Broncopolmonite: quanto è pericolosa? Facciamo chiarezza

Anna Nascimben | Editor

Ultimo aggiornamento – 11 Ottobre, 2024

Uomo con coperta e mal di gola con medicinali davanti

La broncopolmonite è una patologia che affligge i polmoni e i bronchi, ma è vero che è così pericolosa da poter determinare il rischio di non sopravvivere?

Approfondiamo quali sono le complicazioni associate alla malattia, in modo da scoprire se è effettivamente vero che di broncopolmonite si muore.

È vero che di broncopolmonite si muore?

La broncopolmonite è un'infiammazione a carico dei polmoni e dei bronchi, che può essere causata sia da agenti patogeni virali che batterici.

Si tratta di una patologia piuttosto comune, tanto che chiunque, nel corso della vita, potrebbe ammalarsi da una a più volte.

Si stima che in Italia siano circa 200.000 le persone che ogni anno contraggono la polmonite, e di queste 10.000 non sopravvivono alla malattia.

È vero, quindi, che si può morire di broncopolmonite? Quest'ultima rappresenta la prima causa di decesso per patologia infettiva nei paesi occidentali, e anche in quelli in via di sviluppo è all'origine di un vasto numero di morti, soprattutto in età infantile.

In Italia le categorie maggiormente a rischio di sviluppare complicazioni che potrebbero portare al decesso sono gli anziani, seguiti poi dai soggetti fragili, da quelli immunodepressi e dai pazienti con patologie croniche pregresse.

La broncopolmonite è una malattia da non sottovalutare: sebbene in moltissimi casi essa abbia un decorso positivo, e possa quindi essere debellata nell'arco di qualche settimana, in alcune situazioni può dare luogo a pericolose complicazioni.

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Essa va quindi monitorata con attenzione e curata nel modo più adeguato, eventualmente anche facendo ricorso al ricovero ospedaliero.

La polmonite di origine virale è causata principalmente dai virus influenzali, da quello del morbillo e da quello respiratorio sinciziale, mentre per quanto riguarda le broncopolmoniti batteriche, gli agenti patogeni più comuni sono lo pneumococco (ovvero lo streptococcus pneumoniae), lo stafilococco aureo, l'haemophilus influenzae e la klebsiella pneumoniae.

Tipicamente la patologia si presenta con sintomi che affliggono le vie respiratorie e che possono comprendere:

Nella maggior parte dei casi la broncopolmonite ha una prognosi positiva, soprattutto se viene riconosciuta e trattata precocemente; di broncopolmonite si può morire, invece, qualora dovessero insorgere delle complicazioni.

Fra queste le più gravi includono:

  • la sepsi: è un'infezione estesa a tutto l'organismo e può essere mortale. Essa si presenta con febbre alta e continua, ipotensione e perdita di conoscenza;
  • la pleurite, ovvero un'infiammazione a carico della membrana che riveste i polmoni;
  • l'insufficienza respiratoria;
  • l'ascesso polmonare, che prevede la formazione di pus all'interno delle cavità polmonari e che, in alcuni casi, necessita di un drenaggio chirurgico;
  • i disturbi cardiaci.

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Si può morire di polmonite quando, pur avendo intrapreso una terapia farmacologica, i sintomi non migliorano nell'arco di pochi giorni.

Questa eventualità capita generalmente a soggetti che hanno un sistema immunitario già compromesso per via dell'età o di patologie pregresse, mentre negli individui che godono di buona salute, questa possibilità è piuttosto limitata.

Polmonite e rischio di morte: quale legame c'è?

La polmonite è una malattia infiammatoria che interessa i tessuti polmonari, la quale può assumere il nome di broncopolmonite qualora l'infezione si estendesse anche i bronchi.

Se riconosciuta in tempo e se il soggetto presenta un sistema immunitario forte, questa patologia ha un decorso positivo, tuttavia può anche rivelarsi un pericolo da non sottovalutare. 

In molti casi la broncopolmonite è mortale quando il paziente ha un'età avanzata (tanto che questa malattia rappresenta una delle cause di morte più comuni nei soggetti anziani) oppure ha un sistema immunitario debole.


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Si stima che il 95% delle persone morte a causa della polmonite avesse un'età superiore ai 65 anni di età, segno che la patologia assume una forma severa soprattutto in riferimento all'età anagrafica.

Proprio in virtù della correlazione fra il rischio di decesso a causa della polmonite e l'età, è fortemente raccomandato il vaccino contro lo pneumococco, particolarmente utile per prevenire la diffusione della patologia fra gli anziani.

Broncopolmonite: quali sono i fattori di rischio?

Una polmonite mortale lo è solitamente nei soggetti che hanno un sistema immunitario debole, che presentano patologie pregresse o che non sono stati sottoposti a cure adeguate e tempestive.

Negli anziani con più di 65 anni di età, la polmonite rappresenta una malattia da tenere monitorata attentamente, visto che è spesso causa di decessi nei soggetti meno forti.

Quali sono, allora, i fattori di rischio e le complicazioni più comuni che possono minare la resistenza di un soggetto a questa patologia?

  • le co-infezioni, ovvero la presenza di altre infezioni virali o batteriche che possono essere sia legate a malattie pregresse che insorgere in un secondo momento. Spesso può capitare che ci si ammali come conseguenza di un'infezione virale già in corso (come ad esempio l'influenza) e per questo motivo è caldamente consigliato adottare tutte le precauzioni necessarie al fine di ridurre il contatto con soggetti infetti
  • l'infezione da pneumococco, che rappresenta una delle cause di polmonite negli anziani più diffuse. Si stima che il 30%-50% delle polmoniti contratte in comunità o in ospedale, derivi dal batterio dello pneumococco, il quale si rivela particolarmente resistente agli antibiotici;
  • l'inalazione di materiale attraverso il canale orofaringeo, un'eventualità piuttosto comune nelle persone di età avanzata, in chi sta seguendo una terapia a base di farmaci sedativi o narcotici e in chi presenta malattie neurodegenerative o cerebrovascolari;
  • pazienti con ictus pregresso, i quali presentano spesso difficoltà di deglutizione e hanno maggiori probabilità (fino al 30% in più) di contrarre la patologia;
  • stati di infiammazione cronica, molto comuni nei soggetti con più di 70 anni di età;
  • comorbilità con altre patologie, in genere diabete, malattie oncologiche, demenza e malattie cardiovascolari o disabilità;

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  • terapie farmacologiche prolungate, in particolare quelle a base di corticosteroidi per via inalatoria, antipsicotici e anticolinergici;
  • degenze prolungate in ospedale: gli anziani che vengono ricoverati in ospedale hanno maggiori possibilità di contrarre la polmonite, soprattutto se qui vengono sottoposto alla ventilazione artificiale. Per di più, le infezioni contratte in ospedale – dette nosocomiali – sono spesso causate da batteri più complessi di quelli che circolano normalmente, per aggressività e resistenze agli antibiotici;
  • fumo di sigaretta;
  • problemi di deglutizione;
  • scarsa igiene orale;
  • malnutrizione, molto comune nei pazienti ospedalizzati.
Anna Nascimben | Editor
Scritto da Anna Nascimben | Editor

Con una formazione in Storia dell'Arte e un successivo approfondimento nello studio del Digital Marketing, mi occupo da anni di creare contenuti web. In passato ho collaborato con diversi magazine online scrivendo soprattutto di sport, vita outdoor e alimentazione, tuttavia nel corso del tempo ho sviluppato sempre più attenzione nei confronti di temi come il benessere mentale e la crescita interiore.

a cura di Dr. Christian Raddato
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