ReWalk: un robot per far camminare i paraplegici

Alessandra Lucivero

Ultimo aggiornamento – 04 Aprile, 2014

Tornare a camminare. Tornare a correre. Tornare a una vita normale. Il sogno di milioni di paraplegici, costretti a vivere su una sedia a rotelle, potrebbe diventare realtà. Come? La risposta è in una parola: ReWalk

ReWalk

ReWalk significa "camminare ancora" ed è proprio questo l'obiettivo dei costruttori del robot in questione. Brevettato da Argo Medical Technologies, società israeliana, è oggi uno strumento in attesa dell'autorizzazione della Food and Drug Administration.

Diversi centri di riabilitazione europei, anche italiani, hanno già potuto sperimentare l'efficacia di questo robot che rimette in piedi i pazienti con problemi di mobilità. Amit Goffer, ingegnere ideatore, è tetraplegico e non ha l'uso degli artu superiori dal 1997. Il desiderio di migliorare la vita di chi come lui è costretto a combattere ogni giorno contro dei grandi limiti fisici lo ha condotto a creare uno strumento eccezionale. ReWalk, grazie a tecnologici sensori, sfrutta delle stampelle per accogliere gli impulsi che coordinano i motori elettrici e muovere le gambe.

Un telecomando indossato al polso, simile a un orologio, consente di selezionare i programmi e scegliere il tipo di movimento: camminare, sedere, alzarsi, salire i gradini. La batteria elettrica è invece posta in uno zaino e si ricarica durante la notte.

Un'armatura "miracolosa"

Questo esoscheletro circonda gli arti immobilizzati, permettendo i movimenti. Nell'ospedale del Mount Sinai Hospital di New York, alcuni pazienti lo hanno testato ed è subito apparso come "un'armatura miracolosa", pesante solo 18 kg che garantisce una velocità di 3 km orari.  

Oggi ReWalk è in fase di sperimentazione e, ovviamente, è necessario che il paziete prima di testarlo sia sottoposto a un periodo di preparazione che, secondo Allan Kozlowski, esperto di Medicina della riabilitazione, è simile a quella che serve a chiunque per imparare ad andare in bicicletta.  

Una nuova speranza dall''ingegneria robotica

L'ingegneria robotica ci porta a sperare che progressi del genere possano continuare ad avvenire. In Italia, circa 100mila pazienti sono miolesi e numerosi sono i casi di lesioni. 

La ricerca è attiva spinta dalla certezza che migliorare la vita di milioni di persone sia un sogno, in fondo, realizzabile. 

Alessandra Lucivero
Scritto da Alessandra Lucivero

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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