icon/back Indietro Esplora per argomento

I sintomi della schizofrenia: come riconoscerli e trattarla

Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ultimo aggiornamento – 13 Settembre, 2023

Ecco i sintomi della schizofrenia

La schizofrenia è una malattia cronica le cui fasi possono variare nella durata e nelle caratteristiche.

I sintomi della schizofrenia, spesso, compromettono le funzioni cognitive e motorie complesse, andando ad interferire in modo significativo con lavoro e relazioni sociali.

Andiamo a indagare, nel dettaglio, come riconoscere i comportamenti schizofrenici.

I sintomi della schizofrenia negli adulti

I sintomi della schizofrenia (utili anche per stabilire una corretta diagnosi del disturbo) possono essere divisi in tre fasi, in base alla loro apparizione:

  • la fase iniziale, in cui i sintomi sono attivi, di entità lieve e spesso peggiorano;
  • la fase centrale, nella quale i periodi sintomatici possono essere episodici o continui, mentre i deficit funzionali tendono a peggiorare;
  • la fase tardiva, dove lo schema di malattia può stabilizzarsi o variare considerevolmente e l'invalidità può rimanere stabile, peggiorare o addirittura diminuire.

Una delle problematiche più gravi, per quanto riguarda il soggetto che soffre di schizofrenia, è il rischio di suicidio, che rappresenta la principale causa di morte prematura tra gli individui con schizofrenia (il 6% dei pazienti schizofrenici si è tolto la vita).

I soggetti maggiormente a rischio sono i giovani affetti da schizofrenia e che abusano di sostanze, soprattutto se affetti anche da sintomi depressivi.

I pazienti con esordio tardivo e una migliore prognosi di remissione presentano un rischio di suicidio più elevato, poiché riconoscono gli effetti del loro disturbo.

Occorre sottolineare, però, che le minacce di violenza sono molto più comuni rispetto ai comportamenti seriamente pericolosi: chi presenta sintomi di schizofrenia è meno violento rispetto a chi non ne soffre.

I sintomi specifici della schizofrenia, invece, sono ulteriormente classificabili in 4 categorie:

  • sintomi positivi;
  • sintomi negati;
  • sintomi disorganizzati;
  • sintomi cognitivi.

Sintomi positivi

I sintomi positivi possono essere ulteriormente classificati in:

  • comportamento bizzarro e disorganizzato;
  • allucinazioni, alterazioni delle percezioni sensoriali non osservabili da altre persone perché, in realtà, non esistono. Ad esempio, esistono quelle uditive, che si basano sul sentire voci che insultano, minacciano o commentano le azioni dello schizofrenico;
  • disorganizzazione e frammentazione del pensiero;
  • deliri, convinzioni errate nonostante prove che le smentiscano. Quelli più frequenti riguardano persecuzione e lettura del pensiero.

In questo caso, il paziente è affetto da quella che comunemente viene definita schizofrenia deficitaria.

Sintomi negativi

I sintomi negativi includono:

  • appiattimento affettivo;
  • povertà ideativa;
  • difficoltà di attenzione;
  • anedonia (totale o parziale incapacità di provare soddisfazione per le consuete attività piacevoli);
  • asocialità;
  • scarsa motivazione;
  • riduzione degli obiettivi e delle intenzioni.

Squadra di medici al lavoro

A causa di queste manifestazioni schizofreniche, il soggetto non reagisce a situazioni emozionanti, andando incontro ad un potenziale isolamento: tali sintomi hanno un’evoluzione lenta e graduale e possono confondersi con la depressione.

Chi soffre di questo tipo di schizofrenia viene definito come facente parte del sottotipo deficitario.

Sintomi disorganizzati

I sintomi disorganizzati comprendono:

  • disturbi del pensiero, soprattutto a fronte di un discorso confuso e non coerente;
  • comportamenti bizzarri, che si può manifestare attraverso una condotta inadeguata, agitazione e inadeguatezza nell’aspetto e nell’igiene. Possono insorgere anche episodi di catatonia, postura rigida e resistenza a sforzi di movimento.

Sintomi cognitivi

I deficit cognitivi interessano:

  • attenzione;
  • velocità di elaborazione;
  • memoria;
  • pensiero astratto;
  • risoluzione dei problemi;
  • comprensione delle interazioni sociali.

Il pensiero può risultare rigido e diventa difficile anche risolvere problemi e comprendere il punto di vista degli altri.

Schizofrenia: i sintomi iniziali

I sintomi iniziali della schizofrenia, che compaiono solitamente durante l'adolescenza, si possono manifestare attraverso comportamenti non specifici come:

  • attività quotidiane ripetitive e rituali;
  • appiattimento affettivo;
  • riduzione delle relazioni sociali.

La condizione si schizofrenia, però, viene solitamente diagnosticata tra i 16 e i 30 anni (dopo il primo episodio).

L'intervento terapeutico precoce sui primi sintomi della schizofrenia può aiutare a:

  • alleviare i sintomi iniziali;
  • ridurre la durata della psicosi non trattata;
  • ritardare l'insorgenza dei sintomi psicotici.

