È stato di recente eseguito con successo un complicato intervento chirurgico per salvare la vita di una donna colpita da aneurisma cerebrale con modalità del tutto innovative.
In particolare, alcuni medici sono ricorsi a un insolito stratagemma: hanno stampato in 3d una perfetta copia anatomica del vaso sanguigno cerebrale della donna colpita dall’aneurisma e ciò ha permesso di avere una idea più dettagliata su come intervenire.
La stampa in 3d del vaso sanguigno ha, dunque, consentito di visualizzare con esattezza l’aneurisma in 3d e, grazie a questo “trucco”, i chirurghi hanno mimato più volte le varie metodologie che avrebbero poi applicato realmente in sala operatoria.
L’aneurisma cerebrale è stato diagnosticato ad una donna di New York, Theresa Flint, che si era recata in ospedale accusando forti mal di testa e problemi alla vista.
Ma cosa è un aneurisma?
Si tratta di una anomala dilatazione a carico di un segmento di un vaso sanguigno arterioso o venoso che può determinare la “rottura” del vaso con conseguente emorragia interna che può rivelarsi fatale. Nel caso in questione, dopo aver effettuato una TAC, i medici si erano resi conto che i comuni metodi utilizzati per contrastare gli aneurismi non potevano essere utilizzati nel caso della signora Flint, a causa del particolare punto in cui si era formato l’aneurisma poiché difficilmente raggiungibile.
Secondo il dott. Adnan Siddiqui, che ha diretto l’operazione effettuata presso l’Istituto Jacobs di Buffalo, l’aneurisma cerebrale della signora Flint risultava estremamente irregolare e sarebbe stato molto complicato trattarlo con le classiche tecniche di micro-chirurgia.
La stampa in 3d permette ai medici una migliore comprensione delle patologie che affronteranno ex vivo in sala operatoria, anche perché i modelli in 3d vengono realizzati con materiali speciali che simulano molto bene i tessuti umani, sia nella consistenza che al tatto.
In realtà, non è la prima volta in cui la medicina sfrutta la tecnologia della stampa in 3D per semplificare difficili interventi chirurgici. Già all’inizio del 2015, alcuni medici avevano sfruttato la stampa in 3d per affrontare la cardiopatia congenita in un bimbo di soli 11 mesi: avevano infatti mimato una operazione prima sulla replica in 3D del cuore del neonato e poi avevano riprodotto con successo l’intervento chirurgico ad alto rischio, utilizzando le stesse tecniche sul cuore del bimbo.
La stampa in 3d si sta rivelando dunque uno strumento prezioso per i chirurghi 2.0, perché permette di perfezionare complesse tecniche di chirurgia senza rischi, ma anche di ridurre il tempo di durata delle operazioni chirurgiche e la durata dell’anestesia, migliorando il percorso di recupero del paziente.