Alzi la mano chi non ha ben a mente quali siano i sintomi del Covid-19. E chi li dimentica?! Impossibile: il tam-tam mediatico e l'esperienza personale di ciascuno di noi ci ha resi sin troppo consapevoli della natura del virus.
Eppure, pare sia il caso di rivedere alcune certezze. La variante Omicron, infatti, sta portando a galla nuovi sintomi che dovrebbero indurci a indagare sull'eventuale presenza del virus.
Variante Omicron: i nuovi sintomi
Individuare i sintomi di una variante non è semplice; serve, infatti, una mappatura dei casi e una valutazione statistica. Ad oggi, partendo dallo scorso ottobre e studiando gli effetti dell'infezione sui primi pazienti (e poi man mano su tutti gli altri) si può affermare che la variante Omicron generi:
- naso che cola e starnuti;
- mal di testa;
- astenia e dolori muscolari (in primis, lombalgia);
- tosse e febbre.
Mancano le ben note perdite di gusto e olfatto, così comuni nelle precedenti ondate. Uno studio norvegese, che ha valutato un piccolo focolaio, ha sottolineato che la perdita del gusto si è rilevata solo nel 23% dei pazienti, quella dell’olfatto solo nel 12%.
La sintomatologia in questione, dunque, rischia davvero di essere confusa con quella del banale raffreddore, salvo per le persone immunodepresse o affette da patologie respiratorie gravi.
Si abbassa il pericolo di ospedalizzazione?
Secondo ciò che emerge, sì.
Il rischio di ricovero in ospedale a causa dei sintomi della variante Omicron è più basso del 40% rispetto alla variante Delta (che ricordiamo essere ancora in circolazione). A sostenerlo, anche uno studio condotto in Gran Bretagna da un team dell'Imperial College, coordinato dal professor Neil Ferguson.
Ma, se da una parte questi risultati ci rincuorano, dall'altra MAI abbassare la guardia.
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Quali sono i tempi di incubazione della variante Omicron?
Dicevamo, vietato sottovalutarne la gravità, soprattutto perché sia la trasmissibilità sia i tempi di incubazione della variante Omicron sembrano essere più "severi".
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità e secondo il coordinatore del Cts, Franco Locatelli, saremmo di fronte a un virus con una "contagiosità di 5 volte superiore alla Delta".
Per quanto riguarda il periodo di incubazione, l’ultima variante avrebbe un tempo più breve, di soli tre giorni dall’esposizione al virus, questo perché le mutazioni favorirebbero il virus ad attaccarsi e a entrare nelle cellule.
E i tempi di guarigione?
Ancora una volta, si naviga a vista. Parrebbe che ad accorciarsi siano anche i tempi di guarigione: la maggior parte delle persone che contraggono la variante risulta guarita anche in 4-7 giorni. Parliamo, sempre, dei pazienti con vaccino.
E se la terra promessa è evidentemente ancora lontana, e la navigazione piuttosto lenta, un elemento sembra però essere abbastanza certo. Parliamo dell'effetto dei vaccini sulle varianti: "i primi studi affermano che il ciclo completo dei quattro vaccini già approvati rimane protettivo nei confronti di tutte le Voc", come dichiarato dall'Istituto Superiore di Sanità.
Fiducia, dunque, nella scienza e nella prevenzione; forse, col virus ci dovremo convivere ancora per molto tempo, ma potremmo farlo più serenamente, lasciandoci alle spalle i tristissimi dati che hanno reso il 2020 e il 2021 due anni sin troppo difficili.