Anche per i pazienti italiani arriva l’innovativo farmaco per la cura contro lo scompenso cardiaco cronico e soprattutto il suo costo è rimborsabile anche nel nostro Paese. È prodotto da Novartis e, secondo i dati diffusi dalla casa farmaceutica, potrebbe ridurre la mortalità per cause cardiovascolari del 20% rispetto all’attuale terapia di riferimento, migliorando notevolmente la qualità di vita dei pazienti.
È arrivato in Italia un anno fa, nell’aprile 2016, ma solo dal marzo 2017 è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale e, nella conferenza stampa dei giorni scorsi, ne sono stati presentati tutti i numeri e i benefici, emersi dallo studio “Paradigm-Hf”.
Scompenso cardiaco, i benefici del nuovo farmaco
Il farmaco Novartis è il primo di nuova classe terapeutica chiamata ARNI, antagonista del recettore della neprilisina e del recettore dell’angiotensina. A differenza degli altri farmaci in commercio, andrà a modulare il sistema neuro-ormonale, provocando numerosi benefici per i pazienti scompensati.
È importante sottolineare, inoltre, che il nuovo farmaco è indicato a tutti i pazienti con scompenso cardiaco che presentino un andamento abbastanza stabile, i cui ricoveri per scompensi acuti o edema polmonari siano soltanto un lontano ricordo.
Così, il farmaco “Entresto” della Novartis, composto dall’associazione sacubitril/valsartan, oltre a ridurre la mortalità e migliorare la qualità della vita, potrà incidere in modo significativo sulla riduzione delle ospedalizzazioni per scompenso cardiaco, con numerosi benefici per tutto il sistema sanitario. La strada, insomma, è tutta in discesa.
La storia del farmaco per lo scompenso cardiaco
L’associazione sacubitril-valsartan, oltre a rappresentare una grande svolta del mondo della medicina cardiovascolare, rappresenta un fiore all’occhiello della ricerca farmaceutica italiana.
Si stima che lo stabilimento della Novartis che produrrà il farmaco metterà in commercio, da qui al 2020, oltre 35 milioni di confezioni di Entresto, per curare circa 25 milioni di pazienti, servendo 112 paesi in tutto il mondo, Stati Uniti esclusi. Insomma, il 50% della domanda totale sarà così coperta.
Non solo industria: fondamentale è stato anche l’apporto italiano nelle ricerche sullo scompenso cardiaco e, conseguentemente, sulla ricerca sull’associazione sacubitril-valsartan, alla base del farmaco Novartis. Oltre allo studio appena presentato, la casa farmaceutica ha in corso un altro importante programma clinico nell’area terapeutica dello scompenso cardiaco cronico, studiato per ottenere ulteriori dati sulla sicurezza, sui benefici e sull’efficacia derivanti dall’assunzione del sacubitril-valsartan.
E di ricerca, si sa, ce n’è sempre bisogno. In Italia le persone affette da scompenso cardiaco sono circa un milione, ovvero l’1-2% della popolazione generale. I numeri, inoltre, sembrano crescere di anno in anno. Si conta che, tra gli ultra-sessantenni, l’incidenza cresce verticalmente, colpendo un soggetto su 10, senza particolare differenze di genere. La mortalità è inoltre elevata, anche a causa dei ritardi nelle diagnosi e nel trattamento.
Siamo arrivati a una svolta, così come annunciato? Dati alla mano, le possibilità di un buon successo sono alte. Altissime. Sicuramente, un altro passo in avanti è stato fatto.