Elaborata all’inizio del Novecento, la dieta dissociata si inserisce nel variegato insieme delle diete alternative a quella Mediterranea, costituendo una delle possibili scelte per chi desidera guadagnare benessere e, eventualmente, perdere i chili di troppo.
Le regole connesse a questo regime alimentare sono ritenute piuttosto rigide, e, come sempre accade nelle diete, si basano sul consumo controllato di alcune tipologie di alimenti.
Vediamo più da vicino il meccanismo alla base della dieta dissociata e quali sono i cibi ammessi, cercando di capire se un sistema dissociato è davvero compatibile con la perdita di peso.
In cosa consiste uno schema di dieta dissociata?
Secondo quanto elaborato dal fondatore della dieta, il dott. William Howard Hay, i carboidrati possono essere meglio digeriti in un ambiente basico, mentre le proteine vengono più facilmente scomposte in ambiente acido.
Ne consegue che un consumo combinato di entrambe queste sostanze può comportare alcune difficoltà per l’organismo, risultanti non solo in disturbi a carico di stomaco e intestino, ma anche di fegato e reni.
La dieta dissociata nasce quindi con l’obiettivo primario di facilitare l’attività digestiva. In base a questo schema alimentare, è opportuno concentrare il consumo di proteine e carboidrati in momenti differenti della giornata, senza mai mescolarli tra loro e attendendo un minimo di 4-5 ore tra un pasto e l’altro.
Il principio alla base della dieta dissociata è quello di compartimentare il consumo dei carboidrati nelle prime ore della giornata, riservando le proteine per la sera.
Per quanto riguarda i grassi, infine, è sempre bene limitarne il consumo associandolo a quello dei carboidrati.
Cosa si mangia?
Come noto, non esistono cibi costituiti unicamente da carboidrati o solamente da proteine. Anche seguendo alla lettera ogni precetto di questa dieta, quindi, sarà difficile ottenere uno schema perfettamente “dissociato”.
Una delle accortezze da seguire per rendere più efficace la dieta dissociata è quella di non consumare carboidrati e proteine di origine differente durante lo stesso pasto. Ciò significa che è vietato per esempio consumare pane e pasta contemporaneamente, oppure abbinare alla carne il pesce o i legumi.
Per contro, le tipologie di alimenti ammessi nella dieta dissociata sono decisamente più numerose di quelle tipiche delle celebri diete “low carb”.
Oltre a raccomandare un elevato consumo di verdure, la dieta dissociata permette, infatti, di mangiare:
- alimenti ricchi di carboidrati, come pane, pasta, prodotti dolciari e da forno, cereali integrali, frutta fresca e miele;
- alimenti ricchi di proteine, come carne bovina, pollo, pesce, formaggi, uova e legumi.
È invece fortemente scoraggiato il consumo di alcolici e di cibi ricchi di grassi, soprattutto nel caso in cui l’obiettivo sia quello di ridurre i fenomeni di fermentazione all’interno dell’intestino.
Il menù della dieta dissociante è veramente dimagrante?
La risposta a questa domanda è, come prevedibile, fonte di controversie.
In linea generale, gli esperti di nutrizione appaiono scettici rispetto al reale potere dimagrante della dieta dissociata.
Questo regime alimentare nasce, a detta stessa del suo ideatore, con l’obiettivo di facilitare alcuni processi fisiologici legati alla digestione. Ciò implica che seguendo i principi esposti dalla dieta dissociata, il risultato più visibile nel breve e nel lungo termine sarà, al massimo, quello di ottenere un miglioramento di eventuali problemi digestivi.
Sembra, infatti, che i precetti contenuti nella dieta dissociata, anche se osservati alla lettera, non siano sufficienti per dimagrire: l’unico modo per ottenere una perdita di peso con uno schema dissociato è quello di ridurre le dosi degli alimenti, soprattutto di quelli ipercalorici.
La dissociazione di per sé, non è quindi la chiave del dimagrimento. In ogni caso, è sempre opportuno rivolgersi ad uno specialista in nutrizione che possa accompagnavi in un percorso di rieducazione e consapevolezza alimentare.