Cervello e schizofrenia: nuove interessanti scoperte

Roberta Nazaro

Ultimo aggiornamento – 04 Luglio, 2016

Una nuova scoperta sulla Schizofrenia.

Un nuovo studio eseguito con speciali scan MRI (imaging a risonanza magnetica) ha provato che i pazienti affetti da schizofrenia possiedono effettivamente la capacità di riorganizzare e contrastare la malattia mentale. Per la prima volta, è stato documentato con l’utilizzo degli scan che il cervello può effettivamente invertire i devastanti effetti della schizofrenia.

Cos’è la schizofrenia?

La schizofrenia è una malattia mentale invalidante caratterizzata da un’alterazione del pensiero, del comportamento e dell’affettività. I sintomi più comuni sono allucinazioni, deliri, pensieri disorganizzati e paranoici. Nonostante la schizofrenia sia tipicamente associata a una riduzione globale dei tessuti cerebrali, alcune recenti prove hanno dimostrato che esiste un piccolo aumento di tessuto e volume in specifiche aree del cervello.

Come si è svolto lo studio?

Lo studio è stato pubblicato nella rivista medica Psychology Medicine. I ricercatori hanno analizzato 98 pazienti affetti da schizofrenia e li hanno confrontati con 83 pazienti sani. Utilizzando gli MRI e un approccio specifico, noto come “analisi della covarianza“, i ricercatori hanno notato un aumento della materia grigia nel cervello dei pazienti con schizofrenia. In passato, questo aumento era difficile da dimostrare, secondo i ricercatori, a causa della vasta diffusione degli aumenti percepiti nel volume del cervello in tali pazienti.

È possibile curare la schizofrenia?

La dottoressa Lena Palaniyappan, direttore medico al PEPP (Prevention & Early Intervention Program for Psychoses), al London Health Sciences Centre (LHSC), ha affermato che attualmente non è possibile curare le persone affette da gravi patologie mentali, come la schizofrenia. Infatti, anche le cure e i trattamenti disponibili mirano soltanto a ridurre i sintomi, piuttosto che a invertire il processo di sviluppo del deficit cognitivo e funzionale causato dalla malattia stessa.

Cosa è stato scoperto?

Il fondamento logico di questo approccio nasce dall’idea diffusa da tempo che la schizofrenia è una malattia degenerativa, che danneggia il cervello con lo sviluppo. Secondo la dottoressa, i risultati da loro ottenuti evidenziano che nonostante la gravità delle lesioni dei tessuti, il cervello di un paziente affetto da schizofrenia cerca costantemente di riorganizzarsi, nel tentativo di salvarsi o di limitare i danni.

Che utilità ha lo studio?

I ricercatori stanno pianificando di tracciare l’evoluzione di questo processo di riorganizzazione cerebrale attraverso l’impiego di diversi scan dei singoli pazienti affetti da precoci segni di schizofrenia, per studiare l’effetto della riorganizzazione sulla loro guarigione.

Quali sono i limiti della ricerca?

Ciò che potrebbe limitare lo studio è la mancanza della capacità di controllo degli effetti legati ai farmaci su ricostruzione e rigenerazione del cervello. Questo effetto, per certi aspetti, potrebbe essere considerato uniforme in tutti i partecipanti allo studio affetti da schizofrenia, visto che la maggior parte dei pazienti è sotto cure antipsicotiche, che esercitano vari effetti in differenti aree del cervello, responsabili di questi fenomeni di rigenerazione e ricostruzione.

Perché sono importanti queste ricerche?

Secondo il dottor Jeffrey Reiss, amministratore e psichiatra al LHSC, queste ricerche sono importanti non solo per via dell’approccio innovativo, ma anche perché pongono le basi per i trattamenti mirati che potrebbero essere indirizzati direttamente al cuore della patologia. Infatti, l’elasticità del cervello e le terapie correlate potrebbero contribuire a portare una nuova ventata di ottimismo nell’ambito di una malattia che, più di cento anni fa, è stata descritta come una prematura forma di demenza, a causa del suo progressivo peggioramento.

Lo studio è concluso?

Il dottor Paul Links, capo e psichiatra al LHSC, ha affermato che la dottoressa Palaniyappan e i suoi colleghi hanno aperto una nuova prospettiva di ricerca nell’attuale comprensione della schizofrenia. Le loro ricerche potrebbero portare la scienza ad essere in grado di sfruttare le variazioni compensatorie del cervello, davanti a questa malattia, e di permettere la guarigione. Il dottore si è detto inoltre entusiasta all’idea che la dottoressa e il suo team internazionale continueranno queste importantissime ricerche cliniche a Londra.

 

Roberta Nazaro
Scritto da Roberta Nazaro

Sono insegnante di inglese e traduttrice, con laurea triennale in Scienza e Tecnica della Mediazione Linguistica e specialistica in Dinamiche Interculturali della Mediazione Linguistica presso l'Università del Salento. L'interesse per l'ambito medico mi ha portata al conseguimento del Master in Traduzione Specialistica in Medicina e Farmacologia conseguito presso il CTI di Milano.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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