Parkinson, la vitamina B potrebbe rallentare il decorso della malattia

Tania Catalano | Biologa

Ultimo aggiornamento – 16 Ottobre, 2018

vitamina B e parkinson: il legame

Secondo un recente studio, condotto in Germania, la vitamina B potrebbe contribuire a rallentare la morte delle cellule nervose che si verifica nel morbo di Parkinson.

La scoperta potrebbe portare a nuovi trattamenti per questa invalidante malattia neurodegenerativa?

Cerchiamo di capirne di più.

L’assunzione di vitamina B può influire sul morbo di Parkinson

Il lavoro dei ricercatori è stato pubblicato sull’autorevole rivista Cell Reports. Gli studiosi riportano come una forma di vitamina B – chiamata riboside di nicotinamide – abbia contribuito a preservare le cellule nervose aumentando il numero dei loro mitocondri, ovvero i centri di produzione di energia.

Questa sostanza – ha spiegato la dr.ssa Michela Deleidi, autrice dello studio, che conduce progetti di ricerca sul cervello presso l’Università di Tubinga – stimola il metabolismo energetico difettoso proprio nelle cellule nervose colpite dalla malattia, proteggendole dalla morte”.

Ma facciamo un passo indietro, per poter comprendere a fondo la portata dello studio. La malattia di Parkinson è un patologia degenerativa, causata della morte dei neuroni e delle cellule nervose in quella zona del cervello responsabile del movimento.

Le cellule producono una sostanza chimica chiamata dopamina, fondamentale per il controllo del movimento. Con il progredire della malattia, semplici azioni come il camminare, il coordinarsi e bilanciarsi divengono sempre più difficili, fino a divenire pressoché impossibili.

Il punto di vista dominante nel mondo scientifico è che la malattia sia causata da fattori genetici e ambientali, che lavorano a braccetto – purtroppo – nel contribuire all’insorgenza della malattia.

Ciascuna delle nostre cellule contiene centinaia di minuscoli compartimenti chiamati mitocondri che, tra le altre cose, convertono il cibo in energia per la cellula stessa. Le cellule nervose – particolarmente affamate di energia – risultato “dipendenti dai mitocondri”, più di altre. Disfunzioni mitocondriali sono una caratteristica comune delle malattie dove si verifica la morte del tessuto cerebrale, come il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica e la malattia di Huntington.

Nel caso particolare del morbo di Parkinson, gli studi hanno dimostrato che le cellule che producono dopamina e che vanno incontro alla morte presentano mitocondri danneggiati.

Mitocondri e vitamina B: quale legame?

Ma i mitocondri difettosi sono una causa o un effetto collaterale della malattia? È questo il quesito che si sono posti i ricercatori.
I precursori del NAD (nicotinamide adenina dinucleotide) erano già stati proposti per migliorare il decorso di malattie metaboliche correlate all’età, con ottimi risultati: nuovi mitocondri e aumento della produzione di energia.

Durante lo studio pubblicato sul Cell Report, cellule con disfunzione mitocondriale sono state trattate con vitamina B, precursore del coenzima NAD, per verificare se fosse o meno possibile innescare la crescita di nuovi mitocondri nelle cellule.

La grande novità è che la vitamina B sembra aver contribuito alla sopravvivenza di un maggior numero di cellule nervose. Fino ad oggi, gli esperimenti erano stati limitati sulle cellule coltivate in laboratorio. Quindi, lo step successivo era proprio quello di testarli in un organismo vivente. Ed è quello che è stato fatto.

Gli scienziati, in particolare, hanno selezionato le mosche con geni GBA difettosi – ovvero geni difettosi nei soggetti che presentano la malattia – perché sviluppano i sintomi del morbo di Parkinson mentre invecchiano, portando a una diminuzione delle cellule di dopamina.

Sono stati analizzati, in particolari, due gruppi di mosche con GBA difettoso. In uno di questi, è stata aggiunta la vitamina B al cibo di un gruppo, ma non dell’altro. Il team ha potuto osservare un numero significativamente inferiore di cellule nervose morte e una maggiore conservazione della mobilità nelle mosche che hanno ricevuto la vitamina B, rispetto all’altro gruppo. Secondo i ricercatori, i risultati mostrano che la perdita dei mitocondri svolge effettivamente un ruolo significativo nello sviluppo del morbo di Parkinson.

Dunque, sì. La vitamina B potrebbe contribuire a rallentare la morte delle cellule nervose che si verifica nelle persone che soffrono di morbo di Parkinson. Questi interessanti risultati potrebbero portare a nuovi trattamenti per questa malattia neurodegenerativa? Si spera di sì, in attesa di nuove e importanti conferme.


FONTE

Lo studio (The NAD+ Precursor Nicotinamide Riboside Rescues Mitochondrial Defects and Neuronal Loss in iPSC and Fly Models of Parkinson’s Disease) trattato nell’articolo è stato pubblicato sulla rivista Cell Reports.

Tania Catalano | Biologa
Scritto da Tania Catalano | Biologa

Sono laureata in Scienze Biologiche e sto per conseguire la laurea Magistrale in Biologia Sanitaria e Cellulare Molecolare. Nei lavori di stage presso diversi laboratori di analisi biochimico cliniche ho approfondito la diagnostica clinica e immunologica. Mi occupo di giornalismo medico scientifico e approfondisco spesso la relazione tra nutrizione e patologie cronico-degenerative.

a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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Tania Catalano | Biologa
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