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Coronavirus: tutti i campanelli d'allarme (anche i meno noti) e i numeri utili in caso di emergenza

Redazione

Ultimo aggiornamento – 07 Aprile, 2021

Coronavirus i segni

In collaborazione con sanita_informazione


A cura del  Comitato Scientifico AIDM.


Sicuramente il lockdown (in italiano “isolamento”), cioè il distanziamento sociale e il divieto di tutti gli spostamenti, è efficace per interrompere la trasmissione del virus soprattutto da parte di infetti non identificati. L’igiene frequente delle mani è fondamentale: in particolare, quando si rientra dalle poche uscite per procurare il necessario alla sussistenza, ma anche diverse volte durante la giornata, insaponandole a lungo in ogni loro parte. 

Dato il numero di portatori asintomatici del virus, è indispensabile utilizzare, all’esterno dell’abitazione, una protezione di naso e bocca mediante mascherina chirurgica, da indossare e rimuovere utilizzando i legacci, senza toccare la superficie esterna o interna. Ove possibile, è utile proteggere anche gli occhi ed evitare rigorosamente di toccare viso, bocca e occhi prima di essersi lavati accuratamente le mani.

L’igiene degli ambienti di vita, la disinfezione frequente delle superfici con cui si viene più a contatto permettono di ridurre la carica virale: il virus vive meglio nella polvere e nella scarsa igiene, viene al contrario inattivato anche dai normali detergenti. Così, in particolare per diminuire la trasmissione intrafamiliare, si deve ridurre al massimo la carica virale nell’ambiente mediante disinfezione delle superfici con: 

  • etanolo al 62%-71% (alcool denaturato); 
  • perossido di idrogeno (acqua ossigenata) allo 0,5%:  
  • ipoclorito di sodio (candeggina, varechina, amuchina…) allo 0,1% (ricordarsi che è incompatibile con ammoniaca o acqua ossigenata). 

Per l’igiene del nostro corpo si deve utilizzare acqua calda e sapone, perché il virus è rivestito da un sottile strato lipidico (cioè di  grassi), pertanto, dissolvendo questo strato, la parte proteica si disperde e scompare da sola.

Particolari precauzioni devono essere assunte in caso di convivenza con persona infetta o sospetta tale, evitando contatti fisici, vivendo più possibile in ambienti separati, utilizzando differente biancheria da casa, disinfettando i locali comuni, assumendo i pasti in orari differenti previa disinfezione delle superfici di comune utilizzo, e proteggendosi se possibile con mascherina durante i necessari momenti di convivenza. 

Dato che il virus viene distrutto a una temperatura di 56° per 30 minuti, è utile assumere prevalentemente cibi cotti: sia il cibo che il recipiente di cottura vengono sterilizzati dal calore.

Giusto è ricordare che nonostante il Coronavirus SARS-COV-2 derivi da un virus animale che si è trasmesso all’uomo diventando patogeno, non risulta attualmente possa essere trasmesso all’uomo dagli animali domestici, di cui possiamo serenamente continuare a godere la compagnia.

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Sintomi da Coronavirus: quali sono?

La COVID-19 causata dal SARS-CoV-2 (severe acute respiratory syndrome Coronavirus 2) è un’infezione che si manifesta in maniera molto variabile, potendo presentarsi con quadri di assai diversa gravità.  

I soggetti contagiati, dopo un’incubazione, che è in media di 5-6 giorni (ma va da 2 a 12-13 e forse più giorni) presentano in circa l’80% dei casi una forma di gravità medio-lieve, con caratteristiche assimilabili a una sindrome simil-influenzale e spesso indistinguibile da altre forme di infezione delle alte vie respiratorie. È possibile avere anche soggetti infetti ma asintomatici, che sono comunque capaci di diffondere il virus.

I sintomi della prima fase

La malattia, come descritta dai medici cinesi che si sono per primi confrontati con questa patologia, nella sua forma più frequente, procede caratteristicamente attraverso 2 fasi che possiamo schematizzare così: un primo periodo in cui è presente febbre (nell’80-90% dei casi), spesso moderata, o addirittura assente nei primi giorni, ma che poi tende a salire e a persistere, poco controllata dai comuni anti-piretici; tosse secca (nel 70% circa dei casi), cioè quasi sempre senza catarro, continua e disturbante, talvolta accompagnata da emissione di sangue; nel 18,7% dei pazienti troviamo dispnea, cioè difficoltà a respirare; profonda stanchezza psico-fisica, mal di gola, mialgie (cioè dolori muscolari, presenti nel 15%); meno frequentemente possono essere presenti diarrea (nel 10-3,8% dei pazienti), nausea e vomito.

