Con l’arrivo del vaccino per il Covid-19 e, pertanto, la promessa di porre fine alla pandemia, il 2021 sembra prospettarsi come un anno decisamente più roseo di quello appena trascorso, ma non senza qualche nuvola all’orizzonte, come le diverse variazioni del virus mutato in tutto il mondo.
Perché un virus muta? C’è qualcosa da temere nelle nuove mutazioni? Il vaccino anti-Covid sarà efficace anche contro tutte le varianti? Cerchiamo di fare un po’ di luce.
Perché un virus muta?
In un lasso di tempo relativamente breve, che ricopre poche settimane, nuove varianti del Covid-19 si stanno diffondendo in tutti i paesi europei e nel mondo. Secondo gli scienziati, queste varianti potrebbero aiutare a spiegare i recenti picchi di contagio nel Regno Unito e in Sud Africa, costringendo tali paesi ad adottare nuove misure di contenimento e di distanziamento sociale.
Le nuove mutazioni sono dovute alla casualità. In pratica, circa trentamila nucleotidi, dette anche “basi”, formano l’RNA, ossia il genoma, del SARS-CoV-2. Ogni volta che il virus si moltiplica, viene creata una copia nuova, che potrebbe presentare delle piccole modifiche, “migliorando” il virus sotto diversi aspetti, come facilità di diffusione, sintomatologia, ecc. Le mutazioni consentono al virus di evolversi acquisendo via via un vantaggio rispetto al virus originale.
Quali sono le varianti del Covid-19?
Ad oggi, esistono numerose varianti del virus che presentano delle tipicità differenti.
La variante inglese, così chiamata perché è stata registrata per la prima volta nel Regno Unito a settembre del 2020 e che inizialmente ha tenuto il mondo con il fiato sospeso, ha 23 mutazioni rispetto al virus sviluppatosi a Wuhan, la maggior parte delle quali localizzate sulla proteina Spike, che può rendere il virus più contagioso, ma senza presentare delle modifiche nella gravità dei sintomi. Attualmente, secondo una survey indetta dal Ministero della Salute, essa risulta quella maggiormente in circolazione nel nostro paese.
La variante sudafricana è molto simile nell’effetto a quella inglese, essendo molto più contagiosa. Tuttavia, questa variante sta destando delle preoccupazioni non indifferenti all’interno della comunità medico-scientifica.
Sebbene la Pfizer-BioNTech continui ad affermare che le loro tecnologie possono adattarsi rapidamente ai cambiamenti della nuove varianti, alcuni scienziati hanno ipotizzato che il vaccino potrebbe perdere efficacia proprio a causa dell’aumento della velocità di replicazione provocata da questa e da altre varianti future.
Della variante giapponese, riscontrata in quattro passeggeri provenienti dal Brasile (variante brasiliana), non si sa ancora molto e, secondo l’Istituto Nazionale delle Malattie Infettive giapponese, è ancora troppo presto per poter verificare le reali conseguenze sul vaccino. Tuttavia, sempre secondo la medesima survey, la variante brasiliana in Italia si sta spostando dall'Umbria verso Lazio e Toscana.
La variante danese è considerata la variante del virus venuta alla luce in laboratorio. A novembre dell’anno ormai alle spalle, in alcuni allevamenti di visoni in Danimarca è stata scoperta questa variazione molto “itinerante”, nel senso che il Coronavirus è stato trasmesso dall’uomo al visone, per poi contagiare nuovamente l’uomo, questa volta in una versione differente. I visoni sono stati tutti abbattuti per sicurezza, ma la mutazione aveva fatto il salto di specie.
Esiste un vaccino anti-Covid contro tutte le varianti?
La preoccupazione generale che si è diffusa non solo nella comunità medica, ma anche tra la popolazione, è se le mutazioni possano in qualche modo rendere inefficace il vaccino.
Attualmente, la scienza si sta prodigando per rispondere a questa domanda nel minor tempo possibile, tuttavia ad oggi non ci sono prove che le mutazioni possano sfuggire alla risposta immunitaria creata dal vaccino.
Infatti, quelli attualmente disponibili in commercio aiutano il sistema immunitario a prendere di mira diverse aree della proteina Spike. Pertanto, il virus dovrebbe mutare drasticamente per sfuggire alla risposta immunitaria scatenata dal vaccino. Secondo gli scienziati, questa eventualità è davvero molto remota, considerando anche che l’attuale efficacia vaccinale è maggiore del 95%.
Infine, se si dovesse riscontrare una forte diminuzione dell’efficacia del vaccino contro le nuove varianti, gli sviluppatori del vaccino hanno affermato di poterne modificare la composizione velocemente, in modo da contrastare anche le nuove mutazioni.