La prima epidemia di chikungunya è stata descritta nel 1952 in Tanzania, ma già nel 1779 in Indonesia si era verificato un contagio attribuibile allo stesso agente virale. Africa e Asia, negli anni a seguire, hanno continuato a registrare numerosi casi.
In Italia, e più precisamente in Emilia Romagna, vi era stato un focolaio con più di 250 persone colpite. Il virus era stato poi rintracciato nella zanzara tigre presente nel nell’area. A distanza di 10 anni, il Bel Paese torna ad essere colpito: prima tre casi nel Comune di Anzio, poi altri quattro casi a Roma. I pazienti stanno bene ma l’allarme, soprattutto nella Regione Lazio, è alto. Di cosa si tratta? Vediamolo insieme.
La febbre trasmessa dalle zanzare: sintomi, complicanze e cura
La chikungunya – che in lingua swahili significa “ciò che curva” o “contorce” – è una malattia virale caratterizzata da febbre acuta e trasmessa dalla puntura di zanzare infette. La trasmissione non avviene per contatto diretto tra persone e, soprattutto, non esiste un vaccino per prevenirla.
Generalmente, il virus presenta un periodo di incubazione che varia dai 3 ai 12 giorni e si manifesta con sintomi non molto dissimili da quelli influenzali. Tra questi, ricordiamo:
- Febbre alta
- Cefalea
- Brividi
- Nausea
- Vomito
Tra le altre cose, la chikungunya si caratterizza per importanti e fastidiose artralgie, tali da limitare di molto i movimenti del paziente stesso. Non sono rari i casi in cui si sviluppa un’eruzione cutanea che, come gli altri sintomi, tende a risolversi in modo spontaneo in pochi giorni. I dolori articolari, però, possono persistere più a lungo, creando diverse difficoltà a chi contrae questa fastidiosa malattia.
Seppur in casi estremamente rari, non si può negare il fatto che la chikungunya può portare a complicanze di natura emorragica o neurologica, soprattutto nel caso in cui la zanzara vada a contagiare un minore. In alcuni sporadici casi, la puntura di zanzara può addirittura essere fatale, soprattutto in soggetti in età avanzata che già presentato sottostanti patologie di base. Comunque sia, la mortalità è dello 0,4%.
Purtroppo, ad oggi, sembra non esistere una cura per la chikungunya: la terapia, infatti, si base sulla somministrazione di antipiretici ed antinfiammatori per alleviare i dolori ad ossa e articolazioni. Generalmente, viene prescritto il riposo assoluto e una dieta basata sulla reintegrazione dei liquidi.
Chikungunya: trasmissione e prevenzione
Il virus responsabile della chikungunya appartiene alla famiglia delle togaviridae, del genere degli alphavirus. Le zanzare responsabili della trasmissione sono del genere Aedes, le stesse che fanno circolare malattie come la febbre gialla o la dengue. Vi è, però, un altro importante vettore, responsabile del focolaio che nel 2017 si verificò in Emilia Romagna: l’Aedes albopictus, detta anche zanzara tigre, presente in tutta Italia, in centri abitati e in zone rurali.
La prevenzione? È assolutamente possibile: in primo luogo, si tratta di cercare di ridurre al minimo le punture di zanzare. Dunque: zanzariere impregnate con insetticidi, vestiti lunghi e di colore chiaro ed infine repellenti sulle parti del corpo che rimangono scoperte, tenendo presente che il sudore ne riduce l’effetto. È importante che i pazienti infetti dalla malattia seguano le stesse precauzioni: se punti nuovamente, infatti, la probabilità che il virus venga trasmesso ad un’altra persona tramite il morso di zanzara è molto alto.
In caso di dolori articolari accompagnati da febbre – soprattutto se di rientro da un viaggio in zone endemiche! – contattate il vostro medico: una diagnosi certa vi indirizzerà verso la cura più efficace!