Anche i ricchi piangono: l’equilibrio psichico minato dal successo

Vincenzo Russo | Blogger

Ultimo aggiornamento – 04 Agosto, 2015

Con le solite code polemiche che non mancano mai quando si tratta di star, anche la povera Bobbi Kristina Brown, figlia dell’indimenticata Withney Houston e di Leolah Brown, è stata sepolta nel cimitero di Atlanta, accanto alla madre.

Come per molte altre persone famose o parenti di persone famose, sembra che la fama, la bellezza, il successo e la ricchezza, non siano bastati a garantirsi una vita lunga e felice, trasformandosi in un fardello troppo pesante da portare e confermando come possa esserci un legame tra successo e mal di vivere.

Qual è il legame tra depressione e successo?

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I casi di persone di successo, artistico, economico o personale che sia, che si suicidano in preda alla depressione sono tantissimi in tutto il mondo, molti più di quanto si possa pensare.

In Italia, il ministero della salute certifica oltre 2,5 milioni di persone affetti da depressione, tra questi fece scalpore il caso della rockstar Vasco Rossi, da poco uscito da una grave forma depressiva o del regista Monicelli, suicida. Nel mondo più di 850.000 suicidi l’anno sono attribuiti a questa patologia.

Per amore, per disperazione, per la crisi economica, non conta chi sei anche se, nel caso delle persone famose, il male che Indro Montanelli definiva il “sole nero” sembra più sfuggente, più difficile da individuare. E non è possibile liquidare le sofferenze e i suicidi celebri soltanto come frutto di una vita disordinata e rovinata da alcool e droghe [1].

Certo, gli abusi hanno la loro importanza, ma troppo spesso si dimentica che le persone famose non sono diverse da noi, comuni mortali, e il successo può mascherare ma non eliminare le debolezze e i fantasmi che ciascuno si porta dentro.

Che il talento e il successo, non importa in quale campo, si accompagnino spesso alla depressione, ormai è assodato. L’ intelligenza, la creatività vanno sempre associate a una maggiore sensibilità e non solo permettono di creare o di emozionare, ma rendono poi anche estremamente vulnerabili a tutto quello che accade, come conseguenza.

Spesso diventa un’arma a doppio taglio perché se ti accorgi che “l’orgasmo da palcoscenico”, come lo definiva Vittorio Gassman che con la depressione ha convissuto per anni, diminuisce, ecco che riaffiorano, prepotentemente, tutti i tormenti dell’anima e la vita diventa un buco nero nel quale il rischio di perdersi è fortissimo. Per alcuni l’unico rimedio è il rifugio nell’alcool o negli psicofarmaci, che portano alle assurde tragedie di Amy Winehouse, Machael Jackson e tanti altri, a partire da Marilin o, più modestamente da noi, Luigi Tenco e Dalida.

Lo sa bene chi è riuscito a uscirne, ciascuno con il suo sistema. Ancora il palcoscenico per Vasco Rossi, un nuovo rapporto affettivo per Nicole Kidman o quelli, come Channing Tatum, che stanno lottando e come terapia affidano ai social media il racconto delle loro lotte e sofferenze [2].

Le cause della depressione

La depressione è un disturbo dell’umore di cui, più o meno, soffriamo tutti. Una giornata storta o la voglia di non far niente capitano a tutti ma, così come arrivano, vanno presto via e sono privi di significato patologico.

La depressione clinica, in sostanza, è la stessa cosa con la differenza però che il disturbo è prolungato nel tempo e può arrivare a rendere insopportabile la propria vita.

Quando assume significato patologico, il mal di vivere diventa una malattia estremamente complessa, di cui è difficile determinare le origini e che si manifesta in modo diverso da persona a persona. Alcune persone entrano in depressione a causa di altre gravi patologie, spesso invalidanti. In altri casi, è indotta da cambiamenti, improvvisi o anche attesi, della propria vita.

Alcune persone non reggono i dolori intensi, come la perdita di una persona cara. Altri ancora hanno una storia familiare di depressione. Ci sono un certo numero di fattori esogeni che possono aumentare il rischio, tra questi:

  • Aver subito, in passato, abusi fisici, sessuali o emotivi.
  • Alcuni farmaci come il farmaco antivirale interferone-alfa, alcuni corticosteroidi.
  • Un conflitto personale o l’incapacità di gestire le controversie, sia di tipo familiare che ambientali.
  • L’incapacità di gestire il dolore e la tristezza, ad esempio per la morte o la perdita di una persona cara o l’andare in pensione, il divorzio l’uscita di casa dei figli…
  • Nei giovani non sono rari casi di depressione dovuti ad isolamento sociale, problemi familiari o anche insuccessi scolastici o sportivi.

Gli esperti non escludono problemi di tipo genetico. Una storia familiare di depressione può aumentarne il rischio.