Questi disturbi gastroenterici, forse sottostimati, sarebbero dovuti al legame della proteina "Spike" del virus con i recettori ACE2 (porta di ingresso del virus) espressi negli epiteli ghiandolari gastrici, duodenali e rettali, oltre che nel polmone e in altre sedi, tra cui le pareti dei vasi sanguigni. 

Spesso si ha cefalea e rinorrea (secrezioni nasali). Sintomo frequente (interessa circa il 30% dei soggetti in alcune casistiche) e caratteristico, spesso presente nelle prime fasi della patologia, ma talora persistente anche dopo la guarigione, è l’improvvisa perdita dell’olfatto (anosmia), cui si associa perdita del gusto (ageusia). 

Questo sintomo ha allertato gli studiosi sulla possibile attività neurotropa di questo virus, come già si è visto per altri Coronavirus e virus influenzali. Il virus potrebbe infatti arrivare a livello encefalico, partendo dalle terminazioni nervose periferiche del nervo olfattorio e di quello linguale. Alcuni pazienti inoltre lamentano confusione mentale. Può essere presente anche, all’inizio della sintomatologia, congiuntivite (nello 0,8% dei casi), con caratteristiche di congiuntivite virale, cioè monolaterale e con scarsa secrezione, per cui il paziente riferisce prurito, sensazione di corpo estraneo, fotofobia. È probabile che in questo periodo il virus si stia attivamente replicando. La sintomatologia lentamente regredisce e si giunge alla guarigione clinica, in circa l’80% dei casi.

I sintomi della seconda fase 

Nel 20% circa dei casi, invece, inizia una seconda fase: dopo un tempo variabile, in genere tra i cinque e gli otto o più giorni dall’esordio, il quadro clinico può divenire molto più severo, con difficoltà a respirare, frequenza respiratoria ≥30 respiri al minuto, ipossiemia (scarsa ossigenazione del sangue).  

Purtroppo, circa il 5% dei pazienti evolve verso una ARDS (Acute Respiratory Distress Syndrome), situazione di estrema gravità con insufficienza respiratoria acuta, che obbliga al ricorso alla ventilazione assistita. A questo punto si associano spesso insufficienza cardiaca acuta, insufficienza renale, maggior rischio di trombosi arteriose e tromboembolie venose con possibili infarti del miocardio ed embolie polmonari, sepsi, shock e CID (coagulazione intravasale disseminata); circa la metà di questi casi gravi va incontro all’exitus.

Alla base di questa importante sintomatologia c’è una polmonite interstiziale, che impegna la gran parte della superficie respiratoria, impedendo lo scambio gassoso, sostenuta anche da una violentissima infiammazione mediata dalle citochine (‘tempesta citochinica’), risposta ‘esagerata’ del sistema immunitario all’attacco del virus.

Cosa dobbiamo fare?

In presenza dei sintomi sopra elencati, la prima cosa da effettuare è auto-isolarsi per prevenire la trasmissione ad altri contatti, familiari o amici. I sintomi più moderati possono essere gestiti al domicilio dopo aver contattato il proprio Medico di Medicina Generale o il Pediatra di libera scelta, eventualmente il numero di riferimento per l’emergenza 112, il 1500 o i numeri verdi regionali di riferimento, per chiedere informazioni anche in merito all’esecuzione del tampone per una conferma diagnostica.   

In linea generale, in questi casi occorre mantenere una adeguata idratazione ed alimentarsi regolarmente, controllando con terapia sintomatica (per esempio paracetamolo o antinfiammatori prescritti dal Medico) la febbre e la tosse. L’uso routinario di antibiotici o antivirali dovrebbe essere evitato, così come quello di cortisonici, se non prescritti dal Medico. 

