Il famigerato "Fuoco di Sant'Antonio" spiegato in termini medici
La varicella è, per antonomasia, una malattia infantile, nell'accezione di "relativa ai primi anni di vita del bambino". Non tutti sanno, però, che una volta guariti dalla fastidiosa malattia, caratterizzata da bolle pruriginose in tutto il corpo, il virus rimane latente all'interno delle cellule nervose.
L'herpes zoster è, quindi, una riattivazione del virus varicella-zoster, annidatosi per anni nelle congiunzioni nervose dorsali. Conosciuto comunemente come "Fuoco di Sant'Antonio", è una malattia che colpisce essenzialmente persone anziane: dopo anni dalla prima manifestazione di varicella, questa può ritornare sotto forma di herpes zoster, in maniera spesso molto aggressiva, a causa del crollo delle difese immunitarie.
Il virus si manifesta a livello della pelle, accompagnato spesso da febbre e malessere generalizzato. Nella prima fase si ha un rush cutaneo localizzato essenzialmente nella parte toracica, ma può raggiungere anche il volto e soprattutto la zona della branca oftalmica del trigemino.
Zoster e ictus: cosa cosa c'è di vero su questa relazione?
Relativamente a questo, secondo alcuni studi inglesi della London School of Hygiene & Tropical Medicine, i pazienti con zoster della branca oftalmica del trigemino hanno sviluppato una probabilità tre volte superiore ad altri pazienti di essere colpiti da ictus.
Una relazione, quindi, abbastanza pericolosa tra zoster ed ictus. Ma cosa c'è di vero?
Secondo il Dr. Ettore Beghi, neurologo dell'Istituto Mario Negri che la redazione di Pazienti ha intervistato afferma che "la ricerca è abbastanza robusta sotto il profilo epidemiologico". Per lo specialista infatti "esistono dei reali meccanismi che l'infezione ha sulla parete vasale, relazionati all'insorgenza di ictus".
Continuando sul tema il Dr. Beghi ci rassicura: "il rischio riguardante la relazione è significativo, ma non enorme".
La vaccinazione anti-zoster: un valido aiuto?
Il problema, quindi, può essere tenuto sotto controllo grazie a un importante strumento: la vaccinazione, ormai somministrata da anni negli USA e in Inghilterra.
Riguardo il tema vaccino, il Dr. Beghi afferma che "è sicuramente un qualcosa in più, un aiuto importante. Può essere un buon strumento di prevenzione dello zoster e di riduzione dei sintomi".
La problematica riscontrata, però, è relativa all'età: "se per un anziano il vaccino è accompagnato da un beneficio chiaro, per un giovane no. Bisognerà constatare quanto duri l'effetto del vaccino, e se e quando ripeterlo".