Non bisogna però pensare che la depressione sia sempre una conseguenza traumi negativi. Anche i grandi eventi positivi, come avere un figlio, iniziare un nuovo lavoro, avere successo artistico o commerciale, possono portare alla malattia, e questo spiega, almeno in parte, i tanti casi di depressione tra le persone ricche e/o famose.

Anche la biologia sembra non essere estranea al rischio.

I ricercatori hanno notato differenze nel cervello di persone depresse rispetto alle persone che non ne soffrono. Nei soggetti patologici l’ippocampo, una piccola area cerebrale deputata alla memoria remota, sembra essere più piccolo, anche se le cause sono ancora ignote. Un ippocampo più piccolo ha meno recettori della serotonina. La serotonina è un neurotrasmettitore legato alle sensazioni di benessere.

Altri ricercatori hanno verificato che il cortisolo, l’ormone dello stress, è presente in dosi eccessive nelle persone depresse. Questa combinazione renderebbe i soggetti maggiormente a rischio depressione [3].

Depressione e abuso di droghe e alcool

Secondo dati pubblicati dal Journal of American medical association, circa il 50% delle persone affette da depressione e altri disagi mentali sono anche alcolisti o fanno uso di droghe, il 37%di alcolisti e il 53% dei tossicodipendenti hanno anche almeno una grave malattia mentale mentre, tra tutte le persone diagnosticate come malati mentali, il 29 % ha una storia sia alcol dipendenza che di tossicodipendenza.

Le due patologie sono quindi correlate, anche se nessuna delle due è causa dell’altra ed è sempre necessaria una diagnosi doppia, che parta dai sintomi univoci delle due patologie, con conseguenti terapie appropriate per ciascuna. Spesso le persone depresse iniziano l’uso di alcol o sostanze stimolanti come forma di autoterapia.

Purtroppo, l’abuso di sostanze provoca gravi effetti collaterali e non solo è privo di effetti terapeutici ma, nel lungo periodo, peggiora i sintomi stessi del disagio psichico e può scatenare nuovi sintomi.

Lavoro stressante e depressione

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Le associazioni medico-psichiatriche americane avevano da diverso tempo lanciato l’allarme, ma solo negli ultimi tempi le associazioni dei datori di lavoro si sono accorte della fondatezza. La depressione sul posto di lavoro costa infatti cifre impronunciabili, tanti sono gli zeri, ogni anno.

Se gli incidenti e le malattie professionali sono in diminuzione negli States, la perdita di ore lavorative per situazioni di disagio mentale è in marcato aumento con un incremento annuo superiore al 10% per i casi acuti e per periodi brevi, mentre le richieste di invalidità a lungo termine, per problemi legati al disagio mentale, hanno superato il 9% del totale nel 2012.

C’è stato un aumento significativo delle richieste di invalidità permanente legate a problemi psichiatrici“, dice il dr. Robert Leahy, direttore dell’Istituto americano per la Terapia Cognitiva. “Ho visto un drammatico aumento di ansia generalizzata dovuta a eccessivo stress lavorativo o alla preoccupazione per la possibilità di perdere il posto di lavoro”.

Ci sono crescenti esigenze di produttività da parte delle imprese” prosegue il Dott Leahy. “Inoltre, le persone spesso riferiscono di sentirsi bloccate in un limbo, temono di essere privi di competenze e trovarsi fuori mercato, vista la grande crisi economica. Di conseguenza si sentono intrappolati e impotenti“.

Per questo motivo, è stato messo online un questionario, utile a imprese e dipendenti, per scoprire se si è depressi o a rischio depressione sui luoghi di lavoro.

Analizzandolo, le aziende potranno scoprire se, messi sotto pressione, i loro dipendenti possono avere difficoltà di concentrazione e/o di memoria e, conseguentemente, essere meno produttivi e poco presenti pur rimanendo seduti alle loro scrivanie [4].

Come si cura il mal di vivere?

Le opzioni di trattamento della depressione sono strettamente dipendenti dalla persona. Non esistono terapie “general purpose”. Per prima cosa, è necessario indagare a fondo, conoscere il proprio disagio, arrivare alle origini. In secondo luogo, deve esserne compresa la gravità. Più profondo è il disagio, più urgenti e mirate devono essere le cure.

Assolutamente da evitare le autoterapie, qualunque esse siano. Non bisogna lasciarsi prendere dalla falsa convinzione che se ne può uscire da soli.

La scelta del terapeuta è fondamentale perché, come e più di ogni altro caso, un buon rapporto con il proprio medico è la prima medicina. Meglio farsi consigliare, ascoltare il passaparola e non affidarsi al caso.

È bene tener presente che difficilmente si otterranno risultati immediati. Non esiste un antibiotico che mandi via la depressione in 4 giorni. Gli psicofarmaci possono aiutare ma, senza la giusta terapia, non saranno risolutivi. Quindi meglio essere pronti a sperimentare soluzioni diverse e non lasciarsi sconfiggere da eventuali insuccessi iniziali. La psicoterapia è un abito che va cucito su misura e sono necessarie diverse prove e diversi aggiustamenti prima che si possa adattare, perfettamente, alle proprie caratteristiche personali.

