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Idrofobia: come si manifesta e cos'è

Elena Turrini

Ultimo aggiornamento – 04 Luglio, 2023

Ecco in cosa consiste l'idrofobia

L’idrofobia (o fobia dell'acqua) si manifesta come uno spasmo intenso e doloroso dei muscoli respiratori (diaframma e muscoli accessori della respirazione come quelli della faringe e della laringe) quando si tenta di bere acqua o altri liquidi.

Nell'uomo la fobia dell'acqua rappresenta un sintomo tipico della rabbia nelle fasi più avanzate dell’infezione. Tuttavia, il termine viene anche utilizzato in campo psicologico per indicare un disturbo fobico in cui il soggetto prova un’intensa paura e avversione all’acqua quando si tratta di fare un bagno in piscina, al mare o in un lago.

In questo articolo ci concentriamo dell’idrofobia malattia, ovvero entriamo nello specifico di quello che succede quando si contrae la rabbia.

Cos’è l’idrofobia e il collegamento con la rabbia

Quando un soggetto contrae la rabbia, può capitare che sviluppi un’anomala avversione all’acqua e ai liquidi, con manifestazioni caratteristiche che sono sovrapponibili sia nell’animale che nell’uomo.

La rabbia è una malattia infettiva scatenata da un virus ad RNA appartenente al genere Lyssavirus appartenente alla famiglia dei Rhabdoviridae.

Si tratta di una zoonosi, ovvero una malattia che può essere trasmessa dall’animale all’uomo, che può avere decorso fatale se non trattata tempestivamente.

La via di trasmissione dall’animale all’uomo è principalmente quella del morso ma il contagio può avvenire anche attraverso il contatto tra la saliva del soggetto infetto con le mucose aperte o ferite.

Gli animali colpiti sono esclusivamente i mammiferi, sia selvatici sia domestici, tra questi ultimi è più frequente nei cani.

Una volta entrato nell’organismo, il virus comincia a moltiplicarsi attaccando dapprima le terminazioni nervose per poi espandersi al midollo spinale fino al cervello e nell’arco di più giorni arriva ad intaccare tutti gli organi del corpo.

Veterinario con cane

L’incubazione del virus della rabbia può andare dalle 2 alle 12 settimane. Quanto più la zona infettata è vicina al cervello tanto più breve sarà il periodo di incubazione.

Diffusa in tutto il mondo, la rabbia è stata debellata in numerosi Paesi grazie alla vaccinazione. Infatti, tra la metà degli anni ’70 ad oggi sono stati segnalati pochissimi casi in Italia, perlopiù legati a volpi (in questo caso si parla di rabbia silvestre che ha coinvolto la zona alpina con svariate ondate epidemiche). L’ultimo caso è stato riscontrato nel 2011.

Animali che possono provocare idrofobia

Sebbene si pensi che la rabbia sia una malattia che riguarda solo i cani, il virus può colpire tutti i mammiferi, ma alcuni sono più predisposti.

Tra questi troviamo i seguenti:

  • Cane
  • Gatto
  • Bovini
  • Cavalli
  • Conigli.

Tra gli animali selvatici troviamo invece questi:

  • Pipistrelli
  • Volpi
  • Castori
  • Coyote
  • Scimmie
  • Procioni
  • Puzzole.

Sintomi idrofobia nell’uomo

Una volta che l’uomo contrae il virus della rabbia sviluppa inizialmente un quadro asintomatico o caratterizzato da manifestazioni cliniche di entità lieve.

Nell’arco di poco tempo si può manifestare una sensazione di malessere generale, mal di testa e febbre, con la comparsa di uno stato confusionale.

Negli stadi iniziali, l’infezione è infatti confondibile con altre condizioni mediche, proprio per la generalità dei sintomi.

In circa il 50% dei casi, i soggetti infetti riferiscono formicolii nella sede del morso.

Dopo un periodo iniziale caratterizzato da sintomi lievi, con una durata media compresa tra 2 e 10 giorni, comincia a manifestarsi un quadro più severo, che comprende crampi intensi e alterazioni comportamentali come aggressività, allucinazioni, agitazione e ipersalivazione.

È proprio in questa fase, detta “periodo di eccitazione” che si verifica l’idrofobia. A questo punto l’uomo infettato, oltre a sviluppare un’ intensa emicrania, sperimenta una vera e propria sensazione di panico all’idea di inghiottire dei liquidi e la funzionalità muscolare adibita alla deglutizione ne impedisce l'atto.

Sintomi nel cane

Nel cane possono verificarsi tre fasi, talvolta sovrapponibili:

  • Fase prodromica, che può protrarsi per diversi giorni e si caratterizza per cambiamenti comportamentali nell'animale (che può apparire più impaurito o irrequieto rispetto al solito o, al contrario, mostrarsi più aperto e fiducioso). Altre manifestazioni possono essere fotosensibilità o difficoltà nel tollerare i rumori.
  • Fase di latenza, contraddistinta da ipersalivazione e da un evidente aumento dell'irritabilità e dell’aggressività, durante la quale il cane può arrivare anche ad autoinfliggersi morsi e ferite.
  • Fase terminale, in cui l'animale può sperimentare paralisi, idrofobia, entrare in coma e, infine, perdere la vita.

La diagnosi di rabbia nel cane può essere stabilita solo tramite l'analisi della carcassa dell'animale deceduto. Tuttavia, nei cani ancora in vita, è possibile effettuare test di conferma basati sull'osservazione dei sintomi e sull'anamnesi.

Come prevenire l’idrofobia

Per prevenire l’idrofobia, l’unico modo è quello di evitare possibili morsi o contatti con animali infetti e, nel caso questo capitasse, mettere in atto tutte le dovute precauzioni affinché la replicazione del virus venga bloccata in tempo.

Nel caso in cui si venga morsi da un animale considerato a rischio rabbia (sprovvisto di vaccinazione antirabbica), il primo comportamento utile da adottare, è quello di procedere con una pulizia accurata della ferita con sapone e acqua corrente per poi passare alla disinfezione.

È opportuno poi precipitarsi in pronto soccorso dove il personale sanitario metterà in pratica tutte le manovre per arginare il problema che comprendono l’inoculazione di immunoglobuline (che deve avvenire entro 48 ore dal morso).

Quando possibile, l’animale andrà tenuto sotto controllo dalle istituzioni competenti per una decina di giorni che saranno determinanti per stabilire se procedere o meno con la vaccinazione antirabica per l’uomo. Se nell’arco dei dieci giorni l’animale non sviluppa sintomi, l’immunizzazione tramite vaccino non si rende necessaria.

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Elena Turrini
Scritto da Elena Turrini

Web Content Editor e SEO Copywriter, laureata in Economia e specializzata in Neurocopywriting e Storytelling aziendale. Negli anni ha coltivato la sua passione nei confronti della salute e della scienza frequentando vari corsi.

a cura di Dr.ssa Giusy Messina
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in Salute

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