Le donne con tumore al seno allo stadio iniziale potrebbero evitare la chemioterapia? Sembrerebbe proprio di sì, almeno nel 70% dei casi, se solo si utilizzasse un test genetico. Una vera rivoluzione, se si pensa a tutti gli effetti collaterali che questa terapia porta con sé.
Le speranze, da quando questo nuovo studio è stato presentato al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO), sono alte. La cura per il tumore al seno potrebbe non risiedere più nella chemioterapia.
Cerchiamo di capirne di più.
Tumore al seno: la chemioterapia potrebbe essere evitata nel 70% dei casi
Lo studio, condotto su ben 10.273 donne, ha dimostrato che gran parte delle pazienti con tumore al seno (con recettori ormonali positivi, Her2 e linfonodi ascellari negativi) potrebbe evitare di sottoporsi a chemioterapia dopo l’intervento chirurgico.
Proprio così. La chemio, in aggiunta all’ormonoterapia, non sembra produrre gli effetti desiderati. Infatti, i ricercatori non hanno rilevato alcun miglioramento in termini di sopravvivenza libera dalla malattia.
Il test genetico sperimentato misura infatti, con un punteggio da 1 a 100, il rischio di recidiva a 10 anni, andando a individuare quali pazienti possono effettivamente trarre beneficio dalla chemio: le donne con punteggio basso (0-10) dovrebbero ricevere solo ormonoterapia, mentre quelle con punteggio più elevato dovrebbero sottoporsi sia alla chemio sia all’ormonoterapia.
La giusta terapia, prima del test, era di fatto molto incerta. In particolare, questo era vero per le donne con un punteggio che oscilla tra 11 a 25. «Prima del test – ha spiegato il responsabile dello studio, dr. Joseph Sparano, dell’Albert Einstein Cancer Center di New York – c’era incertezza su quale fosse la giusta terapia per le donne con punteggio intermedio 11-25. Ora lo studio dà una risposta definitiva: in un periodo di follow-up dello studio di 7,5 anni, si è evidenziato che la sola ormonoterapia non era meno efficace della chemio più’ ormonoterapia, nelle pazienti con punteggio 11-25, in termini di sopravvivenza e ricomparsa della malattia».
Attenzione, non parliamo di un addio definitivo alla chemioterapia. Lo studio ha però dimostrato che questa terapia – che, ricordiamo, essere molto invasiva – può essere limitata al 30% delle donne con cancro iniziale, per le quali il beneficio è conclamato.
Negli altri casi, però, la sola ormonoterapia non è meno efficace, se guardiamo ai dati della sopravvivenza e della ricomparsa della malattia. Non solo. A 9 anni, i risultati delle due strategie terapeutiche sembrano essere praticamente identici.
«Ogni donna con tumore iniziale al seno dai 75 anni in giù – ha evidenziato il dr. Sparano – dovrebbe dunque avere la possibilità di sottoporsi al test e discutere con il medico riguardo all’opportunità della chemioterapia dopo l’intervento». Il risultato, dicono i ricercatori, «avrà un impatto immediato, risparmiando a migliaia di donne gli effetti collaterali della chemio, pur continuando a raggiungere eccellenti risultati sul lungo periodo».
Dal mondo della ricerca scientifica sono arrivati numerosi plausi. «Questi dati – ha commentato al dr. Harold Burstein, esperto Asco – forniscono l’evidenza a dottori e pazienti che possono usare informazioni genomiche per decidere al meglio sui trattamenti nelle donne ai primi stadi del cancro. Significa che migliaia di donne potranno evitare la chemio con tutti i suoi effetti collaterali pur mantenendo eccellenti risultati a lungo termine».