Intervista al dr. Oreste Risi – Urologo Responsabile dell’UOSD Urologia – Urodinamica dell’ASST Bergamo.
Quanto sappiamo, realmente, sull’incontinenza? Purtroppo, questo argomento è ancora oggi un tabù. Dalle recenti indagini, infatti, risulta che le donne si rivolgono a uno specialista solo dopo 4 anni dalla comparsa del disturbo e, ancor peggio, gli uomini attendono ben 6 anni. Le ragioni? L’imbarazzo e la disinformazione.
Ma non solo. Le terapie farmacologiche per l’incontinenza sono particolarmente costose. A migliorare la situazione è il farmaco generico che può portare a un notevole risparmio.
Ma cerchiamo di capirne di più, assieme alla Federazione Italiana Incontinenti e Disfunzioni del Pavimento Pelvico, Fincopp, e al dr. Oreste Risi – Urologo Responsabile dell’UOSD Urologia – Urodinamica dell’ASST Bergamo.
Incontinenza: quali sono i segni premonitori che – anni prima – possono indurci a pensare al disturbo?
Si parte dal presupposto che già 5 anni prima possono manifestarsi i primi sintomi – campanelli d’allarme – dell’incontinenza, non sempre raccontati al proprio medico. Quali sono i segni a cui prestare attenzione? Certamente, urgenza minzionale, problemi di controllo della vescica, senso di pesantezza pelvico, minzione frequente, nicturia, salvaslip bagnato. In questi casi, è opportuno recarsi quanto prima dal proprio ginecologo/urologo, a seconda del sesso.
L’alimentazione può incidere sull’incontinenza?
Sì. Come spesso accade, anche l’alimentazione gioca un ruolo nell’incontinenza. Il consiglio è di prediligere una dieta sana, povera di grassi e ricca di fibre (sì a frutta e verdure), come la dieta mediterranea. Da evitare sono quei cibi “irritanti” per la vescica, come quelli piccanti, l’alcol, la caffeina e la teina. Anche la Coca cola contiene sostanze nervine, dunque meglio limitarne il consumo.
L’acqua? Andrebbe bevuta nei momenti giusti, circa 1,5 – 2 litri al giorno, evitando di bere troppo già un’ora prima di andare a letto.
Infine, vanno ricordati anche i farmaci che possono stimolare la minzione (da non assumere, se possibile) e il sovrappeso, come fattori scatenanti.
Quali sono le principali patologie che provocano l’incontinenza?
In primis, è bene distinguere i tipi di incontinenza.
Esiste l’incontinenza da sforzo, ovvero la perdita di urina a seguito di uno sforzo o stress (quando si tossisce, starnutisce, ride). Questa condizione è frequente nelle donne ed è causata da un indebolimento del pavimento pelvico. Dunque, gravidanza, menopausa (e quindi l’avanzare dell’età), rimozione dell’utero, ma anche cistiti ricorrenti possono esserne causa (incide anche una certa predisposizione genetica). Negli uomini tende a manifestarsi dopo un intervento alla prostata.
Troviamo, poi, l’incontinenza da urgenza, quando la perdita di urina si verifica in concomitanza con l’urgenza di liberarsi dai liquidi. Questa urgenza può manifestarsi in qualsiasi momento, anche di notte, e con diverse gradazioni e frequenze. Le cause sono prostata ingrossata – per gli uomini – infezioni alle vie urinarie, ma anche disturbi neurologici (sclerosi multipla) o a seguito di ictus o tumori.
Infine, ricordiamo l’incontinenza mista, un mix delle due.
Quali le cure più innovative (farmacologiche e non)?
Si parte dalla “terapia comportamentale“, cercando di urinare a orari fissi e limitare lo stimolo. Bene è seguire una terapia riabilitativa, con gli esercizi di Kegel, in modo da rafforzare i muscoli del pavimento pelvico. Il consiglio è di andare da un fisioterapista per la fisiokinesiterapia.
Poi c’è la terapia farmacologica, importante per la cura della vescica iperattiva, basata sui farmaci anticolinergici, che bloccano la contrazione del muscolo detrusore, limitando la fuoriuscita di liquidi. Poi ci sono i farmaci beta 3 che favoriscono il rilassamento del muscolo detrusore vescicale e migliorano il riempimento vescicale. Altre volte, si sceglie di procedere con lo stimolamento della tossina botulinica.
Questi farmaci non sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale, hanno spesso effetti collaterali fastidiosi – come la stitichezza – e non sempre sono assunti correttamente dai pazienti. Oggi, con lo scadere dei brevetti, si tende a scegliere anche i generici, più economici, migliorando l’aderenza alle terapie.
Altra soluzione è quella di tipo chirurgico: si posiziona – per via vaginale – uno sling sintetico sotto l’uretra, che la solleva e la tiene “sospesa” all’altezza dell’osso pubico (tension free vaginal tape – T.V.T). Ci sono poi interventi più complessi. Negli uomini si procede, invece, con il posizionamento di uno sfintere artificiale, intervento in parte rimborsato dal Sistema Sanitario.
Insomma, star bene si può, anche quando l’incontinenza sembra limitare la vita e incidere sulla serenità. Necessario, come sostiene la Fincopp, è non trascurare il disturbo e parlarne, partendo dal proprio medico di base.