Insieme al trattamento terapeutico, potranno essere consigliati alcuni cambiamenti dello stile di vita. Per cominciare abituarsi a fare, regolarmente, esercizio fisico. Non sembri strano, ma l’esercizio fisico ha la stessa utilità degli pscicofarmaci ed è privo di qualunque controindicazione.

Favorisce la secrezione di serotonina ed endorfine, sostanze che contribuiranno a migliorare l’umore innalzando lo stato vitale, ma non solo. Esattamente come fanno gli psicofarmaci, l’esercizio fisico stimola lo sviluppo delle cellule cerebrali e dei neuroni. Non c’è bisogno di grandi sofferenze, anche una passeggiata quotidiana di 30 minuti può fare la differenza.

Ridurre lo stress quotidiano è altrettanto importante. In questo caso è fondamentale dedicare del tempo a cose piacevoli e riallacciare i nodi della propria vita sociale, con la famiglia, gli amici, i colleghi.

Per quanto riguarda la terapia medica, ci sono molti tipi di terapia disponibili. I metodi più comuni utilizzati nel trattamento della depressione includono la terapia cognitivo-comportamentale, la terapia interpersonale e la terapia psicodinamica. Può essere utilizzato un approccio interdisciplinare.

Quale che sia l’approccio scelto, la terapia ha il compito di aiutare il paziente a guardarsi dentro, anche in retrospettiva, comprendere i modelli delle relazioni per costruire relazioni migliori e ridurre l’isolamento, un fattore molto importante per prevenire la depressione.

Se si è stressati e sopraffatti e ci si trova nella classica situazione in cui non si riesce mai a dire di no, si è più a rischio di depressione. La terapia, in questi casi, può aiutare a identificare e convalidare i confini che non bisogna oltrepassare per evitare di essere sopraffatti dallo stress e dall’ansia.

Quale terapia tra quella individuale e quella di gruppo è preferibile per il trattamento della depressione?

Quando si sente parlare di “terapia” si pensa automaticamente a sessioni individuali con un terapeuta. Tuttavia, anche se le sessioni individuali sono la forma più diffusa, anche la terapia di gruppo può essere molto utile nel trattamento della depressione.

Quali sono i vantaggi dei due diversi approcci? Entrambe le sessioni di terapia di gruppo e individuali di solito durano circa un’ora. Nella terapia individuale si costruisce un forte rapporto tra paziente e medico, cosa che permette di sentirsi a proprio agio nel condividere alcune informazioni personali particolarmente sensibili.

D’altra parte, in una terapia di gruppo, l’ascolto di persone che affrontano gli stessi problemi mette in grado di convalidare le esperienze personali e contribuire a ricostruire l’autostima. Spesso, i membri del gruppo sono in fasi diverse della terapia e questa situazione permette di avere una visione dei momenti e delle fasi che si dovranno attraversersare fornendo strumenti e soluzioni per affrontare il proprio personale percorso.

Trattamento farmacologico

I trattamenti farmacologici, spesso indispensabili in fase acuta, sono comunque tutti sintomatici. Ciò vuol dire che alleviano il problema, riducendo i sintomi, ma non curano la patologia. Devono quindi essere usati solo sotto stretto controllo medico e nei dosaggi indicati come complementi della terapia.

Trattamenti per la depressione alternativi e complementari

I trattamenti e le cure alternative o complementari per la depressione possono includere vitamine e integratori a base di erbe, l’agopuntura e alcune tecniche di rilassamento e meditazione di origine orientale.

Anche in questo caso, non è bene ricorrere all’autoterapia nella convinzione che i trattamenti naturali sono privi di effetti collaterali. In realtà, alcuni trattamenti a base di erbe possono creare problemi in caso di assunzione di particolari categorie di farmaci. E’ sempre estremamente importante farsi consigliare dal proprio medico [5].

Fonti

[1] Depressione, quando il successo non cura http://www.lettera43.it/fatti/depressione-quando-il-successo-non-cura_43675161150.htm

[2] 33 Stars Who Have Battled Depression http://www.huffingtonpost.com/2013/06/05/stars-who-have-battled-depression_n_3392021.html

[3] Causes of Depression http://www.webmd.com/depression/guide/causes-depression

[4] When Work Stress Yields Depression It’s Unbearable http://www.forbes.com/sites/work-in-progress/2013/05/30/when-work-stress-yields-depression-its-unbearable/

[5] Depression Treatment http://www.helpguide.org/articles/depression/depression-treatment.htm

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Scritto da Vincenzo Russo | Blogger

Lavoro da anni nel mondo della medicina. Con Pazienti.it ho l'opportunità di scrivere di argomenti di salute, trasmettendo importanti messaggi di prevenzione e benessere.

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