Per questo, vengono suggeriti approcci farmacologici e psicoterapeutici.

Si presentano anche:

  • alterazione dell'appetito;
  • alterazioni della percezione, cioè del prendere coscienza della realtà;
  • solitudine, ritiro dalla società e dalla scuola;
  • marcati deficit della memoria a breve termine e, in generale, della capacità di svolgere alcune funzioni, anche semplici;
  • rapide variazioni dell'umore con presenza di estrema rabbia e irritabilità;
  • marcate difficoltà di concentrazione e significativa riduzione del rendimento scolastico;
  • disturbi del sonno;
  • disorganizzazione del comportamento, con difficoltà nello svolgere le attività quotidiane e con la comparsa di comportamenti inusuali.

Le cause della schizofrenia

Le cause della schizofrenia non sono ancora del tutto note; sono in molti a credere che le motivazioni siano molteplici, come ad esempio:

  • possibili cause genetiche;
  • alterazioni dello sviluppo cerebrale durante la gestazione;
  • complicazioni durante il parto (basso peso alla nascita, parto prematuro, insufficiente apporto di ossigeno al feto);
  • alterazioni dei processi biochimici dell'organismo;
  • infezioni virali.

I fattori genetici giocano un ruolo chiave nella manifestazione del disturbo: nella popolazione generale, la probabilità di essere colpiti dalla schizofrenia è inferiore all'1%, mentre i soggetti con un genitore o fratelli affetti da schizofrenia presentano un rischio di sviluppo della malattia pari a circa il 10%.

In questo caso, dunque, sembra che l’elemento scatenante sia l’alterazione nella funzione di dopamina e serotonina, che normalmente facilitano la trasmissione delle informazioni tra le cellule cerebrali.

Nel corso della vita, poi, ci sono ulteriori eventi traumatici che potrebbero scatenare una sindrome schizofrenica, come ad esempio:

  • stress intenso, come la perdita di una persona cara o un abuso;
  • l'uso eccessivo di alcune droghe, come alcune tipologie di cannabis, cocaina, LSD o anfetamine.

Schizofrenia: cosa fare?

Il trattamento della schizofrenia può essere suddiviso in diverse fasi: durante la fase acuta, potrebbe essere necessaria l'ospedalizzazione, ma nella maggior parte dei casi si opta per la terapia ambulatoriale o il trattamento in strutture intermedie come i centri diurni.

Nel dettaglio, solitamente, si opta per:

Terapia cognitivo-comportamentale

Gli interventi di tipo cognitivo-comportamentale mirano allo sviluppo di abilità di base (come, ad esempio, l'igiene personale), sociali e al controllo di comportamenti problematici come:

  • autolesionismo;
  • stereotipie;
  • aggressività;
  • iperattività.

Psicoeducazione e interventi per i familiari

La terapia cognitivo-comportamentale per la schizofrenia include anche interventi di psicoeducazione rivolti alla famiglia del paziente, che ha bisogno di supporto per affrontare la malattia e svolge un ruolo cruciale nella cura del proprio familiare affetto.

Le persone affette da schizofrenia sono vulnerabili allo stress ambientale e familiare, ed è fondamentale che il paziente e i suoi familiari imparino a riconoscere i segni della malattia e i segnali di una possibile ricaduta.

I familiari possono beneficiare di supporto per migliorare le strategie di gestione.

I programmi di trattamento familiare mirano anche a massimizzare l'aderenza del paziente alla terapia farmacologica.

Terapia farmacologica

La terapia farmacologica è fondamentale per ripristinare l'equilibrio biochimico; si utilizzano nuovi antipsicotici, in quanto hanno un effetto positivo anche sulle funzioni cognitive.

Essi sono:

  • risperidone;
  • olanzapina;
  • clozapina;
  • aripiprazolo;
  • quetiapina.

Per i sintomi negativi, invece, i neurolettici più indicati sono:

  • pimozide;
  • bromperidolo;
  • levosulpiride.

Infine, i farmaci utili a contrastare deliri e allucinazioni sono:

  • aloperidolo;
  • benperidolo.

Oppure, vengono utilizzati farmaci sedativi come:

  • clorpromazina;
  • tioridazina.
Condividi
Mattia Zamboni | Seo Content Specialist
Scritto da Mattia Zamboni | Seo Content Specialist

Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione con un particolare focus sullo storytelling. Con quasi un decennio di esperienza nel campo del giornalismo, oggi mi occupo della creazione di contenuti editoriali che abbracciano diverse tematiche, tra cui salute, benessere, sessualità, mondo pet, alimentazione, psicologia, cura della persona e genitorialità.

a cura di Dr.ssa Emiliana Meleo
Le informazioni proposte in questo sito non sono un consulto medico. In nessun caso, queste informazioni sostituiscono un consulto, una visita o una diagnosi formulata dal medico. Non si devono considerare le informazioni disponibili come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento o l’assunzione o sospensione di un farmaco senza prima consultare un medico di medicina generale o uno specialista.
icon/chat