I pazienti dovrebbero indossare mascherine chirurgiche; chi cura il soggetto malato dovrebbe indossare una mascherina chirurgica e guanti monouso e lavarsi le mani di frequente, per almeno 60 secondi, e comunque dopo ogni contatto. Occorre osservare l’igiene più accurata degli ambienti di vita e smaltire guanti e mascherine nei rifiuti indifferenziati.

I pazienti con accertato tampone positivo possono uscire dalla quarantena dopo guarigione clinica e dopo aver eseguito 2 tamponi con risultato negativo a distanza di 24-48 ore l’uno dall’altro. I contatti stretti dovranno osservare la quarantena per quattordici giorni.

In presenza di sintomi più severi, soprattutto se si evidenzia incremento della dispnea, è necessario un accesso al pronto soccorso più vicino al domicilio, previo colloquio con il Medico di Medicina Generale o con il numero 112 ovvero con il numero regionale di riferimento.

Cosa non dobbiamo fare?

In sintesi, le principali cose da non fare sono: 

  • precipitarsi ai primi sintomi al Pronto Soccorso, con il rischio di infettare altre persone, o di essere esposti al pericolo di entrare a contatto diretto con persone malate, qualora in realtà non si fosse ancora contratta la malattia; 
  • precipitarsi nell’ambulatorio del Medico curante senza averlo prima avvertito, di nuovo con il rischio di infettare altre persone; 
  • assumere di propria iniziativa farmaci, senza l’indicazione specifica e il controllo da parte del medico curante;    
  • fumare (il che facilita le complicazioni polmonari).

Numeri verdi da contattare, regione per regione

Le Regioni hanno attivato numeri dedicati per rispondere alle richieste di informazioni e sulle misure urgenti per il contenimento e la gestione del contagio del nuovo Coronavirus in Italia:

  • Basilicata: 800 99 66 88 
  • Calabria: 800 76 76 76
  • Campania: 800 90 96 99
  • Emilia-Romagna: 800 033 033
  • Friuli Venezia Giulia: 800 500 300
  • Lazio: 800 11 88 00
  • Liguria: 800 938 883 (attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 9 alle 16 e il sabato dalle ore 9 alle 12)
  • Lombardia: 800 89 45 45
  • Marche: 800 93 66 77
  • Piemonte: 800 19 20 20 (attivo 24 ore su 24) - 800 333 444 (attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle 20)
  • Provincia autonoma di Trento: 800 867 388
  • Provincia autonoma di Bolzano: 800 751 751
  • Puglia: 800 713 931
  • Sardegna: 800 311 377
  • Sicilia: 800 45 87 87
  • Toscana: 800 55 60 60
  • Umbria: 800 63 63 63
  • Val d’Aosta: 800 122 121
  • Veneto: 800 462 340

Altri numeri utili dedicati all'emergenza nuovo Coronavirus.

Abruzzo

Nella Regione Abruzzo per l’emergenza sanitaria sono attivi i seguenti numeri:

  • ASL n. 1 L’Aquila:118
  • ASL n. 2 Chieti-Lanciano-Vasto: 800 860 146
  • ASL n. 3 Pescara: 118 
  • ASL n. 4 Teramo: 800 090 147

 Liguria 

Nella Regione Liguria è attivo il numero di emergenza Coronavirus 112.

Molise

Nella Regione Molise per informazioni o segnalazioni sono attivi i numeri: 0874 313000 e 0874 409000.   

Piacenza

Nel Comune di Piacenza per informazioni contattare il numero 0523 303600.

Numero di pubblica utilità 1500

Attivo anche il numero di pubblica utilità 1500 del Ministero della Salute.


L’infezione da SARS-CoV2 è totalmente nuova. La ricerca, le cure, i provvedimenti sanitari sono in continua evoluzione. Può accadere che quanto sappiamo oggi venga in parte modificato nei prossimi giorni, o che i provvedimenti e le terapie oggi consigliati non siano confermati nel prossimo futuro, ma sostituiti da altri migliori, più efficaci, più sicuri. Per tali motivi, il Comitato Scientifico della Associazione Italiana Donne Medico provvederà a successivi aggiornamenti e integrazioni di quanto sopra riportato.


A cura di AIDM: Coronavirus in Italia: le curiosità che (forse) non immagini.

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a cura di Dr.ssa Elisabetta Ciccolella
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