La meditazione offre sollievo dal dolore cronico

Stefania Virginio

Ultimo aggiornamento – 23 Marzo, 2016

Per milioni di persone che soffrono di dolore cronico, gli antidolorifici oppioidi sembrano l’unica opzione. Ma un nuovo studio effettuato dal Wake Forest Baptist Medical Center ha rilevato che la meditazione consapevole può fornire sollievo dal dolore.

Siamo in grado di trovare un modo per curare il dolore cronico, non necessariamente facendo sparire il dolore, ma diminuendo l’aspetto del dolore cronico che favorisce realmente la sofferenza, che è la responsabile dell’ansia, della depressione e della qualità della vita”, afferma il drFadel Zeidan.

Ogni volta che c’è il dolore, il corpo impiega il suo sistema di oppioidi endogeni per rilasciare degli antidolorifici naturali, che agiscono per sconfiggerlo. Le terapie basate sulla coscienza – che comprendono l’ipnosi, l’agopuntura e la distrazione – hanno dimostrato di alleviare il dolore. Bypassando il sistema degli oppioidi, la meditazione consapevole potrebbe essere interessante per coloro che hanno costruito una tolleranza al dolore basata sugli oppioidi.

Il valore della meditazione: un’antica consapevolezza

Per migliaia di anni, i monaci buddisti hanno affermato che la meditazione riduce il dolore in un modo unico. Con l’avvento degli studi farmacologici, solo di recente siamo stati in grado di esaminare e verificare potenzialmente quello che avevano detto”, dichiara Zeidan.

Lo studio arriva sulla scia delle linee guida rilasciate dal Centers for Disease Control and Prevention, che scoraggiano fortemente l’uso di farmaci per combattere il dolore cronico. Le nuove linee guida raccomandano i non oppioidi, come il paracetamolo e l’ibuprofene, come terapia preferenziale. Gli oppioidi devono venir prescritti nella dose più bassa possibile e i pazienti devono essere monitorati attentamente.

Nel 2014, quasi due milioni di americani dai 12 anni in su, abusava o era dipendente da oppiacei, come l’eroina.

Il nostro sistema sanitario è impostato per somministrare le pillole contro il dolore, e ora stiamo studiando i problemi che hanno causato questi abusi”, ha detto Zeidan. “I medici sono sempre più severi, per evitare che le persone cerchino sollievo nei farmaci che li fanno sentire meglio e che sono più economici. È un effetto valanga”.

I ricercatori del Wake Forest hanno lavorato con un gruppo di 78 persone sane, i partecipanti che avevano dolore sono stati divisi in 4 gruppi per una prova di 4 giorni: meditazione più naloxone, controllo senza meditazione più naloxone, meditazione più placebo salino e controllo senza meditazione più placebo salino. I partecipanti sono stati analizzati per la valutazione della soglia del dolore attraverso il posizionamento di una sonda termica a caldo sulla pelle a 49°, un livello di calore che è molto doloroso.

Il gruppo di meditazione è arrivato a resistere per 20 minuti al giorno ed è stato insegnato loro come mettere in pratica la meditazione consapevole, che comprendeva lo stare seduto con una postura eretta, chiudere gli occhi e concentrarsi sulla sensazione del respiro che cambia. Se essi si distraevano, veniva loro insegnato a riconoscere il motivo della distrazione, senza giudizio, e a riconcentrarsi sul proprio respiro. Il gruppo di controllo ascoltava in libro su una registrazione.

Tutti i partecipanti poi sono andati in clinica dove sono stati esposti nuovamente alla sonda termica e i ricercatori hanno raccolto le loro valutazioni sul dolore. Non è stato somministrato loro né naloxone, che blocca gli effetti degli oppioidi, né il placebo e si è detto loro di iniziare la meditazione. Mentre loro si rilassavano, i ricercatori li hanno esposti al calore ancora una volta, e poi hanno rilevato la valutazione del dolore.

Se la meditazione lavorava tramite gli oppioidi del corpo, i ricercatori avrebbero dovuto vedere il sollievo dal dolore prodotto dalla meditazione stessa nel gruppo che utilizzava naloxone. Hanno usato la dose più alta di naloxone possibile per bloccare completamente i recettori oppiacei.

Il dato era chiaro come il sole: la meditazione non fa uso di questo potente sistema oppioide per ridurre il dolore”, ha detto Zeidan.

Hanno osservato che il gruppo di meditazione che aveva usato il naloxone aveva avuto una riduzione del 24% del dolore alla misurazione. Il gruppo di meditazione con soluzione salina ha mostrato una riduzione del 21%. A confronto, entrambi i gruppi senza la meditazione hanno riportato aumenti di dolore.

Un altro vantaggio della meditazione che lo studio ha rilevato è che l’effetto antidolorifico scompare in fretta, e questo potrebbe essere interessante per i pazienti che hanno un dolore cronico. “Se essi sperimentano i benefici della meditazione immediatamente, continueranno a praticarla e gli effetti positivi dureranno più a lungo”, ha detto Zeidan.

Il prossimo passo del team sarà quello di lavorare sui pazienti con dolore cronico e con un’altra varietà di condizioni per studiare quali possano essere i benefici e per quanto tempo durerà il sollievo. Sperano di utilizzare quanto appreso per indirizzare specificamente ogni condizione di dolore a un intervento personalizzato.

Stiamo ottenendo sempre più prove che la meditazione consapevole sembra avere un profondo impatto sulla fisiologia del dolore, sulla psicologia del dolore e sull’esperienza soggettiva dello stesso”, ha detto Zeidan. “Quello che pensiamo stia accadendo è che i meditatori guardino il dolore da una diversa prospettiva, lo percepiscono come momentaneo, fuggevole e usano le loro abilità per imparare a essere superiori”.

 

Stefania Virginio
Scritto da Stefania Virginio

Sono Stefania e sono una friulana doc! Da quando mi hanno dato in mano la prima matita alle elementari non ho mai smesso di scrivere, e nemmeno di leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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