira a ridurre la quantità di batteri, virus e altri microrganismi (con carica microbica) su superfici e oggetti, senza eliminarli completamente.
Avviene attraverso l’uso di detergenti comuni, come sapone e acqua, che rimuovono sporco e germi in modo efficace, e azione meccanica (ad esempio, lo strofinamento), riducendo così il rischio di contaminazione.
Vediamo quali sono le caratteristiche principali dell'igienizzazione:
- pulizia approfondita: l'igienizzazione si concentra sulla rimozione dello sporco visibile e invisibile, che può fungere da substrato per la crescita microbica;
- riduzione della carica microbica: l'igienizzazione riduce il numero di microrganismi presenti, ma non li elimina completamente;
- utilizzo di detergenti: i detergenti utilizzati nell'igienizzazione sono formulati per sciogliere lo sporco e facilitarne la rimozione;
- azione meccanica: l'azione meccanica, come strofinare o spazzolare, è essenziale per rimuovere efficacemente lo sporco e i microrganismi.
Esempi di igienizzazione:
Ecco alcune pratiche di uso comune per igienizzare:
- lavare le mani con acqua e sapone;
- pulire le superfici con un panno umido e un detergente multiuso;
- usare salviette igienizzanti per rimuovere lo sporco visibile.
Cosa significa disinfettare?
Si tratta di un processo più drastico che mira all'eliminazione di agenti patogeni (batteri, virus, funghi) presenti su una superficie o in un ambiente e il risultato si ottiene mediante l'utilizzo di disinfettanti, sostanze chimiche in grado di uccidere o inattivare i microrganismi.
Ecco quali sono le caratteristiche principali della disinfezione:
- eliminazione di agenti patogeni: mira a distruggere o inattivare i microrganismi che possono causare malattie;
- utilizzo di disinfettanti: sono sostanze chimiche con proprietà antimicrobiche specifiche;
- campo d'azione: possono avere un ampio spettro d'azione, agendo contro diversi tipi di microrganismi, o uno spettro ristretto, agendo solo contro determinati microrganismi;
- tempo di contatto: richiedono un tempo di contatto adeguato con la superficie per garantire l'efficacia del trattamento.
Esempi di disinfezione:
Vediamo alcune pratiche comuni di disinfezione:
- utilizzare soluzioni a base di alcol (almeno al 70%) per eliminare virus e batteri dalle mani o dalle superfici;
- applicare candeggina diluita per sanificare pavimenti o superfici esposte a contaminazione biologica;
- usare disinfettanti certificati per ospedali e laboratori.
Le principali sostanze disinfettanti includono:
- composti del cloro (es. ipoclorito di sodio): concentrazioni variabili (es. 0.1-0.5% per superfici, 1% o più per situazioni specifiche);
- alcoli (etanolo, isopropanolo): efficaci a concentrazioni tra il 60% e il 75%;
- perossido di idrogeno (acqua ossigenata): generalmente al 3% (10 volumi) per uso comune, concentrazioni più elevate (6% o più) per disinfezione di alto livello;
- acido peracetico: utilizzato a concentrazioni basse (es. 0.2% per alto livello);
- aldeidi (glutaraldeide, ortoftalaldeide): glutaraldeide al 2% per disinfezione di alto livello, ortoftalaldeide allo 0.55%;
- composti di ammonio quaternario: concentrazioni variabili a seconda del prodotto;
- iodofori (es. povidone-iodio): concentrazioni variabili (es. 5-10% per antisepsi);
- clorexidina: generalmente allo 0.5% per antisepsi, a volte in combinazione con alcoli.
Le concentrazioni indicate rappresentano un’indicazione generale e possono variare in base all'applicazione specifica e al livello di disinfezione desiderato.
È fondamentale seguire le istruzioni del produttore e le linee guida delle autorità sanitarie.
Igienizzare vs disinfettare: le principali differenze
Per scegliere se igienizzare o disinfettare, è importante valutare il contesto e il livello di rischio:
- igienizzazione: sufficiente per la pulizia quotidiana della casa, degli uffici o di superfici poco esposte a batteri pericolosi, dove, quindi, il rischio di contaminazione è basso;
- disinfezione: è necessaria in ambienti ad alto rischio di contaminazione, come ospedali (in cui è fondamentale garantire la sterilità), laboratori, scuole e luoghi pubblici, nonché in presenza di persone con malattie infettive o in caso di contaminazione da fluidi corporei, presenza di virus pericolosi.
Comprendere la differenza è fondamentale per adottare le corrette pratiche di pulizia e garantire un ambiente più sicuro per tutti.
La candeggina può disinfettare?
La candeggina comunemente in commercio è una soluzione acquosa di ipoclorito di sodio (NaClO), solitamente con una concentrazione di cloro attivo variabile (spesso intorno al 2-5%) ed è un potente ossidante che agisce denaturando le proteine e altri componenti essenziali dei microrganismi patogeni (come batteri, virus, funghi e spore), alterandone la struttura e uccidendoli.
