La dieta fruttariana, o fruttarismo, è un regime dietetico che prevede il consumo di sola frutta.
Tale scelta alimentare è spesso al centro di animati dibattiti, volti a comprenderne il reale funzionamento.
Che si tratti di scettici o semplici curiosi, molti si chiedono: consumare unicamente frutta è salutare? Quali sono i benefici di questa dieta? Cerchiamo di fare il punto sulla situazione.
Come funziona la dieta fruttariana?
Le origini della dieta fruttariana risalgono alla fine del 1800, quando Arnold Ehret, scrittore e studioso di origine tedesca, si dedicò a numerose ricerche in campo alimentare.
Secondo Ehret, la dieta fruttariana costituisce la risposta più idonea per prevenire e debellare numerose patologie del tratto intestinale, sulla base del fatto che l’apparato digerente umano sia biologicamente progettato per digerire correttamente solo la frutta.
La dieta fruttariana prevede perciò il consumo di soli vegetali ascrivibili alla categoria dei “frutti” o “falsi frutti”, tra i quali rientrano:
- frutti a guscio: mandorle, pistacchi, nocciole, noci;
- frutti oleosi: avocado, olive, noci di cocco;
- frutti ortaggi: peperoni, zucche, cetrioli;
- frutti dolci: meloni, uva, banane;
- frutti sub acidi: lamponi, fichi, albicocche, pesche, papaya;
- frutti acidi: ananas, kiwi, mele, mirtilli;
- semi: semi di girasole, semi di zucca.
Sebbene esistano pareri diversi su quali alimenti includere o meno nella dieta fruttariana, la tendenza di chi la pratica è quella di escludere ingredienti come verdure, cereali e legumi.
Sono tassativamente vietati, nell'alimentazione fruttariana, tutti gli alimenti di origine animale, caratteristica che rende il fruttarismo una sottocategoria della dieta vegana.
I fruttariani più radicali optano inoltre per il consumo di sola frutta cruda, possibilmente caduta spontaneamente dagli alberi di origine (si parla, quindi, di fruttariani crudisti).
Sebbene piuttosto estremo dal punto di vista dei cibi ammessi, il fruttarismo non prevede regole specifiche riguardo alla suddivisione giornaliera dei pasti, lasciando una certa libertà di scelta a chi lo pratica.
I benefici della dieta fruttariana
Chi adotta la dieta fruttariana afferma di godere di numerosi benefici dal punto di vista della salute generale dell’organismo, sia a livello fisico che psicologico.
Tra i principali benefici derivanti dal fruttarismo rientrerebbero:
- miglioramento della digestione;
- eliminazione delle tossine;
- diminuzione delle allergie alimentari;
- rafforzamento del sistema immunitario;
- migliore aspetto della pelle e dei capelli;
- riduzione di ansia, depressione e letargia.
Sebbene questo tipo di miglioramenti possano risultare piuttosto allettanti, soprattutto per chi cerca di perdere peso o presenta patologie a livello gastro-intestinale, è bene sottolineare che non tutti i medici e nutrizionisti concordano sull’effettivo apporto benefico del fruttarismo.
Ad oggi infatti, gli studi epidemiologici o di intervento sull’alimentazione fruttariana sono piuttosto scarsi, in particolare quelli che permettono di avere una visione di lungo periodo sugli effetti della dieta.
Le possibili complicazioni della dieta fruttariana
Secondo alcuni studiosi, una dieta fruttariana intrapresa senza la supervisione di un esperto potrebbe comportare complicazioni pericolose per la salute, soprattutto dei bambini e dei ragazzi in età di sviluppo.
I critici di questo regime alimentare individuano come principale rischio l’insorgenza di carenze nutrizionali relative a:
La mancanza di queste sostanze all’interno dell’organismo è indubbiamente correlata con l’insorgenza di disturbi di varia natura, anche se l’obiettivo rimane quello di dimostrare che esse derivino effettivamente da un’alimentazione fruttariana.
Non solo benefici dunque: secondo uno studio condotto nel 2021 dal Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università di Milano Bicocca, la dieta fruttariana sarebbe correlata con episodi di demenza.
Frutta acida: perché è evitata?
Non tutta la frutta costituisce però una fonte di nutrimento sicura: secondo i fruttariani, il consumo di frutta acida (ovvero con un pH inferiore a 7) deve essere limitato il più possibile.
Ananas, ribes, arance e altri frutti sarebbero infatti responsabili di un’azione acidificante sul pH sanguigno, la quale comporta un accumulo di tossine e sostanze difficili da smaltire.
Oltre a ciò, molti concordano sul fatto che un apporto eccessivo di acidi potrebbe compromettere la salute dei denti, corrodendo lo smalto e causandone la caduta.
A questo proposito però, è opportuno sottolineare come non tutti i fruttariani condividono in toto queste tesi, soprattutto perché l’argomento è ancora fonte di studio e di dibattito tra gli specialisti.