Meglio nota come terapia cognitivo-comportamentale o CBT, la “talk therapy” può essere di grande aiuto per quelle persone affette da disturbi del sonno. L’approccio su cui si basa è quello di partire dalla radice del problema, cioè capire il perché non si riesca a dormire. Gli studi effettuati su pazienti che seguono questo tipo di terapia hanno dimostrato come questi si addormentino in modo rapido per circa 20 minuti, dopo aver praticato questa tecnica, e impieghino molto meno tempo per riaddormentarsi dopo il risveglio.
Seguiti durante il follow-up, mostrano di godere dei benefici della terapia per periodi molto lunghi; si parla anche di 6 mesi. La CBT però non sembra aumentare la quantità di tempo di sonno totale, si parla infatti di soli 7 minuti in più.
Lo studio
Come spiega David Cunnington, ricercatore presso il Centro dei Disturbi del sonno di Melbourne, sono più importanti i miglioramenti, per quanto riguarda i tempi necessari per addormentarsi e per quelli in cui si rimane svegli durante la notte, rispetto alle ore totali in cui si dorme. Il professore, nei suoi studi, che hanno coinvolto più di 1.100 uomini e donne, afferma che le sedute di terapia necessarie per migliorare l’insonnia sono un numero di circa 4-6. Cunnington continua affermando che: “…la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia è una strategia efficace che funziona bene al di là del periodo di trattamento, a differenza dei farmaci, che mascherano soltanto i sintomi e non affrontano i problemi di fondo che di fatto perpetuano l’insonnia“.
E’ stato calcolato che circa il 15% della popolazione adulta soffre di problemi legati alla cronica mancanza di sonno. Questo disturbo è stato collegato con ansia, depressione, pressione alta e diabete di tipo 2.
Ma quando l’insonnia è da considerarsi cronica?
E’ vista come tale quando si presenta almeno 3 sere a settimana per un periodo di almeno un mese. Il dottor Charles Morin, ricercatore sulla cura dei disturbi del sonno in Canada ha descritto, in un suo editoriale, come le persone che soffrono di questo problema si preoccupino per come questo possa riflettersi sulla loro vita durante il giorno, entrando così in un circolo vizioso dal quale sembra non esserci via d’uscita. Il compito della terapia cognitivo-comportamentale è quello di spezzare questo ciclo. Chiunque abbia bisogno deve rivolgersi al proprio medico curante e chiedere di essere indirizzato presso il centro specializzato a lui più vicino.
In che cosa consiste questo tipo di terapia?
I compiti di un terapeuta per l’insonnia sono vari:
- Identificare le false paure legate alla mancanza di sonno
- Spingere ad alzarsi dal letto e uscire dalla camera, se non si riesce a dormire
- Esaminare se esistano abitudini sbagliate prima di coricarsi, come l’utilizzo di alcool, nicotina e caffeina
- Illustrare tecniche di rilassamento, respirazione e meditazione per attenuare l’ansia
Un altro studioso, il dottor Khalid Eltawil, specialista di medicina del sonno presso la UCLA, afferma che, dopo aver escluso che il non riuscire ad addormentarsi non sia collegato a nessuna patologia medica, consiglia di abituarsi a non andare a letto finché non si è veramente stanchi, anche se così facendo si dorme meno rispetto alla norma.