Normalmente è venduta come igienizzante, poiché la sua capacità di disinfettare (come stabilito dall’ISS) dipende strettamente dalle modalità di utilizzo:
- concentrazione: le concentrazioni raccomandate variano a seconda dell'uso e del tipo di microrganismo da inattivare. Ad esempio, per la disinfezione di superfici contaminate da materiale organico o da agenti patogeni resistenti, possono essere necessarie concentrazioni più elevate;
- tempo di contatto: è fondamentale lasciare agire la soluzione di candeggina per un tempo sufficiente affinché possa esercitare la sua azione disinfettante. I tempi raccomandati variano a seconda della concentrazione e del tipo di microrganismo, ma generalmente si parla di alcuni minuti (ad esempio, 10-30 minuti per una disinfezione efficace di superfici);
- pulizia preliminare: la presenza di sporco organico (sangue, pus, residui di cibo, etc.) può inattivare l'ipoclorito di sodio e ridurre l'efficacia della disinfezione. Pertanto, è cruciale pulire accuratamente le superfici prima di applicare la soluzione disinfettante di candeggina, dato che è un disinfettante, non un detergente;
- diluizione corretta: è essenziale diluire la candeggina secondo le istruzioni del produttore per ottenere la concentrazione di cloro attivo desiderata per la disinfezione. Diluizioni errate (troppo basse) potrebbero non essere efficaci, mentre concentrazioni eccessive possono essere pericolose e danneggiare le superfici. La candeggina comunemente in commercio ha una concentrazione di cloro attivo variabile (solitamente tra il 2% e il 5%), quindi la diluizione deve essere calcolata di conseguenza per ottenere la concentrazione d'uso raccomandata (ad esempio, 0.1%-0.5% per la disinfezione generale delle superfici, fino all'1% in contesti specifici).
Dunque, in diluizioni molto basse e con tempi di contatto brevi, la candeggina potrebbe avere principalmente un'azione igienizzante, riducendo la carica microbica ma senza garantire una disinfezione completa secondo gli standard scientifici; invece, per ottenere una vera disinfezione, è necessario seguire le concentrazioni e i tempi di contatto raccomandati.
Sanificare o sanitizzare: facciamo chiarezza
Questi due termini sono spesso usati come sinonimi, indicando un insieme di attività volte a rendere un ambiente o una superficie salubre e igienica.
In generale, entrambi i termini si riferiscono a processi che possono includere:
- pulizia: rimozione dello sporco visibile;
- disinfezione: abbattimento della carica microbica patogena;
- eventualmente, anche disinfestazione e miglioramento delle condizioni ambientali (aria, umidità, temperatura).
Anche se nell'uso comune sono intercambiabili, in alcuni contesti specifici (come nell'industria alimentare), "sanitizzazione" può essere intesa più specificamente come il processo per rendere igienicamente idonei impianti e attrezzature, spesso tramite l'uso di disinfettanti per ridurre la carica microbica a livelli di sicurezza.
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Come riportato dal Ministero della Salute, “tutti i prodotti che vantano in etichetta un’azione di disinfezione sono classificabili come prodotti biocidi - e sono posti in commercio solo dopo aver ottenuto una specifica autorizzazione alla commercializzazione da parte del Ministero della Salute o della Commissione Europea. Anche i prodotti che riportano l’indicazione del termine “sanitizzante/sanificante” si considerano rientranti nella definizione di prodotti biocidi e pertanto sono sottoposti al relativo regime autorizzativo.”
Presidio medico chirurgico: cosa significa?
Un Presidio Medico Chirurgico (PMC) è un prodotto che, per essere messo in commercio in Italia, secondo il D.P.R. 392 del 6 ottobre 1998 e il Provvedimento del 5 febbraio 1999, deve essere autorizzato dal Ministero della Salute dopo una valutazione della sua efficacia e sicurezza.
Nel 2012 è, inoltre, entrato in vigore il Regolamento (UE) n. 528/2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all'uso dei biocidi (noto anche come Biocidal Products Regulation, BPR).
Si tratta di una misura che ha introdotto un nuovo quadro normativo a livello europeo che ha avuto un impatto significativo sui PMC, in particolare su quelli che rientrano nella definizione di "biocidi".
In termini semplici, un PMC è un prodotto che contiene sostanze attive con lo scopo di:
- disinfettare: eliminare germi, batteri e virus;
- proteggere dagli insetti: uccidere insetti o allontanarli;
- combattere roditori: uccidere topi e ratti (topicidi e ratticidi).
Le caratteristiche principali sono:
- contiene sostanze attive specifiche che hanno un'azione mirata contro organismi nocivi per la salute;
- richiede un'autorizzazione: prima di poter essere venduto, il prodotto deve dimostrare la sua efficacia e sicurezza al Ministero della Salute;
- riporta in etichetta la dicitura "Presidio Medico Chirurgico" e il numero di registrazione fornito dal Ministero della Salute per garantire al consumatore che il prodotto è stato valutato e approvato.
Esempi comuni di presidi medico chirurgici includono:
- disinfettanti: candeggina, alcol denaturato (a determinate concentrazioni e usi specifici), prodotti a base di cloro o ammoni quaternari per la disinfezione di superfici e ambienti;
- insetticidi: spray contro mosche e zanzare, prodotti per la disinfestazione di ambienti da scarafaggi o formiche;
- insetto repellenti: spray o lozioni da applicare sulla pelle per allontanare zanzare e altri insetti;
- topicidi e ratticidi: esche e trappole per eliminare topi e ratti.