Se fossero i batteri l’arma più efficace contro la sclerosi multipla? Strano a dirsi, ma sembra proprio così. Ed è uno studio condotto dall’Università dell’Iowa e dalla Mayo Clinic ad affermarlo convintamente.
ll batterio in questione arriva dalla flora intestinale, dove albergano milioni di microrganismi che svolgono compiti e funzioni essenziali per il nostro benessere. Il risultato è assolutamente promettente. Vediamo perché.
Lo studio: un batterio per sconfiggere la sclerosi multipla
È il Prevotella histicola il batterio protagonista dello studio, isolato da alcuni campioni della flora intestinale di individui al 100% sani per poi essere iniettato per via orale ad un gruppo di topi ai quali era stata indotta l’encefalite allergica sperimentale, malattia molto simile alla sclerosi multipla.
Così, grazie a questa terapia, si è potuto notare come il quadro neurologico dei topolini malati fosse notevolmente migliorato. Non solo. Nel loro organismo, infatti, si è registrata una diminuzione della concentrazioni di quelle proteine che sono all’origine di questa difficile patologia.
La ricerca americana apre dunque una nuova pagina nel grande libro della medicina. Ormai è inutile negarlo: i batteri che albergano nel nostro intestino svolgono un ruolo cruciale non solo per la salute e il benessere del tratto digerente, ma anche e soprattutto per tutto il resto dell’organismo.
Dalla flora intestinale un aiuto per la nostra salute
Un interessante commento su questa incredibile scoperta arriva dal professor Giancarlo Comi, primaria di neurologia e direttore dell’Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE) dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, apparso sulle colonne del Corriere della Sera.
“Lo studio aggiunge un importante tassello al filone della ricerca legato al microbiota (insieme dei batteri che abitano il nostro intestino, ndr)” – anche se, continua – “Non possiamo affermare con certezza che sia la carenza di questo batterio a determinare lo sviluppo della malattia”. La Prevostella, infatti, influenza a sua volta altri germi e non è da escludere il fatto che vi siano batteri che, in qualche modo, ne inibiscano la presenza.
Gli esperti, insomma, sono molto fiduciosi, sostenendo che questi risultati siano il punto di partenza per testare il batterio su pazienti affetti da sclerosi multipla che, come sappiamo, si presenta come una malattia autoimmune causata da una degenerazione della guaina mielinica, ovvero quella membrana che isola e avvolge gli assoni dei neuroni, formando la fibra nervosa. La demielinizzazione, infatti, compromette la capacità dei nervi di condurre gli impulsi da e per il cervello, causando quei sintomi tipici della sclerosi multipla.
E, ad onor del vero, non è la prima volta che si evidenzia una correlazione tra la patologia e la flora intestinale. Guarda a caso, pochi mesi fa, i ricercatori del San Raffaele hanno dimostrato che i pazienti affetti da sclerosi multipla risultano privi o carenti del batterio Prevotella histicola, proprio quello quello che gli studiosi americani hanno iniettato nei topolini malati, migliorandone il quadro neurologico.
Che dire? Prendiamoci cura della nostra flora intestinale.